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 2015  gennaio 09 Venerdì calendario

USA AVANZA IL TERZO BUSH

NEW YORK Jeb Bush, rampollo della dinastia politica targata Partito Repubblicano, l’ha buttata con eleganza alla fine di un incontro organizzato dal “Wall Street Journal”: «Deciderò in un futuro non troppo lontano, ma l’importante non è correre verso la sconfitta alle primarie ma pensare a come i repubblicani possano vincere la Casa Bianca». Come l’ex governatore della Florida che ha un padre, George H., e un fratello, George W., ex presidenti degli Stati Uniti, molti esponenti del Grand Old Party stanno accarezzando l’idea di correre per le primarie in vista delle presidenziali di novembre del 2016. Karl Rove, pignolo ideologo e stratega del conservatorismo made in Usa, ne ha contati 23 di wanna-be president, politici che sognano la Casa Bianca e in qualche modo hanno reso esplicito questo loro desiderio.
Mancano però meno di due anni alla sfida politica più avvincente d’America e nessuno nel Partito Repubblicano ha ufficialmente lanciato il guanto della sfida delle primarie. Quello che si è esposto di più è Bush, che non solo ha costituito un comitato esplorativo, che poi significa testare la capacità di raccogliere fondi, ma si è anche dimesso da tutti i consigli di amministrazione di cui faceva parte e lo ha reso pubblico proprio l’ultimo giorno del 2014. La Casa Bianca è un desiderio molto costoso da accarezzare: per la campagna elettorale che nel 2012 ha portato alla rielezione del democratico Barack Obama, sono stati spesi in tutto oltre 2 miliardi e 300 milioni di dollari: Obama e i democratici hanno bruciato 1,1 miliardi e il perdente Mitt Romney e i repubblicani oltre 1,2 miliardi.
Le valutazioni più attendibili riducono a una dozzina i possibili candidati alle primarie. Alcuni di loro hanno già fatto questa esperienza: nel 2008 l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, nel 2012 l’ex governatore del Texas Rick Perry e il deputato Rick Santorum; altri sono indicati da tempo in sintonia con il sogno Casa Bianca, per esempio il senatore della Florida Marco Rubio o il governatore del New Jersey Chris Christie; altri ancora, come l’ex numero uno della Florida Jeb Bush, pensano di lanciare la sfida forti della loro esperienza di governatori capaci di fare una politica di destra senza andare sempre allo scontro con i democratici ma anzi trovando spesso un accordo.
Nella pattuglia di semplici congressmen che potrebbero lanciarsi nell’arena delle primarie, ci sono i politici che rappresentano i Tea Party, movimento che nessun candidato potrà ignorare anche se non viene dalle loro fila. Tre i più noti esponenti del gruppo che conta oltre 80 parlamentari: i senatori del Texas e del Kentucky Ted Cruz e Rand Paul e il deputato Paul Ryan che ha alle spalle l’esperienza del 2012 della campagna come vice presidente al fianco di Romney. Infine, nelle primarie per il 2016 ci sono alcuni outsider che non fanno parte del ceto propriamente politico: l’ex ambasciatore all’Onu John Bolton, il neurochirurgo Ben Carson, l’ex Ceo di Hewlett-Packard Carly Fiorina. Se questi ultimi tre sono soltanto ballon d’essai per colorire i primi passi verso la campagna 2016 lo si vedrà entro la primavera: ma appare difficile pensare che una manager come la Fiorina possa competere nelle primarie quando deve ancora pagare i debiti della campagna per le elezioni di governatore della California del 2010 (dove ha perso), o che l’ambasciatore Bolton possa strappare consensi importanti mettendo al centro di una campagna la sicurezza Usa nel mondo e la sua visione di falco a 24 carati.
