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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

IL GRANDE GIOCO DIPLOMATICO TRA PECHINO E I TALEBANI

Una delegazione di alto livello dei talebani afghani è stata a Pechino per presentare le sue richieste in vista di un possibile negoziato con il nuovo governo di Kabul. Non è la prima volta che gli insorti talebani cercano un Paese neutrale per un dialogo (nel 2013 il tentativo, sostenuto dagli americani, era stato fatto in Qatar ed era fallito); ma è inedito che la grande Cina si impegni in una mediazione internazionale. A riprova della serietà dell’iniziativa c’è la mancanza di riflettori sulla visita dei talebani, guidati da Qari Din Mohammad Hanif, che fu ministro nel regime islamico abbattuto nel 2001. La delegazione è stata a Pechino a novembre e solo ora emergono alcuni particolari. I talebani chiedono di essere cancellati dalla lista delle organizzazioni sottoposte a sanzioni, emendamenti alla costituzione di Kabul, la partecipazione al governo. Molti segnali indicano che la Cina stia entrando nel Grande Gioco di Kabul, ora che la coalizione militare internazionale ha abbandonato il ruolo combattente in Afghanistan. A fine ottobre Pechino ha ricevuto con grandi onori Ashraf Ghani, il nuovo presidente afghano. Ghani ha detto a Xi Jinping che l’Afghanistan guarda alla Cina come partner strategico; il leader comunista gli ha risposto staccando un assegno da 320 milioni di dollari per progetti di cooperazione civile. Pechino guarda a Kabul con interesse e preoccupazione: si è aggiudicata da tempo importanti concessioni petrolifere e nelle miniere di rame dell’Afghanistan (riserve minerarie valutate in un trilione di dollari). La preoccupazione viene dal rischio di contagio estremista nel suo Xinjiang, che confina per una novantina di chilometri con l’Afghanistan. Due ottimi motivi per mediare.
Guido Santevecchi