Sergio Luciano, ItaliaOggi 9/1/2015, 9 gennaio 2015
BERLUSCONI AZIONISTA DI MEDIOLANUM ANDREBBE ENCOMIATO, NON SANZIONATO
Mentre si discetta giuridicamente e ci si sbrana politicamente sull’esito del decreto che, depenalizzando alcuni reati fiscali, ridarebbe prima del previsto a Berlusconi l’«agibilità politica», c’è una normativa che vuol togliere al medesimo un pezzo di agibilità imprenditoriale, non solo senza alcuna finalità pratica ma anzi contro un’evidenza recentissima che gli meriterebbe, semmai, un encomio solenne. È la vicenda Mediolanum.
La storia è nota, ma gli sviluppi delle ultime ore la tingono, fatalmente, di una sorta di «personalizzazione», forse inevitabile ma nociva, perché i legali della Fininvest hanno portato in tribunale la Banca d’Italia e la sua emanazione per il controllo del settore assicurativo, l’Ivass. Ma qui non è in ballo una «persecuzione» di qualcuno contro qualcun altro, ma una norma di legge che, giusta in linea teorica, stavolta cade a sproposito. Con la condanna in giudicato per frode fiscale, Berlusconi, azionista di Mediolanum al 35% tramite la Fininvest, ha perso il requisito dell’onorabilità previsto per i soci rilevanti delle compagnie d’assicurazione e viene quindi costretto, dalla norma che via Nazionale applica, a scendere dall’attuale 30% fin sotto il 10%.
Ora, bisogna ricordare che quando nel novembre del 2008 fallì la Lehman Brothers, e anche alcune società italiane si scoprirono danneggiate, con i loro clienti, dal crack, Mediolanum fu la prima (seguita poi da Unipol) a metter mano alla tasca e risarcire integralmente gli 11 mila clienti (su vari milioni) colpiti. Ma con un dettaglio: essendo già quotata, Ennio Doris, fondatore e gestore del gruppo, propose al suo socio storico Berlusconi di sborsare di tasca propria i 120 milioni di euro necessari alla bisogna: 64 Doris e 56 Berlusconi, risparmiando dall’esborso i soci di minoranza, e inducendo addirittura la Consob a inventarsi un modo nuovo per consentire questo strano «soccorso» di due soli soci di un’azienda al patrimonio dei clienti. I detrattori potrebbero dire che fu solo una scelta di marketing, perché in termini di reputazione e fidelizzazione dei clienti quel rimborso valse più di tanti spot. Ma resta il fatto che nessun altro banchiere o assicuratore ha mai fatto un gesto del genere. Veramente meritorio.
Ora la macchina burocratico-sanzionatoria è partita e Fininvest non può che andare a contenzioso. Quando nel ’97 fu Ligresti, alla Sai, a trovarsi nella stessa situazione anziché far causa, beffò i giudici vendendo le sue azioni ai figli. Per una volta Berlusconi è andato frontalmente al nocciolo, e per vie legali. Evidentemente ci tiene. E stavolta ha ragione. Viva la faccia: l’onorabilità può averne molte.
Sergio Luciano, ItaliaOggi 9/1/2015