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 2015  gennaio 06 Martedì calendario

NAZIONALE - 06

gennaio 2015
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LA CRISI DELL’EURO
Effetti benefici dal calo della moneta unica e delle quotazioni petrolifere sia per i conti pubblici che per quelli delle imprese esportatrici. Giù bollette e benzina
I doni per l’Italia da mini-euro e greggio Pil a velocità doppia, sconti alle famiglie
ETTORE LIVINI
MILANO .
L’Italia inizia il 2015 accendendo un cero al mini-euro e ai grandi saldi sul petrolio. Il crollo della moneta unica e del greggio «sono le migliori notizie di quest’anno per il nostro Paese», sintetizza Gregorio De Felice, responsabile della Direzione Studi e ricerche di IntesaSanPaolo: festeggia il Tesoro che — ai valori attuali — vedrà il Pil crescere dello 0,6% più del previsto. Stappano lo champagne le imprese (almeno quelle esportatrici) per cui le stime parlano di 10 miliardi di vendite aggiuntive all’estero. E, una volta tanto, sorridono anche i consumatori che hanno già visto scendere del 15% da agosto il costo del pieno per l’auto e calare le bollette di luce (—3%) e gas (—0,3%) a gennaio.
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EFFETTO-PIL
«Il petrolio a 60 euro al barile vale da solo uno 0,5% di Pil in più», ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il mal sottile dell’oro nero è in effetti un toccasana per l’Italia. La bolletta energetica 2014 del Belpaese è stata pari a 45 miliardi di euro, 11 miliardi in meno dell’anno precedente. E se il barile resterà a un livello medio di 75 dollari (ben sopra le quotazioni attuali) quest’anno potremmo risparmiare altri 6 miliardi sugli acquisti di energia. Per l’Ufficio studi di Confindustria, l’effetto-greggio regalerà al nostro prodotto interno lordo un +0,32% quest’anno e un +0,59% nel 2016.
«Il calo dell’euro può valere ancor di più», assicura De Felice. IntesaSanPaolo calcola che quando la moneta unica perde il 10% del suo valore, l’economia italiana cresce dello 0,4%. Il cambio medio sul dollaro nel primo semestre del 2014 è stato di 1,37 e il deprezzamento a ieri era già pari al 13%. I calcoli sono presto fatti: l’effetto del crollo della valuta e del petrolio potrebbe più che raddoppiare da solo la dinamica della crescita dell’Italia, fissata per ora al +0,5% nel 2015.
I BENEFICI PER LE FAMIGLIE
Il più immediato, quello che tocchiamo con mano ogni volta che facciamo il pieno all’auto, è quello sul carburante. A luglio un litro di gasolio nei distributori italiani costava in media 1,63 euro. Oggi siamo attorno agli 1,4. Il prezzo di un rifornimento da 50 litri è calato così da 80 euro a 69. Il risparmio complessivo per chi fa 15mila chilometri l’anno con un’utilitaria è di 550 euro in 12 mesi. Il calo della benzina ci dovrebbe consentire di spendere meno anche per acquistare altri beni di consumo, alimentari compresi. Basta pensare che il costo del trasporto, secondo Coldiretti, incide fino al 35% sui prezzi dell’ortofrutta.
Al ribasso hanno iniziato a muoversi anche le bollette, pur se in modo molto più lento. A gennaio l’Authority dell’energia ha annunciato un taglio del 3% sulla luce e dello 0,3% sul gas. Briciole rispetto al crollo del greggio. Ma la colpa è almeno in parte dei meccanismi di calcolo. Ribassi più consistenti, promettono gli esperti, dovrebbero materializzarsi con la revisione tariffaria in primavera. Nell’anno tra aprile 2014 e marzo 2015 la famiglia media italiana ha risparmiato 3 euro sull’elettricità e 72 euro sul gas.
PIÙ UTILI IN AZIENDA
L’euro debole, da che mondo è mondo, è una buona notizia per un’industria come quella italiana molto votata all’esportazione. I numeri già disponibili fotografano i benefici in cifre. Dopo un inizio 2014 in sordina, il ribasso della moneta unica ha fatto da volano a una robusta ripresa delle vendite nell’area non-euro, cresciute negli ultimi tre mesi del 3,2% malgrado il crollo in Russia (causa sanzioni) e Ucraina. Se l’euro si assesterà a quota 1,15 — calcola IntesaSanpaolo — le imprese italiane incasseranno nel 2015 10 miliardi in più grazie all’export. Un’ottima notizia per settori vitali per il Made in Italy come il sistema moda, che genera all’estero il 52% del fatturato, la meccanica (+7,8% tra agosto e novembre) e l’agroalimentare. Il petrolio invece darà una mano alle realtà più energivore come la siderurgia, un altro piccolo aiutino per lo Stato impegnato a rilanciare in proprio l’Ilva.
«Il fattore export potrebbe da solo regalare un altro +0,3% al Pil italiano nel 2015», calcola De Felice. Attenzione però: «Greggio ed euro sono due fattori esogeni che non hanno niente a che vedere con la nostra capacità di fare politica economica », conclude. Tradotto in soldoni: come sono scesi a picco in poche settimane, altrettanto velocemente potrebbero invertire la rotta. L’Italia, insomma, oggi può festeggiare. Ma per il futuro meglio che impari a salvarsi con le sue forze.
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FOTO: AFP