VARIE 6/1/2015, 6 gennaio 2015
APPUNTI - POLEMICHE PER I FUNERALI DI PINO DANIELE
REPUBBLICA.IT
ROMA - La rabbia dei fan per la chiusura della camera ardente, le iniziative via Facebook, il comunciato della famiglia che svela l’esistenza di un testamento nel quale il cantante chiede di essere creamato, la smentita della presunta foratura, la verifica dei carabinieri sui tempi di soccorso. Il giorno successivo alla scomparsa di Pino Daniele, morto nella notte fra domenica e lunedì per un infarto, è stato segnato da polemiche e chiarimenti. La mattinata è stata caratterizzata dalla chiusura anticipata dell’accesso al pubblico alla camera ardente di Pino Daniele. Dallo staff del cantante è stato spiegato alle persone che erano in fila all’obitorio del Sant’Eugenio che la decisione è stata presa per consentire a familiari e amici di "prendersi il loro tempo" per stringersi attorno a Daniele.
Pino Daniele, camera ardente chiusa in anticipo: la rabbia dei fan
Il comunicato della famiglia - Nel pomeriggio la famiglia del cantante ha diffuso una nota nella quale chiarisce alcune circostanze di cui molto si è discusso nelle ultime ore: "La famiglia afferma l’esistenza di un testamento di Pino Daniele, nel quale l’artista esprime la precisa volontà di essere cremato, e conferma che la città di Napoli (come auspicato dal Sindaco Luigi de Magistris appena appresa la notizia della tragica scomparsa) ospiterà nei prossimi giorni le ceneri dell’artista nel suo luogo simbolo, il Maschio Angioino, per ricevere l’ultimo abbraccio dei suoi concittadini".
Camera chiusa solo per poco, nessuna foratura - La stessa famiglia ha fatto luce anche sulla vicenda legata alla chiusra della camera ardente ("stamattina è stata chiusa solo il periodo necessario per permettere alla famiglia dell’artista, molto numerosa, di stringersi intorno a Pino un ultimo momento; dopodiché la camera è stata riaperta al pubblico fino a quando la salma non è stata prelevata per la funzione di domani") e sulla presunta foratura che avrebbe rallentato la corsa del musicista verso l’ospedale romano: "In merito alle ultime ore di vita dell’artista, la famiglia intera tiene a precisare che Pino Daniele, dopo il malore che lo ha colto nella sua casa in Toscana domenica sera (4 gennaio), ha espresso decisa volontà di essere portato a Roma all’ospedale Sant’Eugenio per essere soccorso dall’equipe di medici da cui era in cura da anni e quindi di sua fiducia. La famiglia inoltre smentisce categoricamente che l’automobile che trasportava l’artista a Roma abbia forato una gomma lungo il tragitto, rallentando la corsa verso l’ospedale".
Le tempistiche dell’ambulanza - Per quanto riguarda le polemiche sulle tempistiche dell’intervento dell’autoambulanza, il tabulato delle chiamate al 118 di Grosseto fatte domenica sera, quando Pino Daniele si è sentito male nella sua casa in Maremma, è stato acquisito dai carabinieri di Orbetello e, da quanto emerso dai controlli effettuati anche sui tempi di spostamento dell’ambulanza, non risultano anomalie nella ricostruzione degli orari di intervento dei soccorritori fatta dalla Asl. In base a quanto appreso, i militari di Orbetello, comune nel cui territorio risiedeva l’artista, hanno provveduto ai controlli su propria iniziativa, dopo il presunto giallo sui ritardi nei soccorsi al cantante.
Camera riaperta - Dopo le proteste della mattinata, era stata riaperta "in via eccezionale" per poco la camera ardente per permettere l’accesso ai fan in attesa davanti alla porta della camera mortuaria. La camera è stata richiusa dopo che le persone in fila sono entrare e uscite. "I familiari hanno dato l’ok per le persone che sono qui", ha spiegato uno dei responsabili della sicurezza. Molti in lacrime.
L’iniziativa dei fan - Per vincere il dispiacere e regalare comunque l’ultimo omaggio al musicista, i fan hanno lanciato su Facebook ’Napoli per Pino Daniele’, una iniziativa creata per ricordare il grande cantautore partenopeo in concomitanza con il suo funerale che sarà celebrato domani a Roma. L’appuntamento è per domani alle 11 a piazza del Plebiscito, dove già stasera ci sarà un flash mob, per cantare le sue canzoni e ricordarlo pubblicamente. All’evento hanno già assicurato la loro partecipazione alcune centinaia di persone. Sulla pagina Facebook creata per l’occasione è stata postata una ampia rassegna stampa con le prime pagine dei giornali di oggi dedicate alla morte di Pino Daniele. Mentre da alcuni utenti viene la richiesta alla Rai di trasmettere i funerali in diretta su maxi schermo in piazza.
