VARIE, 3/1/2015, 3 gennaio 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LA NAVE DEI MIGRANTI
BRUXELLES - "I trafficanti trovano nuove rotte per l’Europa e impiegano nuovi metodi per sfruttare i disperati". La lotta a queste organizzazioni criminali "sarà una priorità top" nel piano Ue complessivo sulle migrazioni. Così il commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos sui migranti alla deriva a bordo delle navi Ezadeen e Blue Sky M.
E’ "superfluo" affermare che la lotta contro la tratta degli immigrati sarà "una priorità nell’approccio globale alla migrazione". Ci sarà "un piano strategico, che sarà presentato a tempo debito. Andremo avanti con impegno e determinazione". La dichiarazione pubblica da Bruxelles di Avramopoulos è decisa. "Mi congratulo con la Guardia costiera italiana e Frontex che, nel quadro dell’operazione congiunta Triton, hanno salvato centinaia di migranti in difficoltà. Questi eventi sottolineano la necessità di un’azione a livello Ue decisa e coordinata. Gli scafisti stanno trovando nuove rotte verso l’Europa e stanno impiegando nuovi metodi per sfruttare persone disperate che cercano di sfuggire a un conflitto o alla guerra. Pertanto abbiamo bisogno di agire contro queste spietate organizzazioni criminali. Non dobbiamo permettere ai contrabbandieri di mettere a rischio la vita delle persone in vecchie navi abbandonate".
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Proprio questa mattina si sono concluse nel porto di Corigliano Calabro, le operazioni di sbarco dei migranti siriani dal mercantile Ezadeen, soccorso giovedì pomeriggio al largo della costa calabrese dopo che l’equipaggio aveva abbandonato i comandi. Complessivamente sono giunte 360 persone, tra le quali 232 uomini, 54 donne e 74 minori, 8 dei quali da affidare perché non accompagnati da adulti. Questi ultimi 8 sono stati temporaneamente affidati alle cure di una casa famiglia di Corigliano in attesa di decidere dove trasferirli (FOTO).
Le condizioni dei migranti sono complessivamente buone, e non sono stati necessari ricoveri in ospedale. Una volta a terra i migranti sono stati nutriti e visitati dai medici del 118. Dalle prime indicazioni e dallo stato complessivo delle persone che erano a bordo,le forze dell’ordine ritengono che la nave abbia viaggiato per pochi giorni prima di essere intercettata al largo della Calabria. Dopo lo sbarco, i migranti sono stati trasferiti in centri di accoglienza di varie regioni. Le operazioni sono state coordinate dalla Prefettura di Cosenza.
A PROPOSITO DELLA BLUE SKY M.
ATENE - Allarme rientrato per la nave che oggi, mentre si trovava al largo di Corfù, aveva lanciato un sos per la presunta presenza di uomini armati a bordo. Il cargo ’Blue Sky M’, battente bandiera moldava, era partito probabilmente dalla Turchia con a bordo centinaia di siriani ed era diretto in Croazia. Più tardi, però, ha cambiato rotta, dirigendosi verso la Puglia.
Nessun problema meccanico, né uomini armati a bordo. Per l’imbarcazione si temeva ci fossero problemi ai motori, ma l’ispezione condotta dalle autorità greche ha verificato che non ci sono anomalie. Non è stata rilevata neanche la presenza di uomini sospetti e il cargo prosegue il suo viaggio. "Stiamo monitorando la situazione. Mi dicono che a bordo potrebbero esserci 500 persone e che la nave effettivamente sia senza equipaggio. Riteniamo che chi la governava abbia inserito il pilota automatico e poi abbandonato la nave che sta navigando verso le coste della Puglia. Al momento si trova a 15 miglia da Leuca, piano piano si sta avvicinando. Sotto costa risente meno delle correnti. Tenteremo di salirci e prendere il comando", ha detto il comandante Attilio Maria Daconto a capo della capitaneria di porto di Gallipoli, nel Salento, che non si sbilancia, ma ammette che la situazione è particolare e lui e i suoi uomini non la perderanno di vista. "Prima di intervenire - ha aggiunto - dobbiamo avere le idee chiare. Sul posto abbiamo già inviato motovedette". Qualcosa deve essere accaduto e gli scafisti potrebbero aver abbandonato la nave al suo destino che ora punta dritta sulle coste più a sud della Puglia.
