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ATTUALITÀ
Cancro
Secondo uno studio della John Hopkins, il 65% dei tipi di malattia sono provocati da mutazioni del Dna Ma fumo e dieta restano responsabili delle neoplasie più diffuse
L’ultima scoperta due tumori su tre colpa della sfortuna non dello stile di vita
MICHELE BOCCI
ROMA .
Come tirare una monetina, può andare bene oppure no. Prendersi la malattia più temuta dei nostri anni sarebbe solo questione di sfortuna. Dopo lustri a parlare di corretti stili di vita e della cosiddetta prevenzione primaria, basata su attività fisica e alimentazione bilanciata, una ricerca mette in discussione tante sicurezze sull’origine del cancro. In sette tipi di tumore su dieci sarebbe casuale, cioè non collegata a comportamenti poco sani oppure a geni difettosi per motivi ereditari. Lo studio pubblicato ieri su Science dai ricercatori della John Hopkins University School of Medicine di Baltimora negli Usa è stato subito definito “shock”. E non a torto.
Il lavoro è stato svolto analizzando le cellule staminali e la loro capacità di dividersi al fine di rigenerare i vari tessuti del corpo umano. Quando queste divisioni avvengono molto spesso per motivi fisiologici, cioè sono necessarie all’organismo, finiscono anche per far aumentare il rischio che si sviluppi un cancro. Questo meccanismo sarebbe legato al 65% dei tipi di malattia.
Consapevoli dell’impatto del loro lavoro, i ricercatori statunitensi sottolineano come comunque il ruolo dello stile di vita sia sempre importante. Ecco cosa dice il professor Bert Vogelstein della John Hopkins. «Tutti i tumori sono causati da una combinazione di sfortuna, ambiente ed ereditarietà e noi abbiamo creato un modello matematico che può quantificare ogni contributo di questi tre fattori. I nostri studi mostrano che si può aumentare il rischio di prendere il cancro fumando o conducendo uno stile di vita sbagliato ». Questo è il punto fermo, noto da sempre. Eppure ci sono tipi di malattia che non sono condizionati dal comportamento delle persone prima che si ammalino. «Molte forme sono dovute nella maggior parte dei casi alla semplice sfortuna di una mutazione — dice sempre il ricercatore — E il modo migliore per combatterle è diagnosticarle precocemente, quando si può ancora intervenire con la chirurgia ».
A Baltimora hanno lavorato su 31 tipi di cancro, chiarendo come siano 22 quelli legati al caso, cioè circa il 70%. Nell’elenco ci sono quelli al duodeno, al pancreas, al collo e al cervello. Il punto è che tra gli altri nove ci sono forme di malattia tra le più diffuse, prima di tutto il tumore al polmone, connesso al fumo, ma anche quello della pelle, messo in relazione all’eccessiva esposizione al sole, o quello al colon. Quindi se si considera il numero assoluto dei casi, le nuove diagnosi dovute all’ambiente, ai comportamenti o a fattori ereditari rappresentano molto di più del 30% del totale. Ragionare sul totale dei malati invece che sui tipi di malattia cambia la prospettiva. I ricercatori non hanno studiato alcune neoplasie molto diffuse come quella al seno e quella alla prostata perché non si conosce il tasso di divisione cellulare delle staminali presenti in quei tessuti. È impossibile dire quale ruolo abbia la sfortuna nella loro comparsa.
Gli stili di vita sani vanno però oltre la genesi del cancro: hanno a che fare anche con altri problemi come quelli respiratori e cardiocircolatori. Una cosa risaputa che emerge anche dallo “Relazione sullo stato sanitario dell’Italia 2012-2013” resa pubblica nel dicembre scorso. In quel lavoro si valuta la cosiddetta “mortalità evitabile” attraverso la prevenzione primaria (come detto attività fisica, alimentazione bilanciata e niente fumo). Ebbene si stima che i decessi che si potrebbero prevenire in un anno seguendo quel tipo di prevenzione siano «poco meno di 47mila e rappresentino circa un terzo di tutti quelli sotto i 75 anni di età: il 35,2% per gli uomini e il 18,5% per le donne». Se per certi tumori entrano in gioco la fortuna e la sfortuna, per tante altre malattie, anche oncologiche, gli stili di vita sbagliati restano la causa principale.
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