La foto della salma - Proprio dal web è arrivato però un dispiacere per parenti e amici dell’artista. "La famiglia è sconvolta perchè qualcuno ha fatto una foto alla salma di Pino Daniele e l’ha messa su internet", ha raccontato il musicista Enzo Gragnaniello, amico storico del cantautore napoletano, fuori l’obitorio del Sant’Eugenio di Roma. "Una cosa bruttissima - ha aggiunto - una mancanza di rispetto. Rappresenta un sacrilegio per chiunque cattolico".
Video
Grande delusione davanti all’obitorio dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma dove i fan in coda per rendere l’ultimo omaggio a Pino Daniele si sono visti chiudere i cancelli in faccia con due ore e trenta di anticipo: la contestazione a D’Alema che rinuncia a entrare e poi la denuncia dell’amico di sempre, Enzo Gragnianiello: "Hanno chiuso perché qualcuno ha fotografato la salma di Pino" Il racconto di Silvia Fumarola
Le ceneri - Per quanto riguarda le ceneri di Pino Daniele, potrebbero arrivare a Napoli nella tarda serata di venerdì. Questo è almeno l’auspicio del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che ha sottolineato che "bisogna aspettare i tempi tecnici della cremazione. Ora è presto per dirlo con certezza". La macchina organizzativa è già in moto affinchè Napoli sia pronta a dare l’ultimo saluto al ’suo’ cantautore. Qualora le ceneri arrivassero effettivamente nella serata di venerdì, da sabato 10 gennaio si potrebbe aprire il Maschio Angioino alla cittadinanza per l’omaggio. "Ho molto apprezzato - ha ribadito de Magistris - la disponibilità della famiglia cosicchè tantissimi napoletani potranno rendere omaggio al grandissimo artista e musicista che è stato Pino".
Il dispiacere dei fratelli - I fratelli del musicista hanno confermato il loro dispiacere per la decisione di celebrare i funerali a Roma, smentendo però qualsiasi ipotesi di spaccatura: "Chi specula su una mia presunta spaccatura con gli altri familiari ha detto Carmine Daniele - non sa che io sono stato operato di recente al cuore. Certamente mi dispiace, e questo lo confermo, che non si sia pensato a un secondo rito funebre da fare nella sua città. Purtoppo non potranno certamente essere a Roma le nostre due sorelle gravemente ammalate perché cardiopatiche e quasi cieche. Ecco perché c’è il dispiacere da parte della famiglia napoletana di Pino, di non poter abbracciarlo come Napoli chiede e come lui meritava".
L’attesa all’obitorio - Stamattina molti fan erano rimasti nell’androne dell’obitorio, dove intorno alle 9,30 sono stati bloccati i cancelli, sono rimasti i fan che speravano di poter entrare per salutare l’artista: "Siamo venuti da Napoli - dice Teresa - anche papa Wojtyla è stato messo sul sagrato per consentire alla gente di salutarlo. Pino era un personaggio pubblico e ha avuto un grande successo proprio grazie ai suoi fan. Non è giusto che ci trattino così".
I cori - Fuori dall’obitorio, intanto, i fan hanno urlato in coro ’Pino, Pino’ e cantato insieme le canzoni del musicista napoletano. Ragazzi e ragazze ma anche adulti intonano i successi più famosi del cantautore, in particolare Napul’è davanti al cancello chiuso presidiato da agenti della forze dell’ordine. "Spero che alla fine ci facciano entrare - dice una ragazza - sono partita con amici da Napoli alle sette e purtroppo non potrò essere domani ai funerali".
D’Alema - I fan hanno protestato anche per l’ingresso nella camera ardente di Massimo d’Alema: "Vergogna. Perchè entri tu e non noi?" gli ha urlato qualcuno. Intervistato da Repubblica.tv, D’Alema ha poi precisato: "Non ho voluto entrare per non creare confusione, mi sono fermato". "Sono venuto qui - ha concluso D’Alema - perchè sono amico di Pino Daniele".