Sos riferito da autorità italiane. È stata la Guardia costiera italiana ad avvisare le autorità greche che una nave aveva inviato una richiesta di soccorso mentre salpava dalla costa al largo dell’isola di Corfù. Un HH-139 dell’Aeronautica Militare è decollato dalla base di Gioia del Colle, in Puglia, per raggiungere la nave cargo. A bordo dell’elicottero dell’Aeronautica Militare, oltre all’equipaggio, anche personale della capitaneria di porto. Tre operatori sono saliti sul cargo per verificare le condizioni di governo della nave. L’intervento è stato richiesto dalla Maritime Rescue Sub Center di Bari.
Stessa zona della Norman Atlantic. La richiesta di aiuto è arrivata dalla stessa zona dove domenica scorsa è avvenuto l’incidente alla nave greca Norman Atlantic, costato la vita finora a 11 persone.
A PROPOSITO DEL MERCANTILE EZADEEN
CORIGLIANO CALABRO - È in porto a Corigliano Calabro, in salvo, il mercantile Ezadeen che trasportava 360 profughi di nazionalità siriana, tra cui oltre 70 minori, soccorsi dalla Guardia costiera nel Mare Jonio al largo della costa della Calabria dopo che gli scafisti avevano abbandonato l’imbarcazione.
Gli immigrati sono stati portati in alcuni centri di accoglienza dove si procederà alla loro identificazione. Nessuno dei migranti presenta problemi di carattere sanitario.
Il bilancio definitivo delle persone arrivate è di 360, tra le quali 232 uomini, 54 donne e 74 minori, 8 dei quali da affidare perché non accompagnati da adulti. Questi ultimi 8 sono stati temporaneamente affidati alle cure di una casa famiglia di Corigliano in attesa di decidere dove trasferirli.
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L’Aeronautica militare italiana aveva portato a bordo della nave in difficoltà personale della Capitaneria di porto e della Guardia costiera, con il compito di assumere il controllo e mettere in sicurezza la nave. Dopo essersi fermato in mezzo al mare, avendo esaurito il carburante, il cargo è stato preso al traino dalla nave islandese di Triton.
Navi fantasma. Sono acquistate a poche centinaia di migliaia di dollari e abbandonate dagli scafisti in vista delle coste italiane dopo aver fruttato guadagni milionari ai trafficanti di esseri umani: è il trend delle navi ’fantasma’, come è il cargo Ezadeen, lasciato dall’equipaggio a
40 miglia al largo di Capo Leuca: "È il terzo caso che registriamo in queste ultime settimane di nave abbandonata al suo destino con centinaia di persone a bordo", spiega l’Ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante dei reparti operativi della Guardia Costiera, ha fatto emergere questo nuovo modus operandi nelle strategie delle organizzazioni che sfruttano il traffico di migranti. Si tratta, spiega Pettorino, di "mercantili al termine della loro vita operativa, carrette del mare acquistate a 100-150mila dollari e poi riempite di centinaia di migranti, in prevalenza di nazionalità siriana, che arrivano a pagare ciascuno anche 6mila dollari per la traversata dalle coste turche alla volta dell’Europa". I trafficanti arrivano così a guadagnare fino a 5 milioni di dollari per ogni viaggio "e quindi non hanno alcuna remora ad abbandonare la nave, considerando il margine di guadagno" assicurato dal business dell’immigrazione irregolare.
