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 2015  gennaio 07 Mercoledì calendario

BANCHE TEDESCHE E FRANCESI GIÀ FUGGITE DA ATENE

Un’eventuale ristrutturazione del debito greco avrebbe oggi un effetto limitato sulle grandi banche tedesche e francesi, che erano invece le più esposte nel 2010, quando è esplosa la crisi di Atene. Secondo un’analisi di JpMorgan, i maggiori istituti di credito di Berlino e Parigi avevano un’esposizione di circa 5 miliardi di euro a fine 2013. Si tratta per lo più di prestiti a imprese, mentre l’esposizione sui titoli di Stato è praticamente nulla. Una situazione ben diversa rispetto al 2010, quando la quasi totalità del debito greco era nelle mani di privati. Oggi invece l’80% del debito pubblico di Atene è detenuto da Ue, Bce e Fmi, che hanno assorbito attraverso i salvataggi alla Grecia gran parte del rischio sovrano del Paese. La maggiore esposizione è quella di Credit Agricole, pari a 3,5 miliardi, di cui 3 in forma di prestiti ad aziende (ereditati dalla filiale greca Emporiki). In ogni caso si tratta di una cifra inferiore all’1% dei crediti della banca. Ancora più ridotta l’esposizione di Bnp Paribas (circa 700 milioni), mentre SocGen, Natixis, Deutsche Bank e Commerzbank hanno prestiti in Grecia inferiori a 500 milioni ciascuno (si veda la tabella per i dati nel dettaglio). Gli istituti tedeschi e francesi avevano prestiti in essere in Grecia per 120 miliardi di dollari nel 2009, mentre a metà 2014 erano di poco superiori ai 15 miliardi, secondo i dati Bri (che non includono i prestiti delle banche pubbliche come la tedesca Kfw, che oggi ha crediti in Grecia per circa 15 miliardi di euro). Il cambiamento di scenario non è certo sfuggito alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al ministro Wolfgang Schaeuble: secondo Der Spiegel il governo di Berlino (nonostante le mezze smentite arrivate in seguito alla pubblicazione delle indiscrezioni) considererebbe oggi gestibile un’uscita della Grecia dall’Eurozona. Anche il presidente francese Francois Hollande non ha chiuso la porta a un addio di Atene alla moneta unica: «I greci sono liberi di scegliere il loro destino», ha detto nei giorni scorsi. L’esposizione complessiva delle banche italiane verso il settore pubblico e privato in Grecia è oggi pari a 1,2 miliardi di dollari. I gruppi britannici e americani sono presenti nel Paese con circa 15 miliardi ciascuno.
Ci si può chiedere allora come mai le voci sulla possibile uscita di Atene dall’euro abbiano avuto un impatto così forte in borsa sulle banche italiane e dei Paesi della periferia europea, nonostante l’esposizione diretta molto limitata. Il problema è il contagio, come hanno ricordato anche gli analisti di JpMorgan: l’uscita di un Paese dall’Eurozona potrebbe creare un precedente pericoloso per gli Stati che rimangono nell’unione monetaria (come l’Italia e la Spagna). La permanenza nell’euro di un Paese in difficoltà potrebbe essere messa in discussione in caso di nuove crisi del debito sovrano, con inevitabile impatto sulla stabilità delle banche.
Francesco Ninfole, MilanoFinanza 7/1/2015