I fan delusi - C’è comunque grande delusione tra i tanti che hanno affrontato un lungo viaggio per portare l’ultimo saluto all’artista. "E’ una vergogna. Sono partito dalla provincia di Caserta - spiega Gianni - non è mai successa una cosa del genere". "C’è gente che ha fatto centinaia di chilometri - replica una signora allo staff del cantante - è una vergogna, una mancanza di rispetto per chi ha comprato i dischi di Pino e lo ha seguito in concerto per tutta una vita". D’accordo altri fan che indugiano nell’androne dell’obitorio: "Non è il modo di comportarsi - dice un signore - Pino è un personaggio pubblico, questo è il prezzo che bisogna pagare per la fama. Oltre alla famiglia, c’è tanta gente venuta qui a dargli l’ultimo saluto e che si trova la porta sbattuta in faccia. Anche per il papa è stato permesso a tutti di portare un omaggio, è un comportamento senza senso". Francesco racconta di essere venuto all’obitorio già ieri pomeriggio: "Alle 17 in punto ieri mi è stata chiusa la porta in faccia - ricorda - ma poco dopo è arrivato Baglioni con un bodyguard e lo hanno fatto entrare. Oggi succede lo stesso, faranno entrare solo i Vip: non è giusto".
Addio a Pino Daniele / La fotostoria
Navigazione per la galleria fotografica
1 di 35
Immagine Precedente Immagine Successiva
Slideshow
Pino Daniele (secondo da sinistra) nel 1980. In questa immagine con la band storica: da sinistra, Toni Esposito, Joe Amoruso, Tullio De Piscopo, James Senese e Rino Zurzolo
La lettera - Tra gli ammiratori all’ospedale già dal primo mattino anche Claudia, una signora partita da Frascati con una rosa rossa e una lettera: "E’ come fosse morta una persona di famiglia. E’ sempre stato il mio idolo e ho seguito tutti i suoi concerti. E’ un dolore enorme". L’obitorio del S.Eugenio oggi prevedeva l’apertura dalle 8,30 alle 12,30.
Morto Pino Daniele, il cordoglio sui social network
Navigazione per la galleria fotografica
1 di 72
Immagine Precedente Immagine Successiva
Eros Ramazzotti è il primo a dare l’annuncio della morte di Pino Daniele, postando su Instagram una bella foto dell’artista sorridente. Ma è tutto il mondo della musica e dello spettacolo, fatto di amici di lunga data e di collaboratori, a stringersi intorno alla famiglia nel ricordo del cantante scomparso
I figli del cantante hanno deciso che le esequie si terranno mercoledì prossimo al santuario del divino amore di Roma. Quindi le ceneri saranno portate a Napoli per poi trovare sepoltura nel cimitero di Talamone.
PARLA IL CARDIOLOGO
E’ morto ieri sera poco prima delle undici durante il viaggio disperato verso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma, all’Eur, Pino Daniele, il grande artista partenopeo colpito da un infarto mentre si trovava nella sua casa-rifugio a Magliano, in provincia di Grosseto, nella Maremma Toscana. Il cantante, che avrebbe compiuto 60 anni a marzo, lascia cinque figli: Alessandro e Cristina, nati dal matrimonio con Dorina Giangrande, e Sara, Sofia e Francesco, dati alla luce con l’ex moglie Fabiola Sciabbarasi.
Inutile la corsa con la compagna in auto verso Roma, dopo la rinuncia al soccorso in ambulanza, per farsi visitare da quel cardiologo di fiducia - il professor Achille Gaspardone - che considerava ormai un amico. Quando è arrivato nel nosocomio romano non c’era più nulla da fare. ’’Sono state fatte tutte le manovre di rianimazione ma Pino Daniele era già morto’’ spiega Gaspardone. "La sua vita era appesa a un filo e lui lo sapeva bene. Ogni giorno era un giorno di vita in più guadagnato’’ aggiunge il medico che esprime ’’grandissima tristezza’’, pur sottolineando che ’’la fine era nell’evoluzione stessa della malattia’’ dell’artista.
"Purtroppo in famiglia siamo sei fratelli, tutti cardiopatici, ma avevo sentito Pino qualche giorno fa, dopo Capodanno, stava bene" racconta il fratello Carmine. Poi quel malore improvviso. "Il primo intoppo è stato non fermarsi all’ospedale di Grosseto. Poteva salvarsi" ha commentato Carmine.