Business milionario. Un vero business milionario, quello dei migranti in rotta verso l’Europa: secondo l’Organizzazione internazionale per l’immigrazione, che ha sede a Ginevra, gli immigrati sono costretti a pagare tra 1.000 e 2.000 dollari per il viaggio, cifra che avrebbe fruttato ben oltre un milione di dollari ai trafficanti che operano su navi come la Blue Sky. Due navi da carico sono state intercettate nei giorni scorsi dalla Marina Militare Italiana, cariche di immigrati, soprattutto siriani. L’Italia si trova ad affrontare da diversi anni un afflusso crescente di immigrati clandestini che cercano di raggiungere l’Europa dal Mediterraneo a rischio della loro vita.
ARRESTATI GLI SCAFISTI DELLA BLUE SKY M (1 GENNAIO)
Hanno cercato di confondersi tra centinaia di disperati. Ma gli investigatori del pool anti-immigrazione clandestina della provincia di Lecce sono riusciti ugualmente a identificarli: il comandante e tre membri dell’equipaggio della Blu Sky M, nave moldava che il 30 dicembre stava andando a schiantarsi contro le scogliere del Capo di Leuca con il suo carico di 797 migranti. Il cargo, a cui erano stati manomessi i comandi e inserito il pilota automatico e viaggiava a nove nodi verso le falesie del Salento, è stato salvato dai militari della Guardia costiera coordinati dal comandante Attilio Daconto, che ne hanno preso il comando dopo essere stati calati sul ponte da un elicottero della Marina e uno dell’Aeronautica.
La nave è stata quindi condotta nel porto di Gallipoli e 130 passeggeri (tra cui 35 bambini e una decina di donne incinte) ricoverati in ospedale - per ipotermia, fratture e disidratazione - mentre quelli che sono risultati in buone condizioni di salute sono stati sistemati in tre scuole cittadine. Tra aule e palestre sono state effettuate le procedure di identificazione, nonché gli interrogatori, che hanno permesso di appurare che l’equipaggio non era fuggito dalla nave ma si trovava ancora in mezzo al gruppo.
Gallipoli, scarpe e cibo per i migranti:
i profughi del Blue Sky nelle scuole
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In un inutile tentativo degli scafisti di confondersi con gli altri. La possibilità che avessero lasciato il cargo partito dalla Turchia era stata ripetutamente ventilata dalla persona che, nel pomeriggio di martedì, aveva parlato via radio con la Guardia costiera, raccontando di una fuga avvenuta tramite una piccola imbarcazione nei pressi delle isole greche. Affermazione a cui gli investigatori non hanno evidentemente creduto, riuscendo infine a scovare gli scafisti, compreso il comandante, e ad arrestarli con le accuse di favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
Gallipoli, lo sbarco dei migranti lasciati alla deriva
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Tutti e quattro sono stati trasferiti nel carcere di Lecce, mentre la Blu Sky M si trova tuttora sotto sequestro nel porto di Gallipoli. A bordo sono state trovate molte derrate alimentari ed elementi considerati utili all’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Antonio Negro, ma non armi. Resta da chiarire il motivo per cui gli scafisti abbiano improvvisamente invertito la rotta del cargo, che fino alla tarda mattinata del 30 navigava vicino le coste greche, anche se dai registri navali la destinazione
ufficiale risultava la Croazia. La virata verso la Puglia meridionale, insieme alla manomissione dei comandi, ha messo in atto un piano suicida, che nell’arco di poche ore avrebbe potuto trasformarsi in un’altra strage del mare.
Oggi i migranti sono stati in gran parte trasferiti nei centri di accoglienza salentini, delle province di Bari, Foggia, Taranto, Bat, e in Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana, regioni individuate dal piano di riparto del ministero dell’Interno.
