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 2015  gennaio 06 Martedì calendario

È terminata la presidenza semestrale dell’Italia nell’Unione Europea e quindi ci poniamo la domanda relativa ai risultati più significativi ottenuti durante questo prestigioso incarico

È terminata la presidenza semestrale dell’Italia nell’Unione Europea e quindi ci poniamo la domanda relativa ai risultati più significativi ottenuti durante questo prestigioso incarico. Molto scarsi è la sintetica risposta a questa domanda e non vale la scriminante dei numerosi problemi interni che hanno tormentato il nostro Paese. Sono mancati la volontà e l’impegno costante dei nostri politici rivolti ad affrontare i temi più scottanti nel settore della politica internazionale. Nicodemo Settembrini neda.r@alice.it Caro Settembrini, È già stato detto, ma conviene probabilmente ripeterlo. Dopo l’arrivo di un presidente del Consiglio europeo che resta in carica per due anni e mezzo e può essere confermato per un secondo mandato, il presidente di turno, scelto secondo l’ordine alfabetico dei Paesi membri dell’Unione, ha perduto una buona parte delle sue prerogative. È stato proposto di sopprimere la carica, ma è prevalsa la convinzione che il principio della rotazione fosse importante, soprattutto per i Paesi che non appartengono al nucleo iniziale. Il loro presidente del Consiglio recita la parte del padrone di casa, i loro giornali trattano i problemi dell’Ue con maggiore attenzione, l’opinione pubblica si sente coinvolta. È inutile quindi cercare di giudicare un presidente secondo la scala dei successi e degli insuccessi. Farà un buon lavoro se dimostrerà di sapere presiedere le riunioni del Consiglio con autorevolezza, se utilizzerà l’occasione per fare meglio comprendere ai suoi colleghi il punto di vista del suo Paese sui problemi che gli stanno maggiormente a cuore. Nel caso dell’Italia i problemi maggiori erano tre. Occorreva battere fortemente sul tasto della crescita per ricordare che il risanamento del debito, se l’economia non si rimette in moto, è una impossibile fatica di Ercole. Occorreva trovare una posizione intermedia, tra falchi e colombe, sulle sanzioni da adottare contro la Russia per l’annessione della Crimea. Era necessario, infine, richiamare l’attenzione del Consiglio sull’importanza che il Mediterraneo ha assunto per l’intera Europa. Occorre superare la fase in cui ogni Paese si considerava responsabile per la propria area geografica. Il Mediterraneo, in questi ultimi anni, è diventato la più calda frontiera dell’Ue, e i suoi problemi possono essere affrontati soltanto collegialmente. Credo che sul primo e sul terzo di questi problemi, qualche progresso, anche per merito dell’Italia, sia stato fatto.