Mario Ajello, Il Messaggero 3/1/2015, 3 gennaio 2015
Il tramonto del pizzardone– Possono essere chiamati peccati capitali. Ma non peccati Capitale. Perché lo scandalo romano non riguarda solo Roma
Il tramonto del pizzardone– Possono essere chiamati peccati capitali. Ma non peccati Capitale. Perché lo scandalo romano non riguarda solo Roma. É invece il concentrato dei sette vizi italiani e rappresenta purtroppo una sorta di autobiografia della nazione. Che andrebbe rifiutata in toto e riscritta al volo. L’IMPUNITÀ Si credeva impunito anche Mandrake, ossia Gigi Proietti in uno dei suoi travestimenti - proprio da vigile - nel mitico Febbre da cavallo. Ma almeno quello era un film e il Mandrake era un tipo simpatico. Questi, no. Si credono intoccabili e si fanno forti del privilegio di casta in combutta con altre caste. Come quella dei medici di base che hanno spacciato loro falsi certificati medici. E Alberto Sordi non é stato soltanto Il vigile che tutti ricordiamo (regia di Luigi Zampa, 1960) ma anche Il medico della mutua. LA STRAFOTTENZA Tanto, il Jobs Act vale solo per gli altri, io invece me ne frego! Ecco il grido degli ammutinati di Capodanno, di questi infedeli travet della pubblica amministrazione abituati a navigare - casco bianco in testa, anzi no: chiuso nel cassetto della scrivania disertata a sua volta in favore della borsa dell’acqua calda per alleviare inesistenti mal di stomaco - nelle sabbie immobili del lavoro burocratico malinteso. E non possono essere considerati parenti, neppure lontani, di Mario Buffone (i buffoni qui sono altri), il pizzardone storico di Piazza Venezia, ora in pensione, il quale commenta cosí la diserzione di massa dei suoi colleghi: «Io non lo avrei mai fatto». E ancora: «Il vigile che lavora bene va premiato economicamente rispetto ad altri meno bravi. E il vigile che si comporta male va licenziato». Ecco l’Italia del guai a chi li tocca, dell’autotutela garantita dalla forza delle lobby (si chiamano così) e dal medioevo perenne delle gilde e delle corporazioni. IL CORPORATIVISMO Era invece un uomo solo, responsabile di fronte alla propria coscienza, Otello Celletti, il pizzardone interpretato da Albertone. Da scansafatiche (con l’aggravante del favoritismo verso una automobilista bella assai, Sylva Coscina) viene rimproverato e diventa efficientissimo. Fino al punto di multare il sindaco (un Vittorio De Sica doc). C’é speranza che il modello Otello cancellerà il modello Capodanno romano? Per ora é l’intera immagine simpatica dei pizzardoni - da Peppino De Filippo e Aldo Fabrizi in Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo al vigile di Woody Allen in To Rome with love - che esce distrutta da questa vicenda. Ha detto Albertone in una delle ultime interviste: «Ho sempre rispettato la divisa del vigile che indica la sacralità del loro ruolo pubblico». L’uniforme é stata sporcata. IL PANSINDACALISMO Chiedere scusa? Macché. Arriva il sindacato e si mobilita in difesa dell’assenteismo preferito al rispetto delle regole. Arriva la Uil, in attesa della Cgil e di ogni altra sigla possibile e immaginabile nella selva degli interessi intoccabili, e si fa strada lo sciopero in difesa degli indifendibili. «Assenti perché stavano donando il sangue la notte di Capodanno», assicura uno dei leader sindacali dei vigili, subito sbeffeggiato nei social network. E come sempre in Italia, un dramma - l’eversione del buon senso, oltre che della giustizia - si capovolge in farsa. Anche cosí (vedi sotto). Nemmeno a dire, i sindacati si stupiscono dello stupore e si indignano di fronte all’indignazione popolare per questa storiaccia. IL VITTIMISMO I sindacati ce l’hanno con il comandante dei vigili (odiato dai vigili medesimi), con Ignazio Marino (che cerca di introdurre nuove regole di lavoro più produttive) e con Renzi al grido molto indigeno: «Mo’ se vo’ mette’ pure a ffa’ er sindaco de Roma». IL DIRITTISMO É la pretesa di avere solo diritti (e i più intoccabili e eterni sono i cosiddetti e sbandieratissimi «diritti acquisiti!!!!», compreso quello di truffare colleghi irreprensibili e cittadini incolpevoli) senza concepire alcun dovere. A cominciare da quello del rispetto verso la sicurezza di chi abita una Capitale e del buon funzionamento di una comunità. Il dirittismo potrebbe anche essere chiamato drittismo: perché é una forma di furberia, é la morale dei dritti che in nome dei diritti appaltano i doveri agli altri e loro spacciano la voglia di cenone a sbafo per una conquista sociale. L’ANTI-STATO Forse questo, antico come gli altri, é il peccato più grave in questa vicenda. Tutta l’Italia fa sacrifici sul lavoro, buona parte dell’Italia non ha lavoro, i giovani disperano di trovarlo, i nuovi assunti devono misurarsi con regole più impegnative, e gli ammutinati con casco bianco che cosa fanno? Tradiscono il patto nazionale, si fanno beffe di chi é meno fortunato, diventano un blocco di ghisa (a Milano i vigili li chiamano ghisa, non a caso) cioè un ostacolo di acciaio piazzato in mezzo all’Italia che stringe la cinghia. E intanto, come recita un sonetto popolare, «A Roma con gran costernazione / se piange l’estinzione der pizzardone». Mario Ajello