DIDA
Sono quasi mille i profughi sul cargo abbandonato alla deriva arrivato nella notte a Gallipoli. Decine di bambini tra i feriti. Il mercantile battente bandiera moldava è approdato nel porto pugliese dopo che nel pomeriggio di ieri uno dei passeggeri aveva lanciato un Sos che aveva mobilitato le Marine militari greca e italiana. I profughi sarebbero in gran parte siriani imbarcati in Turchia, lasciati andare alla deriva nel Canale di Otranto dall’equipaggio forse composto da scafisti. La Guardia costiera: "Timone bloccato su rotta collisione con la costa, tragedia evitata"
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È stato concluso stamani, nel porto di Corigliano Calabro, lo sbarco dei migranti siriani dal mercantile Ezadeen, soccorso giovedì pomeriggio al largo della costa calabrese dopo che l’equipaggio aveva abbandonato i comandi. Sono giunte 360 persone, tra le quali 232 uomini, 54 donne e 74 minori, 8 dei quali da affidare perché non accompagnati da adulti. Dall’Onu arrivano parole di ringraziamento all’Italia. E anche l’Europa interviene attraverso le parole del commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos: «I trafficanti trovano nuove rotte per l’Europa e impiegano nuovi metodi per sfruttare i disperati». La lotta a queste organizzazioni criminali «sarà una priorità top» nel piano Ue complessivo sulle migrazioni.
MEDIALAB - Odissea Mediterraneo, le rotte e i traffici della morte
LO SBARCO NELLA NOTTE
Il mercantile Ezadeen, abbandonato dall’equipaggio in alto mare, senza elettricità e senza controllo è arrivato in tarda serata nell’area del porto di Corigliano Calabro, sulla costa ionica cosentina. Sulla nave sono stati calati, da un elicottero, tre operatori della Capitaneria di porto di Gallipoli e tre di Taranto i quali, come ha spiegato Francesco Perrotti, comandante della Capitaneria di porto Corigliano Calabro, hanno provato a fare ripartire l’imbarcazione. Poi sono iniziate le operazioni di traino che si sono concluse soltanto intorno alla mezzanotte. Il comandante Perrotti, che ha definito l’operazione soccorso abbastanza rischiosa, ha anche evidenziato che la scelta di Corigliano Calabro è stata obbligata dal fatto che il porto di Crotone è già stracolmo di carrette del mare, utilizzate per i viaggi della speranza. A quel punto si è scelto il porto in provincia di Cosenza che era il più vicino dopo quello di Crotone e dove non ci sono altre navi abbandonate.
IL CAMBIO DI STRATEGIA
Questo è l’ennesimo episodio che conferma la nuova strategia messa in atto dai trafficanti di esseri umani: per evitare ogni pur minimo rischio di essere arrestati, lasciano le navi ingovernate, col rischio di farle finire sugli scogli. Una metodica già nota alla Guardia costiera calabrese, che si è trovata ad affrontare casi analoghi nel recente passato. Per questo tipo di «sbarchi» l’organizzazione - spiegano alla Guardia costiera - usa navi dismesse da 2-3 anni, di cui non vi è più traccia nei registri navali ma che ricompaiono misteriosamente in queste circostanze. Navi, tra l’altro, di dimensioni tali - dai 60 ai 100 metri - da consentire la navigazione anche d’inverno, col mare grosso, mentre in passato venivano usate solo vecchie carrette di pochi metri e gli sbarchi erano concentrati nella stagione estiva. Dopo la partenza da porti della Grecia o della Turchia, a distanza di sicurezza dalle coste italiane, gli scafisti inseriscono il pilota automatico - o comunque danno i rudimenti di navigazione a qualcuno dei migranti a bordo - e abbandonano la nave. A modificare l’approccio degli scafisti avrebbe contribuito anche il fatto che i profughi provenienti dalla Siria sono disposti a pagare prezzi più alti per il viaggio - in alcuni casi sino a ottomila dollari a testa - ma pretendono, come contropartita, l’uso di mezzi sicuri.