Ma secondo il cardiologo che lo aveva in cura ’’dopo 30 minuti’’ dalla richiesta di soccorso "l’ambulanza non era ancora arrivata’". In ogni caso il cantante aveva "espresso la volontà di farsi portare a Roma, al Sant’Eugenio’’. D’altro canto, ha rilevato lo specialista, la sintomatologia che il cantante presentava, poi rivelatasi un infarto, ’’era molto atipica’’. "Grazie alla tecnologia degli stent
Pino Daniele ha, in pratica, guadagnato quasi 30 anni. A 30 anni, infatti, ha messo il primo bypass a causa di una malattia congenita. E nel tempo si sono susseguiti altri interventi. La sua situazione era gravissima, anche se dall’esterno non si percepiva" ha spiegato il cardiologo del cantante, Achille Gaspardone, direttore del reparto di cardiologia del Sant’Eugenio. "Non capisco le polemiche. Quando Pino Daniele ha avuto il malore - ricorda il cardiologo - è stato chiamato il 118, che comunque l’avrebbe portato in un ospedale di zona, non si sa se attrezzato per intervenire. Mi è stato riferito che l’ambulanza ha impiegato una mezz’ora ad arrivare, considerate anche le peculiarità del luogo. Con l’auto, al di là di tutto, alle 22,25 circa il paziente era in ospedale, dove sono state fatte tutte le manovre di rianimazione - ha aggiunto il cardiologo - ma Pino Daniele era già morto". Con un infarto acuto, ricorda Gaspardone, "in un caso su due si muore subito". E la vita di Pino Daniele era "appesa a un filo. Un unico vaso vascolarizzava tutto il cuore, una volta che questo ha ceduto non c’è stato nulla da fare", conclude.
Davanti alla camera mortuaria dell’ospedale, dove non è consentito l’ingresso a nessuno, sono arrivati alcuni familiari dell’artista che abitava a Roma, i figli e l’ex moglie. Alle 13.30 è stata esposta la salma all’interno di una cappella nella camera mortuaria in forma strettamente privata. Pubblici saranno invece i funerali a Roma.
Padre Renzo, sacerdote amico di famiglia, che terrà la funzione, ha annunciato che si terranno mercoledì 7 gennaio alle 12 al Santuario della Madonna del Divino Amore. La decisione di tenere le esequie a Roma ha causato la delusione e reazioni dei cittadini napoletani che avrebbero voluto salutare Pino Daniele nella sua città natale. E anche uno dei fratelli dell’artista commenta: "Noi vorremmo che i funerali e la sepoltura fossero a Napoli. Pino è un pezzo di quella città". Ma la figlia Sara spiega: "Abbiamo scelto Roma perché noi figli siamo nati e viviamo qui. E’ una chiesa grande e noi vogliamo che sia una cerimonia aperta al pubblico. Siamo sicuri - ha chiosato - che mio padre vorrebbe che chiunque voglia possa venire a dargli l’ultimo saluto". "Poi l’artista dovrebbe essere sepolto in Toscana" sostiene uno dei camici bianchi del Sant’Eugenio.
Intanto in ospedale continuano ad arrivare parenti, colleghi e amici di Pino Daniele, come James Senese, sassofonista di Napoli Centrale, storica band partenopea: "Un dolore molto forte, è come se fosse morto un fratello", si sfoga. "Non dovrebbero mai morire certe persone - ha aggiunto - Alle 2 di notte mi sentivo che stava succedendo qualcosa e sono corso a Roma. Ora lasciamolo andare in pace". "Sono distrutto. Era un mio vicino di casa. Non ho parole, spesso mi sono ispirato a lui" ha detto tra le lacrime Raf, all’uscita della camera ardente.
"Con Pino scherzavamo sui nostri problemi cardiaci. Lui scommetteva che sarei morto prima io e poi Nello, il fratello" ricorda Francesco, soprannominato "Mare-mare", un vecchio amico di famiglia di Pino Daniele.
Tanti anche i fan. "Per noi è un dovere essere qui" dicono. "Pino è sempre stato dalla parte della gente più semplice - spiega Vincent, musicista e seguace di Daniele - Rappresenta per me il più grande artista italiano. Abito qui vicino e come ho saputo della sua scomparsa, sono venuto subito qui, fa parte della mia vita, sia da ascoltatore sia da compositore. Al suo funerale? Certo che ci sarò".
