Paolo Siepi, ItaliaOggi 3/1/2015, 3 gennaio 2015
PERISCOPIO
Ragazzi, la storia non ha più un becco di un quattrino. Massimo Bucchi, il venerdì.
Saviane si vantava dell’imbarazzo provato dai carabinieri che gli recapitarono in osteria un avviso di garanzia per ingiuria alle alte cariche dello Stato. Sergio allora, offrì loro un’ombretta di bianchetto. Massimo Del Papa, Il rompicoglioni. L’eredità perduta di Sergio Saviane. Alberto Liberali editore.
Lo cantavo fin da principio: «La musica è tutto quel che ho». Pino Daniele, musicista. la Repubblica (Emilio Marrese).
«Renzi», chiedo a Salvini, «le ha mandato un sms dopo “l’infame agguato” di Bologna?». «Niente. Di persona l’ho visto una volta sola. Siamo molto diversi, anche di carattere. Lui è più spregiudicato, certamente più cattivo, visto come ha fatto tabula rasa di tutti quelli che c’erano prima. A me non viene facile, sono più comunitario. Comunque, il vero nemico di Renzi non sono io né Grillo né qualcun altro: è Renzi stesso». Carlo Verdelli, la Repubblica.
Finora ho portato alla Scala più di 4 milioni di euro di contributi privati, per la maggior parte dall’estero. Al momento, un terzo delle nostre risorse arriva dallo stato, un terzo dai privati e un terzo dal botteghino. Trovo che sia l’equilibrio giusto. Alexander Pereira, dal primo settembre 2014 sovrintendente de La Scala. La Stampa.
Oggi, nelle aziende, si parla solo con i computer, mentre delle macchine bisognerebbe prendere solo quello che serve davvero. Parlarsi di più, anche tra imprenditori, potrebbe voler dire unire le forze, perdere un po’ di egoismo personale per andare avanti insieme. Son tempi difficili, anche se i segni c’erano già da tempo. Io, ad esempio, nel maggio 1977, ho fatto un viaggio in Cina: ho visto che quel prodotto di design del quale io avevo brevettato il disegno loro lo copiavano. Stiamo subendo questo, in fondo. È anche per questo che io, nel 2008, ho venduto agli svedesi la mia azienda perché non ci era più possibile tenere il nostro standard di qualità. La concorrenza non era più solo cinese ma anche europea e persino lombarda: quella dei bresciani di Lumezzane, che vendevano le maniglie a peso. Carlo Edoardo Valli, imprenditore brianzolo. Corsera.
Cinquant’anni fa nessuno si sarebbe interessato a un nero ucciso da un poliziotto bianco in America, oggi è una notizia mondiale. La storia non cambia forse, ma la sua percezione sì, e questo è un progresso. Del resto io sono un ottimista, penso che il mondo sia oggi decisamente migliore di cento anni fa. Ken Follett, romanziere. la Stampa.
Che cosa frena le aziende tedesche o straniere a investire in Italia? Un insieme di fattori. Il primo è l’incertezza del diritto. Quello è un ostacolo gigantesco. I tempi dei processi sono insopportabilmente lunghi: non è possibile dover aspettare anni per una sentenza. Per un’azienda è un fattore di incertezza micidiale, quando deve fare un business plan. Anton Börner, leader degli esportatori all’ingrosso tedeschi. la Stampa, (Tonia Mastrobuoni).
Me li ricordo ancora, certi quieti interminabili giorni d’estate, e il sole di giugno che dalle finestre del soggiorno sembrava non tramontare mai sulla nostra solitudine. Mentre le fodere bianche proteggevano dalla polvere i divani, dove peraltro non si sedeva mai nessuno; e i pavimenti tirati a cera, nelle stanze sempre vuote, brillavano. Grazie, allora, per il festoso squillare, stasera, del campanello della porta, e per la mole informe dell’appendiabiti sepolto da giacche e borse delle amiche di mia figlia venute a casa per festeggiare insieme. Per le risate che esplodono corali, all’improvviso, e anche per lo stato in cui domattina troverò la cucina. Le case non sono fatte che per viverci, per stare insieme e per volersi bene, e stasera la mia di tutto questo è così piena. Mi stupisce dirlo, ma sembra come colma della tenerezza di Dio. È quasi mezzanotte quando l’ultima invitata se ne va. I gatti se ne escono guardinghi dal bunker sotto al letto, annusano cauti in corridoio, poi, rassicurati, vengono a farsi dare un’ultima carezza. E belli come sono, gentili fiere domestiche, mi paiono, come diceva Chesterton, anche loro un segno di quella segreta tenerezza. Marina Corradi. Avvenire.
So dove ero al momento dell’incidente di Ayrton Senna. Cosa stavo facendo e che mi crollò il mondo addosso. Poi il giorno dopo sarebbe accaduta una cosa che per me sarebbe stata speciale, avrei ricevuto il Telegatto a Milano e a consegnarlo doveva essere lui. Purtroppo non arrivò mai. Non ricordo chi fece la premiazione, ma per me è uno dei momenti più dolorosi della vita. Ho ricevuto il premio. Ayrton che doveva portarlo sul palco non c’era più. Quel giorno la mia vita ha preso un’altra direzione. Piango ancora oggi. È una mancanza enorme, se ne andò una parte di me. Carol Alt, attrice. Il Fatto.
Al ritorno in Italia dopo la prigionia in Giappone avevo chiuso con la pittura attiva. Ma c’erano pur sempre i ricordi e gli amici. Tra questi Guttuso. Lo conobbi all’accademia. Renato si innamorò di me. Mi fece diversi ritratti. Il primo, quando avevo 18 anni. Lui era più grande di un anno. Ci scambiammo un solo bacio. Compresi che non lo desideravo come amante. Da quel momento fu solo una bella amicizia. Topazia Alliata, madre di Dacia Maraini. Repubblica.
A Centocelle o si diventava delinquenti o intellettuali, io avevo scelto la seconda possibilità, l’avevo fatto così bene che mi chiamavano Agonia mentre i miei coetanei erano il Mastino, il Volpe e un apprendista idraulico soprannominato il Galleggiante. Claudio Baglioni, cantante. Corsera.
In Olanda ogni quattro anni i musei sono sottoposti a un esame dettagliatissimo e trasparente da parte di una commissione scientifica. Il direttore deve compilare una relazione di duecento pagine in cui si spiega, voce per voce, che cosa si sta facendo, chiarisce, tra altre cose, dove vuole che sia il museo nei tenta anni successivi e come intende arrivarci. Diciamo che tutta l’Italia avrebbe bisogno di un esame così. Con conseguenze annesse. E cioè. Sei un bravo professore? Guadagni di più? Lavori male? Guadagni di meno e nei casi estremi... te ne vai. È un principio che dovrebbe essere applicato a tutte le categorie. Christian Greco, neo direttore del Museo egizio di Torino. Sette.
Noi eravamo così vicine che avevo la sensazione di sentirla sognare. Christine Okrent, Françoise Giroud. Fayard. 2003.
Che gusto c’è a comandare chi supinamente obbedisce? Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 3/1/2015