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 2015  gennaio 09 Venerdì calendario

GHIRARDI: «HANNO VOLUTO FARMI FUORI. A QUESTO CALCIO NON CREDO PIU’»

Il Parma che ha battuto la Fiorentina lui non l’ha visto. «Per me il calcio è finito, io a questo sport non credo più. Dopo 19 anni di calcio fatto per passione sono riusciti a tenermi lontano dagli stadi. Sono partito da Carpenedolo-Visanese (spettatori 2, io e il presidente della Visanese), sono arrivato alla C2. Poi otto anni di successi a Parma. E ora non guardo neanche una partita».
Tommaso Ghirardi ha voglia di raccontare perché è finita così. Con la rabbia verso il calcio («Così usciranno tutte le persone per bene») e con la vendita del Parma a Rezart Taçi, ma questo Ghirardi non lo può dire perché il petroliere albanese fin qui ha preteso di restare anonimo. Negli uffici della Leonessa, azienda e orgoglio di famiglia (350 dipendenti solo a Carpenedolo), a tratti combattendo con le lacrime, l’ex presidente del Parma ha preparato una serie di documenti: vuole fare chiarezza. Non sa indicare colpevoli, per ora gli preme di più smontare tutto quello che è stato raccontato: il Parma sull’orlo del fallimento, gli stipendi non pagati («Ecco la dichiarazione dei dipendenti che lo smentisce»), una vendita oscura («Ed ecco l’atto di vendita»: è datato 19 dicembre, acquirente la holding Dastraso con sede a Cipro), il mistero sui veri proprietari. «Mi hanno fatto passare per un delinquente».
Partiamo dalla fine. Che Parma ha lasciato a Taçi?
«La Eventi Sportivi, la società che controlla il Parma, ha 13 milioni di capitale sociale e 15 milioni di finanziamento soci. Il bilancio è stato approvato al 30 giugno 2014 con 3,5 milioni di utili».
E i conti del Parma?
«Normali. Migliori di molte società di A, anche per quanto riguarda i debiti. È solo la quindicesima per esposizione con le banche. Il bilancio è stato chiuso con 11 milioni di perdite più le imposte. Sa cosa avrei incassato dall’Uefa? Dieci milioni. Se avessi venduto Biabiany avrei chiuso in attivo».
Si dice che la nuova proprietà abbia dovuto pagare Iva e stipendi che lei non aveva versato .
«Falso e glielo dimostro. Questa è il modello di pagamento dell’Iva: data 3 dicembre, firma: Tommaso Ghirardi. Questa invece è la dichiarazione firmata dai dipendenti che attestano di aver “percepito regolarmente gli emolumenti a loro spettanti”. Ci sono 22 nomi, la data è il 9 dicembre».
La Energy T è sponsor e secondo socio (con il 10%) del Parma, ma ha diversi guai, tra cui un «buco» da 130 milioni in un’altra controllata.
«Si sono proposti loro: hanno acquistato le quote per 5 milioni e sottoscritto contratti di sponsorizzazione per 20 milioni in 12 anni. Dei loro guai non so nulla».
Ora torniamo all’inizio. Questa storia comincia a maggio, quando al Parma non vengono concesse le licenze Uefa. Era un campanello d’allarme?
«No, è stato il più grande torto che potessero fare. L’ultimo bilancio era stato presentato il 30 giugno 2013: tutto in regola. A novembre 2013 il sottoscritto paga 12 milioni. Il 30 marzo ne verso altri 14. Né la Deloitte, né la Covisoc sollevano alcuna osservazione. Ai primi di maggio 2014 a un’altra analisi risultano non pagati 100 mila euro di Irpef sugli incentivi all’esodo di calciatori che non militano nel Parma. Quindi: risultano non pagati 100 mila euro su 26 milioni, mi viene segnalato in ritardo e io pago con la pena massima? È come prendere l’ergastolo per un eccesso di velocità».
E nel calcio accade qualcosa di peggio degli eccessi di velocità.
«Di società solide ce ne saranno 2-3. Così dal calcio usciranno tutte le persone per bene».
Torniamo alla licenza Uefa negata: lei si dimette.
«Mi cade il mondo addosso: realizzo il mio sogno e mi lasciano gioire 3 giorni. Qualcuno ha voluto farmi fuori. La mia famiglia mi dice: “Tommaso se nel calcio hai solo nemici, togliti”».
Nella sua testa c’è un colpevole?
«Mi sono chiesto tante volte se avevo dato fastidio a qualcuno, ma non sono così potente. Resterà un torto inspiegabile».
Ma lei torna presidente a settembre.
«È stato il mio unico errore, fatto con il cuore e senso di responsabilità. Se davvero avessi avuto bisogno di soldi, sarei dovuto restare per vendere i giocatori. Ho venduto solo Parolo e Amauri. La mancata cessione di Biabiany ha bloccato gli acquisti. Dopo si infortunano tutti i migliori, la squadra va male e si diffondono strane notizie, sul rischio fallimento».
Be’, il Parma riceve un punto di penalizzazione per il mancato pagamento Irpef.
«Sempre per quei 100 mila euro! Ma la penalità andava scontata sulla classifica del 2013. Abbiamo fatto ricorso».
Intanto i calciatori non prendono lo stipendio.
«Un momento. Il 30 settembre io pago 18 milioni di stipendi e non devo niente a nessuno. Ma nel frattempo da mesi avevo avviato una trattativa con un gruppo molto importante, a cui faccio subito presente che la mia volontà è garantire al Parma una continuità su buoni livelli. Non ne faccio una questione di prezzo. Lo dico con orgoglio: io non ho bisogno di soldi. Questo gruppo è stato analizzato a lungo dai miei avvocati: ha un giro d’affari di oltre un miliardo di euro».
Torniamo agli stipendi.
«Avevo sempre sottolineato agli acquirenti la mia volontà di non finanziare più la squadra. Ai primi di novembre firmiamo un preliminare in cui loro si impegnano a “onorare un finanziamento di 19 milioni entro il 13 novembre” e a “chiudere la trattativa entro il 15 novembre”. Termini che avrebbero garantito il rispetto delle scadenze. Non sono stati onorati. Io ho versato comunque 4 milioni per coprire una mensilità e le urgenze che si sono venute a creare».
E l’incredibile passo indietro del primo presidente Doca? I fallimenti alle spalle del successivo presidente, l’avvocato Fabio Giordano?
«Io la trattativa l’ho fatta direttamente con il nuovo proprietario. Doca è un suo amico che poi si è spaventato. Quanto a Giordano, so che ora il presidente è il padre Pasquale».
Che cosa dice ai tifosi del Parma?
«Mi hanno fatto sentire importante, ma poi mi hanno abbandonato. Io ho preso la società all’asta, l’ho rilanciata e venduta a un gruppo importante. Devono ringraziarmi, al Parma ho fatto solo del bene».
Arianna Ravelli