CRONACA DEL CORRIERE DI STAMATTINA
FULVIO BUFI
Martedì 6 Gennaio, 2015
CORRIERE DELLA SERA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo blues
Pino Daniele morto per un attacco di cuore Malore in Toscana e corsa nella capitale Polemica sui soccorsi, il giallo dei 30 minuti
Ora che Pino Daniele se n’è andato, a 59 anni e dieci mesi, ora che milioni di fan e l’intero mondo della musica lo piangono, il suo cardiologo può rivelare ciò che non solo lui sapeva benissimo, ma anche Pino, e pure le persone che gli erano accanto: il cuore del cantautore napoletano era debole, debolissimo. Si sarebbe potuto fermare già tante volte e già da tanto tempo, ed è stata una grande conquista che abbia battuto per quasi sessant’anni.
Le parole del dottor Achille Gaspardone hanno quasi qualcosa di consolante: «Questo epilogo era purtroppo la naturale evoluzione della patologia di cui soffriva, ma grazie agli stent che gli sono stati impiantati da quando, non ancora trentenne, subì il primo intervento di bypass, ha guadagnato quasi trent’anni di vita».
Al suo medico di fiducia, che è direttore dell’Unità operativa complessa del reparto di Cardiologia dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, Pino Daniele ha provato ad affidarsi anche l’altra sera, quando, intorno alle 21, ha accusato un malore mentre era nel casale di campagna nei pressi di Orbetello, in Maremma, dove da qualche tempo viveva insieme alla nuova compagna. Si discuterà a lungo di questa decisione, che, da quanto si è capito nella concitazione di ieri, avrebbe preso direttamente l’artista, ma che comunque sarebbe stata condivisa anche dalla compagna Amanda Bonini e dai figli Alessandro e Sara. L’ambulanza del 118, chiamata alle 21.12, lo avrebbe accompagnato al Pronto soccorso di Grosseto («Sarebbe stato opportuno andare lì», dice il fratello Carmine), ma lui si fidava del suo medico e dell’ospedale romano. Così è partito in auto verso la capitale, dove — dopo aver anche bucato una ruota sull’Aurelia — è arrivato poco prima delle 22.30. Già morto, secondo il dottor Gaspardone, mentre il direttore dell’Asl Roma C, Carlo Saitto, sostiene che il cantautore sarebbe arrivato in ospedale in condizioni disperate e sarebbe morto alle 22.45. Entrambe le fonti sanitarie concordano, però, nell’affermare che prima di dichiarare il decesso sarebbero state eseguite tutte le manovre di rianimazione cardiorespiratoria. Ma presto ci si è dovuti arrendere.
Diffusa per primo da Eros Ramazzotti con un messaggio postato su Instagram in piena notte, la notizia della morte di Pino Daniele è stata accompagnata per alcune ore da voci di ritardi nei soccorsi («Mi è stato riferito che sono arrivati dopo mezz’ora», dice il dottor Gaspardoni), e perciò sarebbe stata presa la decisione di raggiungere il Sant’Eugenio con l’auto privata. In realtà, però, ritardi non ce ne sarebbero stati.
L’ambulanza avrebbe raggiunto la zona del casale di Pino Daniele in sedici minuti (stando a una comunicazione ufficiale della Asl di Grosseto), e quando l’équipe ha telefonato ai familiari per avere indicazioni precise circa l’indirizzo, si sarebbe sentita rispondere che non c’era più bisogno. L’auto era già partita per Roma, e nel casale di Orbetello erano rimaste soltanto, sul tavolo in sala da pranzo, le pizze che poco più di mezz’ora prima Sara e il figlio di Amanda erano andati a prendere, quando Pino e la compagna avevano deciso di annullare la prenotazione in pizzeria perché erano stanchi e preferivano mangiare a casa.
Fulvio Bufi
ECCESSI
Forse non erano proprio in duecentomila la sera del 19 settembre del 1981 in piazza del Plebiscito, perché forse in piazza del Plebiscito duecentomila persone non ci stanno, ma nulla potrà mai unire Napoli e Pino Daniele più di quella irripetibile notte, quando un tappeto di ragazzi steso fino alle strade e ai vicoli intorno alla piazza, cantava Yes I know my way e A me me piace ‘o blues insieme a quel ragazzo sul palco, con i capelli lunghi e la voce nasale.
Da quella sera mai più Napoli s’è allontanata da Pino Daniele. Anche se lui da Napoli se n’è andato: prima a Formia, poi a Roma, poi in Maremma.