LE CONSEGUENZE SUI PORTI
Il cambio di strategia, però, oltre ad essere rischioso per i migranti e per gli stessi soccorritori - costretti a salire a bordo di navi in movimento in condizioni meteo marine spesso al limite - provoca anche un altro problema: l’occupazione delle banchine dei porti di attracco che limitano, a volte per periodi molto lunghi, le normali attività commerciali degli scali, con danni per gli operatori e l’economia della zona.
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Oltre 3400 morti in mare. Più dei quattro anni precedenti messi insieme: il 2014 è stato l’anno più drammatico per i migranti in cerca di salvezza in Europa. Una catastrofe umanitaria senza precedenti, e il flusso è destinato ad aumentare ancora: «Almeno il 60% di chi è arrivato via mare è un rifugiato - spiega Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati - e purtroppo sempre più persone fuggiranno da Paesi piegati da guerre, persecuzioni, terrorismo».
Nei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani. «Numeri da record dovuti da un lato alla guerra in Siria, con l’avanzata dell’Isis che negli ultimi 12 mesi ha costretto alla fuga una massa enorme di persone - spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia - Dall’altro c’è il caos libico: nel 2014 il Paese ha subìto un ulteriore collasso delle istituzioni, non c’è più alcun controllo del territorio e le coste non sono più sorvegliate. Una situazione che agevola i trafficanti di esseri umani, che utilizzano la Libia come base per le rotte verso l’Europa».
L’Italia, che per la sua posizione al centro del Mediterraneo è il varco prediletto da chi tenta di espugnare la “fortezza Europa” per la maggior parte dei profughi non è altro che un punto di passaggio. Le statistiche sulle richieste d’asilo parlano chiaro: chi arriva nel nostro Paese sogna di proseguire il viaggio verso Nord, soprattutto Germania e Svezia. «Il caso svedese è esemplare: ha più richieste di asilo rispetto a nazioni molto più popolose come Italia e Francia - sottolinea Sami, che all’Unhcr ha preso il posto di Laura Boldrini -. E questo non solo perchè è un Paese ricco, ma soprattutto per la sua cultura dell’accoglienza e dell’integrazione. Il nuovo ministro dell’Educazione è arrivata dalla Bosnia cinque anni fa come rifugiata. In altre nazioni una storia come questa sarebbe impensabile». Per avere un’idea del dramma in corso in Siria basta un dato: in un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi siriani, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco.
Una catastrofe che si consuma lontano dagli occhi e dalle coscienze del Vecchio Continente. Fino a quando non si materializza un barcone carico di migranti davanti alle nostre coste. Come accade di continuo, soprattutto durante la bella stagione. Come è accaduto la notte del 3 ottobre 2013 davanti all’isola di Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo hanno inghiottito 366 migranti.
Pochi giorni dopo, il 18 ottobre, il governo italiano ha dato il via all’operazione Mare Nostrum, con l’obiettivo di salvare vite umane, e in poco più di un anno ha assistito oltre 150mila migranti. Uno sforzo economico - 9,3 milioni di euro al mese - e militare che il nostro Paese ha più volte chiesto di condividere con l’Unione europea. Ma la richiesta è stata accolta solo a metà. Dall’1 novembre Mare Nostrum ha ceduto il passo all’operazione Triton, attivata sotto l’egida di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere.
Il cambio della guardia ha comportato un sensibile taglio dei costi - il budget è calato a 2,9 milioni di euro al mese - e di capacità di intervento: «Mare Nostrum era un’operazione umanitaria, e i suoi mezzi operavano in alto mare - spiega Izabella Cooper, portavoce di Frontex - mentre la flotta Triton pattuglierà fino a 30 miglia dalle coste italiane: è chiaro che le navi in difficoltà saranno soccorse come previsto dal diritto internazionale della navigazione, ma l’obiettivo primario è assicurarsi che nessuno entri nel territorio europeo senza essere scoperto. Le finalità sono diverse, quindi non andrà a sostituire l’attività svolta fino ad oggi dall’Italia».
