Marco Zatterin, La Stampa 3/1/2015, 3 gennaio 2015
“Più stabilità darà una scossa agli investimenti” Marco Zatterin Vitas Vasiliauskas, paffuto presidente della Banca centrale lituana, potrebbe passare ore a spiegare perché il suo paese ha fatto bene a entrare in Eurolandia, però gli basta una frase per riassumere tutte le motivazioni
“Più stabilità darà una scossa agli investimenti” Marco Zatterin Vitas Vasiliauskas, paffuto presidente della Banca centrale lituana, potrebbe passare ore a spiegare perché il suo paese ha fatto bene a entrare in Eurolandia, però gli basta una frase per riassumere tutte le motivazioni. «Bisogna sempre aver presente che uno vive dove vive», ha detto alla Reuters il tecnocrate che ha appena perso le redini della litas, la moneta che - dopo 23 anni di onorato servizio - il governo di Vilnius ha scambiato mercoledì notte con l’euro. Il messaggio è pragmatico, invita a badare ai rischi economici e politici, alla fuga di braccia e cervelli, alla minaccia dello scomodo vicino russo, alla competitività fragile. «Essere nell’Ue, nell’Eurozona e nella Nato offre vantaggi facilmente comprensibili per tutti», elabora il ministro delle Finanze, Rimantas Sadzius, convinto che anche il 40% degli scettici «prima o poi capirà cosa abbiamo fatto». Dopo aver fallito nel 2007, la Lituania è diventata il diciannovesimo membro dell’Unione monetaria proprio mentre il fronte anti-euro ha trovato nuova linfa nelle ferite greche che faticano a rimarginarsi e nella susseguente battaglia fra i partiti per la conquista del potere ad Atene. Il premier socialdemocratico Algirdas Butkevièius ha concluso la manutenzione dei conti avviata dal predecessore popolare, portando il deficit sotto il 3% del pil dal 9,3 del 2008. Ancora in autunno il 50% della popolazione era contro. Lui è andato avanti. «La crisi economica alimenta anche timori ingiustificati», confessa. Governo e banca centrale non hanno avuto dubbi. Erano certi che la Lituania non potesse essere l’unico degli stati baltici senza euro. L’economia dell’ex repubblica sovietica vive di export, così si ritiene che l’euro possa stabilizzare i flussi, permettendo alle imprese di risparmiare sul cambio, di non assicurarsi sul passaggi valutari, rendendo più credibile e prevedibile la congiuntura. Gli economisti si attendono un taglio 0,5/0,8 punti del costo del servizio del debito. Anche perché il 70% dei debiti del paesi è denominato nella valuta europea. L’economia lituana corre. Sarà l’unica insieme con l’irlandese a crescere davvero nel 2015 (pil +3,1). Ciò non toglie che manifattura e servizi siano in ambasce perché il 20% dei lavoratori è già emigrato all’estero in cerca di stipendi più alti, mentre chi che resta chiede più soldi e il 10% è poco qualificato. L’Eurozona potrebbe portare investimenti, ma anche favorire una spirale inflazione-salari, pericolosa, temuta e già vista altrove. Poi c’è il Cremlino. Circa il 6% dei 3 milioni di lituani forma la comunità russa, la stessa che Putin ha promesso di «proteggere». I tre baltici rispondono ampliando gli ordinativi militari. Nessuno si fida dell’Orso, non davvero. «Unirsi all’Eurozona è l’ultimo passo verso la piena integrazione del mondo occidentale», stima il ministro Sadzius. Se ne deduce che, oltre che un’assicurazione economica, adottare l’euro è stata una mossa in più per tenere a bada le mire di Putin.