E certo il casale di Orbetello o la casa romana di piazzale Clodio dove visse con la seconda moglie, Fabiola Sciabarrassi, erano lontanissimi dal basso in un vicolo accanto al monastero di Santa Chiara dove era cresciuto con i genitori e cinque fratelli più piccoli, tutti, come lui, malati di cuore. Il diploma di ragioniere, l’iscrizione svogliata all’Orientale, e a diciott’anni già le prime canzoni, compresa quella che resterà per sempre il più grande atto d’amore verso la sua città: Napule è .
Con i primi guadagni il trasloco di tutta la famiglia in un bell’appartamento all’ultimo piano di un palazzo sempre del centro storico, e poi il matrimonio con una sua corista, Dorina Giangrande, che gli darà Alessandro e Cristina.
Fabiola invece entra nella vita di Pino Daniele una sera del 1992 in cui si incontrano a casa di un amico comune: Massimo Troisi. Con lei arrivano Sara, Sofia e Francesco, che ha solo otto anni (Sofia 13 e Sara 18) e l’allontanamento definitivo da Napoli. Pino lascia anche Formia e prende casa a Roma.
Non scrive nemmeno più in dialetto, però gli resta l’amore per il mare. E pure se «chi tene ‘o mare ‘o ssaje è fesso e cuntento» , lui quel ricordo di Napoli se lo porta dentro. E quando con la nuova compagna, Amanda Bonini, si stabilisce in Maremma, apre un ristorante sulla spiaggia dell’Argentario. Coronando un sogno comune a tanti di quei ragazzi napoletani che in una notte di settembre di oltre 33 anni fa gli dissero idealmente buon viaggio.
F.B.
REAZIONI A NAPOLI CORRIERE
La camera ardente a Roma all’ospedale Sant’Eugenio, i funerali mercoledì alle 12 al Santuario della Madonna del Divino Amore a Castel di Leva in diretta tv, le ceneri ospitate a Napoli al Maschio Angioino, quindi la sepoltura nella Maremma toscana, a Talamone o a Magliano. Sarà un lungo e doloroso addio, quello a Pino Daniele che ben condensa i mille colori non solo della sua città, ma della sua immensa comunità di affetti. Una soluzione di compromesso che prova a tenere insieme la volontà di tutti. I cinque fratelli che avrebbero preferito il funerale a Napoli e sentono il peso della delusione della città. «Il mio cuore mi dice di portare Pino a Napoli perché è la sua città, ma sono i figli a decidere» dice Salvatore. «Il sindaco de Magistris ci aveva confermato via mail che era tutto pronto ma sarebbe stato complicato anche dal punto di vista dell’ordine pubblico, come il Papa a Roma» spiega Nello. «Le passerelle non gli sono mai piaciute, accettiamo la scelta dei figli che riflette la volontà di Pino. Napoli l’ha salutata con i concerti del 16 e 17 dicembre al PalaPartenope». I cinque figli, che hanno insistito per le esequie a Roma in un luogo che possa accogliere una moltitudine. La scelta di Pino di essere sepolto in Toscana. «Era la sua volontà sì, lo sapevamo tutti», conferma Nello.
E, poi, le donne della sua vita, la prima moglie Dorina Giangrande (madre di Alessandro e Cristina), corista nell’album d’esordio Terra mia , Fabiola Sciabbarasi, l’ex modella da cui ha avuto Sara, Sofia e Francesco. E l’ultima compagna, Amanda Bonini che era con lui l’altra sera in Toscana. C’erano tutte ieri alla camera ardente al Sant’Eugenio, dove fin dal mattino sono arrivati, altrettanto affranti, i componenti dell’altra sua grande famiglia. Quella musicale. Tra i primi, devastati, James Senese e Enzo Gragnaniello, il compagno di scuola («A otto anni già suonava la chitarra. Tutte le sue canzoni, anche le più malinconiche sono piene di voglia di vivere»). E poi Raf, Gigi D’Alessio, Vincenzo Salemme, Claudio Baglioni, Emma Marrone, Lina Sastri («Ha fatto bene il sindaco di Napoli a mettere le bandiere a mezz’asta: lui è stato una bandiera»). Il manager Ferdinando Salzano. Sono in tanti a sentirsi orfani di Pino Daniele e tutti ne reclamano il lutto. Su Facebook nasce il gruppo che invoca funerali a Napoli e dai social rimbalzano omaggi da ogni luogo, dall’astronauta Cristoforetti a Eric Clapton, dai colleghi a Maradona.