JEB BUSH
John Ellis, detto Jeb, 62 anni a febbraio, moglie e tre figli, è stato per due volte governatore della Florida, dal 1999 al 2007, mentre il fratello George W. era alla Casa Bianca (2000-2008). Prima di entrare in politica, Jeb Bush ha lavorato nel mondo bancario negli Usa e in Venezuela, poi nell’immobiliare, nei servizi alle compagnie petrolifere ed ha finito, grazie alla famiglia, per svolgere ruoli importanti di raccordo tra politica e mondo degli affari. La prima esperienza politica l’ha fatta a livello di contea in Florida e da lì è partita la scalata alla poltrona di governatore. Dopo due mandati, tutti scommettevano sulla sua corsa per un seggio da senatore nel 2008. In famiglia sono però abituati a preparare con cura la scalata al potere (i registi sono il padre George H e James Baker, l’ex uomo ombra di Ronald Reagan) e il giovane Bush preferì uscire di scena e dedicarsi a collezionare incarichi nel settore sanitario e finanziario. Oggi si accredita come un politico capace di costruire consenso intorno alle sue idee e difficile da battere nella raccolta dei fondi cui si è dedicato negli ultimi anni cercando contemporaneamente il supporto di diversi candidati vincenti delle ultime elezioni di midterm.
RAND PAUL
Oftalmologo prestato alla politica, 52 anni e sposato, Rand Paul rappresenta l’anima libertaria del Partito Repubblicano ed è un beniamino dei Tea Party ai quali ha aderito con slancio diventandone una delle voci più ascoltate. Spalle politiche coperte dal padre Ron che è stato deputato per oltre 20 anni, Rand sogna un’America con un governo ridotto all’essenziale, così come le tasse, la difesa a oltranza dei prodotti americani e una politica estera non imperiale, tanto da essere il rappresentante dei neo isolazionisti modello Ventunesimo Secolo. Va in televisione e scrive saggi di politica, a cominciare da “The Tea Party Goes to Washington”, e spesso torna con gran pubblicità a fare l’oftalmologo nei Paesi del Centro America. La sua corsa verso il Senato nel 2010 è stata senza avversari. Adesso, senza parlare apertamente di Casa Bianca, è dappertutto: comizi, convegni, incontri e sta spingendo a fondo nella raccolta di fondi, oltre 14 milioni di dollari dal 2009.
TED CRUZ
Senatore del Texas dal 2012, il primo di origine cubana, 44 anni e sposato, Cruz è il repubblicano che attacca Barack Obama con spregiudicatezza tanto da essere ormai considerato un estremista e ben lontano dalle tradizioni centriste del Grand Old Party. Educazione nelle migliori università (Harvard e Princeton), ha lavorato in un paio di studi legali, ma poi ha preferito mettere le sue conoscenze al servizio della politica. È stato il primo latino a fare l’assistente di un giudice della Corte Suprema e nel 1999 si è unito alla campagna di George W. Bush come consigliere di politica interna ed esperto in questioni giuridiche. Così ottenne in Texas l’incarico di Solicitor, una sorta di ministro della giustizia dello Stato, e da lì ha preparato la corsa verso il Senato dove ha rappresentato l’estrema destra conservatrice che all’amministrazione Obama dice sempre e solo no.
MIKE HUCKABEE
Ex governatore dell’Arkansas, 60 anni, moglie e tre figli è arrivato alla politica dopo una lunga esperienza da pastore evangelico e fu tra i primi a fondare una tv per diffondere le sue prediche. La sua base è costituita dalla parte più conservatrice del Partito Repubblicano e da coloro che vogliono il messaggio religioso presente nella politica di tutti i giorni: è così a destra che i commentatori politici sostengono che Cruz e Huckabee si eliminerebbero a vicenda se dovessero partecipare entrambi alle primarie. Finita l’esperienza politica, Huckabee si è lanciato nella televisione: su Fox ha una sua trasmissione che gli consente di mantenere alto il suo tasso di popolarità e continua ad essere presente in chiesa sia come predicatore sia come bassista del complesso rock Capitol Offense, peccato capitale.
RICK SANTORUM
Se c’è un politico per il quale i temi storici del Partito repubblicano sono un dogma, questi è Santorum, 57 anni, moglie e nove figli, cattolico e figlio di un immigrato italiano: no all’aborto, sì alla religione a scuola, guerra al terrore come l’ha fatta George Bush, dalla battaglia contro il diavolo islamico alla tortura a Guantanamo. Avvocato, in Congresso per la Pennsylvania dal 1991 al 2006, Santorum ne è uscito perdendo in modo clamoroso (59 a 41) in un seggio che lo aveva visto sempre trionfare. E da quel giorno ha pensato solo alla Casa Bianca: da raggiungere restando visibile con apparizioni multiple in televisione e corteggiando i ricchi donatori conservatori per continuare la sua azione politica. Nel 2009 annunciò di volersi candidare per le primarie delle elezioni 2012, ma si ritirò dopo aver vinto in 11 Stati e cedette il passo a Mitt Romney. In vista del 2016, la febbre Casa Bianca lo ha subito contagiato, anche se può essere solo un espediente per essere visibile per i prossimi due anni.
