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 2015  gennaio 03 Sabato calendario

Dagli scimpanzé il vaccino contro il virus Per salvare gli ammalatisono stati utilizzati farmaci sperimentali non ancora testati sull’uomo Ma esistono rimedi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta studiando:ci salveranno? Valentina Arcovio Oltre al medico italiano Fabrizio Pulvirenti, sono poco più di una ventina i pazienti colpiti dal virus Ebola curati fuori dall’Africa

Dagli scimpanzé il vaccino contro il virus Per salvare gli ammalatisono stati utilizzati farmaci sperimentali non ancora testati sull’uomo Ma esistono rimedi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta studiando:ci salveranno? Valentina Arcovio Oltre al medico italiano Fabrizio Pulvirenti, sono poco più di una ventina i pazienti colpiti dal virus Ebola curati fuori dall’Africa. Più precisamente 22, secondo l’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Si tratta di persone infettate nei villaggi e rientrate in aereo in patria (Italia, Spagna, Usa e Gran Bretagna) o casi di contagi avvenuti anche durante le procedure di assistenza negli ospedali in patria (Usa e Spagna). Tutt’altri numeri, invece, in Africa Occidentale dove l’Ebola continua a mietere vittime. Nell’ultimo bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità, il numero dei morti è arrivato a 7905, mentre il numero dei casi accertati ha raggiunto quota 20.206. Trattamenti sperimentali Tuttavia, quei pochi casi di pazienti curati e guariti sono sufficienti per alimentare le aspettative riposte sui trattamenti sperimentali, nessuno dei quali autorizzati ufficialmente contro il virus Ebola, ma impiegati per uso compassionevole. In realtà, ad oggi sappiamo ancora poco sui trattamenti a cui sono stati sottoposti i pazienti curati in Europa. Alcuni hanno ricevuto un siero ottenuto dal sangue di persone guarite, mentre sulle terapie farmacologiche nella maggior parte dei i casi si è mantenuto uno stretto riserbo. I farmaci più promettenti Quello che appare chiaro è che lo ZMapp, prodotto dalla Mapp Pharmaceuticals, è uno dei più promettenti. Si tratta di un cocktail di anticorpi ricavati nei topi e poi modificato per essere usato negli uomini. Dai dati a disposizione sappiamo che è stato somministrato a sette malati colpiti da Ebola, di cui cinque guariti. Oltre a Zmapp, c’è il il Tkm-Ebola della Tekmira Pharmaceuticals, un altro medicinale mai testato su pazienti umani. La terapia è stata sviluppata nell’ambito di un contratto di 140 milioni di dollari stipulato con il dipartimento della Difesa americano. Un farmaco simile è sviluppato dalla statunitense Sarepta, ed è già in fase di sperimentazione sull’uomo. La terapia con plasma o sangue di persone guarite, e che quindi hanno in circolo gli anticorpi contro il virus, invece, è stata utilizzata su buona parte dei pazienti. Ora anche il plasma del medico italiano guarito dall’Ebola verrà utilizzato su altri malati. Non si tratta di un approccio nuovissimo. La cura venne impiegata già nel 1995 per un’epidemia di Ebola a Kikwit, nella Repubblica Democratica del Congo, con buoni risultati. Primi test sull’uomo Sarebbero invece iniziati o in procinto di iniziare i test di efficacia sui due candidati vaccini scelti dall’Oms: sono il cAd3-Zebov, sviluppato dalla multinazionale GlaxoSmithKline e dal National Institute for health (Nih) statunitense, e il rVsv-Zebov, messo a punto dall’equivalente canadese del nostro Istituto Superiore di Sanità. Il primo viene prodotto in Italia, negli stabilimenti di Okairos/Advent, all’Irbm Science Park di Pomezia (Roma), rilevati lo scorso anno dalla casa farmaceutica GlaxoSmithKline per 324 milioni di dollari. Il vaccino sfrutta un adenovirus (che negli uomini causa raffreddori e congiuntiviti) derivato dagli scimpanzé e sembra offrire una protezione completa nel breve periodo, e parziale per il lungo periodo. Il secondo vaccino, invece, è stato testato su animali che 30 minuti prima erano stati infettati con massicce dosi del virus, salvandone la metà. In fase di avvio anche i test sull’uomo del vaccino dell’azienda Johnson & Johnson. Il vaccino, che in realtà è la combinazione di due trattamenti messi a punto dalle compagnie biotech Crucell, controllata da Johnson, e Bavarian Nordic, è stato ottenuto a partire da un adenovirus che porta all’interno dell’organismo i geni necessari dell’Ebola affinché si generi una risposta immunitaria.