Ma l’abbraccio più forte arriva dai tantissimi che si mettono in fila fuori dall’obitorio del sant’Eugenio. In coppia, in gruppi, da soli, giovani, anziani. Anche infermieri e medici dell’ospedale aspettano il turno per entrare nella piccola camera ardente con i fiori bianchi. C’è chi arriva da Napoli e la trova già chiusa. Aspetteranno la riapertura alle otto di oggi, assicurano. Portano fiori, ricordi e gratitudine, una gara di discrezione che assomiglia all’artista che li ha riuniti qui.
Alla fine del pomeriggio arriva la notizia che i napoletani aspettavano. «Siamo felici che la famiglia abbia accettato la nostra disponibilità ad ospitare per l’ultimo saluto le sue ceneri» annuncia de Magistris «Tutta Napoli verrà a salutare nei prossimi giorni al Maschio Angioino il suo Pino, il nostro nero a metà». A ognuno il suo Pino. Doppio funerale come fu per Totò. Forse non gli sarebbe dispiaciuto. «Non gli piaceva essere Masaniello, lui era già il re» sorride amaro Nello.
Stefania Ulivi
ARBORE
«Era un cantore della canzone napoletana, ma quando io gli chiedevo alla fine degli anni 80 di venire in tv, a D.O.C. , a cantare i brani classici della tradizione lui si rifiutava: “Cantare no, piuttosto la vengo a suonare”». Renzo Arbore, era il 1977, in radio fece da megafono attraverso Alto gradimento a ‘Na tazzulella ‘e cafè , intuendo subito la carica innovativa di quel ragazzo all’esordio musicale, «si capiva che aveva proseguito la lezione di Carosone: mescolare la napoletanità attualizzandola». Avevano visioni diverse sulla musica napoletana, Arbore alfiere di quella più folcloristica, Daniele di quella che esce dalle strade battute. Ci fu un fraintendimento, presto ricomposto: «Pino Daniele non amava essere associato alla tradizione partenopea. Vale per molti artisti. Quando sono degli innovatori, come Pino, non vogliono essere confusi con la tradizione, essere definiti “eredi di”. Se avesse cantato una canzone napoletana antica lo avrebbero paragonato ad altri maestri del passato». Prosegue: «Successe anche con il mio amico Jannacci, fu difficile fargli accettare di interpretare Oh mia bela Madunina . Mi diceva: “Io non c’entro niente, sono andato da un’altra parte”. È un tipico tratto artistico e un ragionamento ineccepibile: non vogliono essere riconosciuti come tradizionalisti ma come rivoluzionari».
Renato Franco
ANDREA LAFFRANCHI
Le mani di Pino. La persona e il personaggio, l’uomo e il musicista secondo Ron si spiegano allo stesso modo. Ron quelle mani le ha conosciute bene. Nel 2002 lui e Pino, con Fiorella Mannoia e Francesco De Gregori, hanno girato l’Italia condividendo un tour, canzoni e pubblico, serate e camerini.
«Non avrei mai pensato che la scomparsa di Pino mi avrebbe messo addosso tanta angoscia», confessa il cantautore. Il ricordo delle mani apre la porta delle emozioni. «“Ron mi dà sicurezza” e sentivo il suo manone aggrapparsi al mio braccio prima di salire sul palco. Ironizzava così sulla sua vista. Era un modo di essere uniti che andava oltre la musica».
Le mani ovviamente erano anche quelle sulla chitarra. «Uno dei brani che facevamo assieme era “Non abbiamo più bisogno di parole”: lui alla chitarra e io al piano. Ricamava con delicatezza, ma aveva dato anche uno schiaffo nuovo alla mia canzone e la sua sei corde era come un tronco secolare cui appoggiarsi». Aveva sempre lo strumento in braccio. «Era un musicista vero. Quando mi parlò dei suoi problemi di salute legati al cuore, disse che viveva giorno per giorno. E non voleva passarne nemmeno uno senza suonare».
Ron torna indietro con la memoria. «Un grande con un Dna unico. Lo riconoscevi subito, anche in quei quiz tv dove senti due secondi di una canzone... Col blues aveva dato alla nostra canzone una spinta verso America e Inghilterra». Un napoletano e un pavese assieme, sembra quasi una barzelletta. «Durante il tour volle venire a casa mia. Garlasco non è un posto indimenticabile, ma ne apprezzò la tranquillità rispetto al caos di Roma dove viveva allora. Quanto al suo essere partenopeo sapeva non imporre la napoletanità. Anche nella musica. A differenza di altri aveva capito che quella lingua andava mischiata con l’italiano per farsi capire da tutti».