All’operazione Triton, frutto di delicati accordi politici a Bruxelles, partecipano 19 dei 28 Paesi dell’Unione europea, ma Frontex tace l’identità degli Stati coinvolti: «Non vogliamo prestarci a strumentalizzazioni politiche - chiarisce Cooper - quasi tutti hanno offerto il proprio aiuto, è stata Frontex a selezionare le nazioni partecipanti in base ai mezzi messi a disposizione». Di sicuro c’è però che il Regno Unito si è apertamente sfilato dall’operazione definendo i soccorsi «un fattore di attrazione involontario, che incoraggerebbero più migranti a tentare la pericolosa traversata in mare». Una posizione bollata come «totalmente offensiva» da Peter Sutherland, inviato speciale delle Nazioni Unite per l’immigrazione.
Ma cosa accadrà quando, passato l’inverno, torneranno gli sbarchi di massa? «Il passaggio da Mare Nostrum a Triton provocherà a un aumento significativo dei morti in mare - avverte l’Onu - I naufragi accadranno proprio dove pattugliava Mare Nostrum e non pattuglierà più Triton: in alto mare, al largo delle coste libiche». «La spending review sui diritti umani - conclude amaro il portavoce Amnesty - avrà conseguenze disastrose».
ANSA
Si sono concluse stamani, nel porto di Corigliano Calabro, le operazioni di sbarco dei migranti siriani dal mercantile Ezadeen, soccorso giovedì pomeriggio al largo della costa calabrese dopo che l’equipaggio aveva abbandonato i comandi.
Complessivamente sono giunte 360 persone, tra le quali 232 uomini, 54 donne e 74 minori, 8 dei quali da affidare perché non accompagnati da adulti. Questi ultimi 8 sono stati temporaneamente affidati alle cure di una casa famiglia di Corigliano in attesa di decidere dove trasferirli. Le condizioni dei migranti sono complessivamente buone, tant’è che non sono stati necessari ricoveri in ospedale.
Una volta a terra i migranti sono stati rifocillati e visitati dai medici del 118. Dalle prime indicazioni e dallo stato complessivo delle persone che erano a bordo,le forze dell’ordine ritengono che la nave abbia viaggiato per pochi giorni prima di essere intercettata al largo della Calabria. Dopo lo sbarco, i migranti sono stati trasferiti in centri di accoglienza di varie regioni. Le operazioni sono state coordinate dalla Prefettura di Cosenza
2. Migliaia di profughi su vecchie navi cargo lanciate verso l’Italia”
di Fabio Tonacci per “la Repubblica”
Comprano vecchi mercantili di 80 metri da qualche armatore greco o turco, li riempiono con migliaia di profughi siriani e li lanciano verso le coste italiane. I cargo senza equipaggio Ezadeen (salvato ieri e condotto verso le coste calabresi) e Blue Sky M (arrivato a Gallipoli a Capodanno con 793 siriani e 4 scafisti poi arrestati), sono solo gli ultimi due casi. Nessuno al timone, il pilota automatico programmato per andare sempre dritto alla velocità di 10 nodi, senza mai rallentare né virare. E quando entrano nelle acque italiane quello che succede, succede.
«Tentativi di omicidio plurimo », li definisce l’ammiraglio Giovanni Pettorino, commentando il nuovo, folle, sistema con cui gli scafisti organizzano i viaggi sulla rotta Turchia-Mar Egeo-Italia. Non più carrette del mare o gommoni, ma vere navi. Sessanta, settanta, ottanta metri. Cargo rugginosi senza comandante, come l’ Ezadeen appunto, battente bandiera della Sierra Leone. È stato fatto approdare ieri notte nel porto di Corigliano Calabro dopo l’intervento degli uomini della Capitaneria che si sono calati da un elicottero dell’Aeronautica coi verricelli per riprenderne il controllo. A bordo 450 immigrati, tra cui molte donne e bambini. E nessuno che somigliasse a un timoniere, o avesse idea di come manovrare una nave di quelle dimensioni.
