Mario Sensini, Corriere della Sera 6/1/2015, 6 gennaio 2015
Padoan esclude favoritismi e parla di una decisione collegiale ROMA Il ministero dell’Economia difende le linee generali del decreto di Natale sulle sanzioni penali in campo tributario
Padoan esclude favoritismi e parla di una decisione collegiale ROMA Il ministero dell’Economia difende le linee generali del decreto di Natale sulle sanzioni penali in campo tributario. Il ministro Pier Carlo Padoan non ha nascosto ieri le sue preoccupazioni ai collaboratori per l’effetto che l’incidente potrebbe avere sulla delega per la riforma fiscale e soprattutto sui tempi per la sua attuazione, ormai ridotti al minimo. «È una buona riforma e va portata avanti» dicono a Via XX Settembre, dove si esclude che le norme contestate avessero l’obiettivo di favorire specificamente qualcuno, anche se esse, come ha detto lo stesso Renzi sono state aggiunte in un secondo momento a Palazzo Chigi. Di rientro a Roma dopo qualche giorno di vacanza, Padoan intanto ha chiesto ai suoi uffici di smentire immediatamente, ed in modo categorico, il sito internet Dagospia , che gli attribuiva di fatto un ruolo da regista nell’operazione. Nelle prossime ore il ministro incontrerà il presidente del Consiglio Matteo Renzi, con il quale si è sentito più volte in questi giorni, e insieme faranno di nuovo il punto sulla situazione. Quel che interessa a Padoan è che la delega sia attuata. I suoi principi sono stati condivisi da tutti, governo e Parlamento, dicono a Via XX Settembre, ed è necessario andare avanti: «Se serve qualche approfondimento sulle norme di attuazione, che sono state comunque varate collegialmente, si faranno». Ma senza perdere tempo. Approvata quasi un anno fa dal Parlamento, la delega per la riforma del Fisco, ha già avuto una storia straordinariamente tormentata. Venne avanzata per la prima volta addirittura da Giulio Tremonti nel 2011, poi modificata dal governo Monti, approvata da un solo ramo del Parlamento, decaduta e infine risorta per iniziativa parlamentare in questa legislatura. La delega arrivata finalmente in porto impone al governo il termine del 27 marzo per l’emanazione dei decreti di attuazione. Ma ne mancano ancora tanti e la procedura per varare i provvedimenti attuativi è di per sé lunga e laboriosa. Approvato uno schema del decreto legislativo, come quello di Natale sull’abuso del diritto e le sanzioni penali, su cui è scoppiato il caos, il governo lo trasmette alle Commissioni Parlamentari competenti per il parere e poi vara il decreto definitivo, a meno che non sorgano contrasti con il Parlamento che comporterebbero ulteriori complicazioni. Di decreti attuativi della delega ne mancano almeno cinque o sei, da quello più atteso, cioè la riforma del catasto e degli estimi, alla riforma della giustizia tributaria, passando per quelle dell’accertamento, della riscossione, della fiscalità per le imprese. Tutti provvedimenti attesi da anni, come del resto quello sulle sanzioni penali, sul quale, si sottolinea al ministero, c’era pieno accordo del Parlamento. Il testo della delega, del resto, invitava esplicitamente il governo, tra le altre cose, anche a considerare «la possibilità di ridurre le sanzioni per le fattispecie meno gravi o di applicare sanzioni amministrative, anziché penali, tenuto anche conto di adeguate soglie di punibilità». La proporzionalità delle pene rispetto alla gravità dei comportamenti infedeli, dice il Tesoro, è il principio cardine del nuovo apparato sanzionatorio, e va salvato. A prescindere dalla soluzione che si troverà sulla contestatissima soglia della rilevanza penale dell’evasione rispetto al reddito, e delle polemiche che ne sono scaturite sui reali, o presunti beneficiari. Mario Sensini