PAUL RYAN
Charles, secondo figlio del deputato del primo distretto del Wisconsin Paul Ryan, la prese proprio male la sera del 2012 in cui suo padre candidato vice presidente di Mitt Romney annunciò la sconfitta contro Barack Obama. Charles mise il muso e poi cominciò a piangere sul palco. Ryan, 45 anni, moglie e tre figli, aveva vissuto quella campagna in modo garibaldino: doveva portare a Romney i voti dei Tea Party, doveva far vedere di sapere tutto dell’ amministrazione, ma infilò una gaffe dietro l’altra. Quell’esperienza lo ha fatto maturare, in questi anni, ha studiato sodo da deputato, è presidente della Commissione Bilancio ed ha abbassato i toni estremi della battaglia anti Obama. Se correrà per le primarie il suo cavallo di battaglia sarà il tema «io so come si governa l’America».
MARCO RUBIO
Se alla Casa Bianca è arrivato un afro americano, può anche venire il momento di un figlio di immigrati cubani come Rubio. Senatore della Florida, 45 anni, moglie e una figlia, sta studiando da presidente già da molti anni. Liscia il pelo ai Tea Party ogni volta che può e poi si mostra tollerante e dialogante con tutti. Tra i wanna-be president è quello che ha raccolto più denaro negli ultimi due anni (anche per i candidati dell’ultimo turno elettorale) e ha costituito un comitato per esplorare la possibilità di partecipare alle primarie. Negli ultimi mesi ha pronunciato sette discorsi sul tema “come rafforzare il Sogno Americano” e ha attratto nella sua orbita un buon numero di strateghi elettorali. Ma, se Jeb Bush deciderà di correre, per lui non c’è spazio.
RICK PERRY
Governatore del Texas, 65 anni, moglie e due figli, sembrò il front runner delle passate primarie. Ma si sgonfiò come una bolla di sapone dopo un paio di voti negli Stati che aprono le danze elettorali. Perry, texano di nome e di fatto, bruciò la sua popolarità nello Stato che governa sull’altare dell’audience nazionale cui non piacquero i suoi modi. Vuole riprovarci ma sulla sua strada c’è l’iper conservatore senatore del Texas Cruz che si è distinto per gli scontri con l’attuale inquilino della casa Bianca. Come nel caso Bush-Rubio solo uno dei due può entrare nell’arena.
CHRIS CHRISTIE
Popolare governatore del New Jersey, capace di stringere la mano all’avversario Obama quando il presidente intervenne a suon di dollari per aiutare gli abitanti a riprendersi dall’uragano Sandy del 2012 ma anche di lasciar fare i suoi collaboratori che per punire il sindaco di una cittadina alle porte di New York fecero in modo di rendere un inferno l’ingresso e l’uscita dalla Grande Mela attraverso il Wahington Bridge. Christie, 43 anni, moglie e 4 figli, una passione sfrenata per Bruce Springsteen (che però suona per Obama), al secondo mandato da governatore è una formidabile macchina raccogli fondi e il suo potere si è allargato a livello nazionale da quando è presidente dell’associazione dei governatori degli Stati Uniti. I suoi consiglieri gli hanno detto che deve decidere presto se partecipare alle primarie, altrimenti il voto del sud se lo può scordare.
SONDAGGI
Stando ai primi sondaggi, Jeb Bush è davanti a tutti i possibili candidati ma non va oltre il 14 per cento. A seguire tutti gli altri, la maggior parte con gradimento che va dal 2 al 9 per cento. Per lo stratega repubblicano Karl Rove significa che i candidati trovano consensi solo nel loro collegio elettorale o in quella parte di Paese che li segue costantemente. Ma questo non vuol dire che la battaglia tra i wanna-be president non sia già cominciata. Rove le ha definite primarie virtuali. Sono combattute a suon di discorsi, visite negli Stati dove cominceranno le primarie (Iowa e New Hampshire) e incontri per organizzare la raccolta dei fondi. La corsa è lunga.