Lo stesso copione seguito dal Blue Sky M, 81 metri per 3.400 tonnellate, intercettato a largo di Corfù e fatto attraccare a Gallipoli il 31 dicembre insieme al suo “carico”: 793 siriani e afgani. Oppure dal Merkur 1, 75 metri di lunghezza per 2.500 tonnellate, abbordato da una motovedetta il 20 dicembre scorso a 110 miglia a est di Pozzallo. Trasportava 800 profughi. E prima ancora, dal Tiss, 317 migranti, la cui navigazione senza controllo verso la Sicilia è stata frenata dai militari della Marina il 16 ottobre a largo di Capo Passero. Dal 28 settembre (il primo caso, un mercantile senza codice navale, giunto a Crotone con più di 340 clandestini) ad oggi ne sono stati già intercettati e soccorsi 15, di cui 13 dagli italiani e 2 dalle autorità greche. In media ognuno porta 500 migranti, quindi in tutto fanno almeno 7.500 arrivi in poco più di tre mesi.
«Sono abbandonati senza governo — spiega ancora Pettorino, l’uomo che ha gestito dal comando generale della Guardia Costiera l’emergenza delle Norman Atlantic — gli scafisti impostano il pilota automatico poi scappano con i gommoni oppure si mescolano tra i profughi. Sono un pericolo per chi è a bordo e per chi naviga, perché rischiano anche di schiantarsi con altre imbarcazioni ». Un nuovo sistema criminale, dunque. Se possibile ancor più irresponsabile e remunerativo per i trafficanti di esseri umani.
Ogni posto sui mercantili, infatti, costa dai 5.000 ai 7.000 dollari. I cargo acquistati sono quasi in disarmo, in pessime condizioni, e non costano più di 250.000 dollari. Tornando all’ultimo esempio: con un viaggio come quello della Ezadeen, 450 migranti, si incassano 2 milioni e 250mila dollari, a voler star bassi. Tolto il prezzo della nave, che sarà perduta e finirà sotto sequestro per mesi a ingombrare qualche banchina italiana, nelle tasche degli scafisti rimangono 2 milioni. Un guadagno così elevato da spingere le organizzazioni (per le quali si ipotizza una “regia” unica, in Turchia), a uscire allo scoperto. Si fanno pubblicità sui social network, con offerte speciali da villaggio vacanze: se si imbarcano due genitori, il figlio ha il viaggio in omaggio.
Le navi partono tutte dal porto turco di Mersin, non lontano dalla frontiera con la Siria. Lungo il confine ci sono campi che accolgono 1,5 milioni di profughi fuggiti dalla guerra e dalle atrocità dell’Is. «Sono medici, ex militari, professionisti — spiegano fonti del Viminale — hanno buone possibilità economiche, quindi possono scegliere i mercantili perché li ritengono più sicuri rispetto ai barconi».
Le autorità turche non sembrano affannarsi troppo per impedire le partenze, così come quelle greche non intervengono se non in casi di estrema necessità quando transitano davanti alle loro coste nel mar Egeo. Prima di entrare nell’area di soccorso sotto la giurisdizione italiana, a circa 180 miglia marine dal porto di Pozzallo, lo scafista, “qualificato” perché deve per forza avere dimestichezza con navi di quella stazza, innesta il pilota automatico. Qualcuno lancia l’Sos al telefono, e le condizioni descritte sono sempre le stesse: niente equipaggio, nave alla deriva, centinaia di persone a bordo, tanti bambini e donne. Tocca alla Guardia Costiera e alla Marina intervenire, per evitare la strage.