Andrea Laffranchi
L’ambulanza è rientrata, secondo Robusto Biagioni, responsabile della Asl di Grosseto, alle 21.39. Ma sui tempi si sono sentite voci discordi. Daniele aveva deciso di non farsi ricoverare a Grosseto o Orbetello, i due ospedali più vicini, ma di tornare a Roma per affidarsi al medico che lo aveva in cura da diversi anni, Achille Gaspardoni, direttore dell’unità coronarica di Cardiologia all’ospedale S.Eugenio. (Rep)
Pino Daniele, ha spiegato Gaspardone, «aveva una gravissima malattia alle coronarie da 27 anni, una patologia che era stata trattata e messa sotto controllo grazie ad interventi di angioplastica». L’artista aveva subito 4 interventi nel corso degli anni, e all’inizio della malattia, negli anni Novanta, aveva dovuto rinunciare per lungo tempo ad esibirsi dal vivo. La fine «non è stata una sorpresa», ha detto il dottor Gaspardone, «ma proprio grazie agli interventi e procedure effettuati ha potuto vivere fino alla soglia dei sessanta anni».
GUIDO RUOTOLO LA STAMPA
Qualcosa che non va. La stanchezza, un malessere strano. La telefonata con il fratello Nello, fresco di by-pass coronarico. Le raccomandazioni, («Vai al pronto soccorso»). «No, passerà, adesso chiamo il mio cardiologo». Era abituato agli scherzi di cuore. Da quando aveva 32 anni una grave patologia alle coronarie lo aveva costretto a subire (nel tempo) quattro interventi di angioplastica.
Una andata in pizzeria che viene annullata. Si cena a casa. Poi arriva il vomito, il dolore al petto. A quel punto, - la ricostruzione è del responsabile del 118 dell’Asl di Grosseto - «alle 21,12», parte la telefonata al 118, la richiesta di soccorso. Un’ambulanza con medico e defibrillatore alle 21,15 è già a sirene spiegate. L’equipaggio alle 21,29 chiama l’utenza da cui era partita la richiesta di soccorso, per avere indicazioni più precise della casa.
Ma Pino Daniele aveva già lasciato la casa di Magliano, Orbetello. Un paio di minuti e il medico annuncia alla sala operativa che l’ambulanza sta rientrando. Ci voleva pure l’intoppo della gomma bucata. In macchina c’è il suo collaboratore alla guida e Amanda, la sua compagna. Dopo un’ora e qualche minuto in più finisce a Roma la disperata corsa di Pino Daniele all’ospedale dove l’aspettava il suo cardiologo. I medici del Sant’Eugenio provano a rianimarlo. Niente da fare.
Momenti di dolore e di tensione. Con il cardiologo romano che lascia intendere che l’ambulanza di Grosseto aveva un ritardo intollerabile ma anche che Pino Daniele presentava «una sintomatologia atipica».
Se solo si fosse fermato a Grosseto - che tra l’altro ha un reparto di emodinamica di eccellenza - forse le cose sarebbero andate diversamente, («Poteva salvarsi», dice uno dei sei fratelli del cantautore napoletano, tutti cardiopatici, Carmine).
Se ne è andato così, nel cuore della notte, Pino Daniele, l’ultimo rappresentante di una stagione di riscatto di una città, Napoli, che si è illusa di vivere un nuovo Rinascimento.
Napoli muta, attonita, dolente, orfana, stasera si incontrerà a piazza Plebiscito - la magica piazza dove Pino Daniele tenne un concerto straordinario nel 1981 davanti a 200.000 spettatori - per ricordarlo con «Napul’è», una delle canzoni più belle dell’artista napoletano.
I napoletani vorrebbero che si celebrassero in città i suoi funerali ma i figli di Pino Daniele hanno annunciato che i funerali si terranno domani alle 12 al Santuario della Madonna del Divino Amore, a Roma, e che la salma sarà tumulato nel cimitero di Talamone (Orbetello).
I fratelli di Pino, invece, spingono per i funerali a Napoli - il sindaco Luigi De Magistris ha proclamato il lutto cittadino - e in serata è stato annunciato che le ceneri del cantautore saranno esposte al Maschio Angioino per consentire ai napoletani di poter dare un ultimo saluto all’artista. «Io Napoli la amo e la odio», disse una volta Pino Daniele, che aveva deciso di vivere lontano dalla sua città, in una intervista televisiva. Napoli piange oggi uno dei suoi figli più amati.