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 2015  gennaio 02 Venerdì calendario

GRETA E VANESSA IN MANO AD AL QAEDA «SIAMO IN PERICOLO, IL GOVERNO CI AIUTI»

ROMA Vanessa Marzullo, 21 anni, e Greta Ramelli, 20 anni, sequestrate in Siria a luglio, sono ricomparse in un video (nella foto). Le due cooperanti di un progetto che mirava ad aiutare la popolazione civile siriana stremata dalla guerra hanno fatto sapere di essere in pericolo: «Supplichiamo il nostro governo di riportarci a casa. Potremmo essere uccise». Al Nusra, una costola di al Qaeda, ha rivendicato il sequestro: «Greta e Vanessa sono nelle nostre mani».
Dopo cinque mesi da ostaggi, dal loro volto è scomparsa qualsiasi traccia di quei sorrisi e quell’entusiasmo per quel progetto umanitario da loro messo in piedi e avviato incuranti, forse oltre il limite dell’incoscienza, degli enormi rischi. Vanessa Marzullo, 21 anni, di Brembate (Bergamo) e Greta Ramelli, 20 anni, di Varese, sequestrate in Siria la notte tra il 31 luglio e il primo agosto di quest’anno, sono ricomparse in un video di appena 23 secondi apparso su YouTube. Il volto inespressivo avvolto dal chador nero che scivola su una tunica nera, le due cooperanti del progetto “Horryaty” che mirava ad aiutare la popolazione civile siriana stremata dalla guerra, hanno fatto sapere di essere «in grande pericolo».
IL MESSAGGIO
«Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo» dice con un filo di voce in inglese la ragazza di Brembate tenendo gli occhi bassi mentre accanto a lei Vanessa mostra un foglio con sopra scritto “mercoledì” (in inglese) 17-12-2014. «Supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in estremo pericolo e potremmo essere uccise. Il governo e i suoi mediatori sono responsabili delle nostre vite». Il tempo di far dire alla Farnesina che «va verificata l’autenticità del video» e di far dire al papà di Vanessa che «sembra stiano abbastanza bene anche se in una condizione difficile», che arriva una rivendicazione. «Greta e Vanessa sono nelle nostre mani» fa sapere il fronte al Nusra, una costola di al Qaeda che opera tra Libia e Siria, nata nel gennaio 2012 quale fronte anti-Assad.
Se autentico, il video conferma che c’è una trattativa e che questa potrebbe essere vicina alla fase finale. Quel far dire alle due giovani cooperanti che «siamo in grande pericolo» - cosa ovvia data la loro situazione di ostaggio - potrebbe significare “fate presto perché non c’è più margine di trattativa”. Sempre dando per autentico il video, il fatto che i sequestratori abbiano deciso, per la prima volta dopo cinque mesi, di mostrare le due ragazze, potrebbe anche significare che tutto è pronto per chiudere la trattativa e che prima di pagare il riscatto è stato chiesta la prova che siano ancora in vita. Contro l’autenticità del video gioca il fatto che non sia stato veicolato sugli abituali canali web usati dal fronte al Nusra. Ovviamente da intelligence e governo italiani pubblicamente non c’è alcun commento. Il silenzio e la discrezione che hanno accompagnato negli ultimi anni i tanti casi risolti con successo di connazionali sequestrati all’estero continuano a essere la stella polare di chi è impegnato nelle trattative.
UN LUNGO SILENZIO
Su Greta e Vanessa le ultime informazioni risalivano al 20 settembre, quando prima si era diffuso il timore che fossero cadute nelle mani dei jihadisti dell’Isis e poi era arrivata la smentita del quotidiano libanese al Akhbar, vicino al movimento sciita Hezbollah, alleato del regime di Damasco. Secondo il giornale le due ragazze erano cadute in una trappola, rapite e poi vendute da un gruppo armato a un altro, ma non erano nelle mani dello Stato islamico che in quei giorni si rendeva protagoniosta della decapitazione del giornalista Usa James Foley.
La diffusione del video con Greta e Vanessa ha coinciso con quella dei drammatici numeri della guerra siriana che, quasi scomparsa dalle cronache, continua a seminare morte e distruzione. Più di 76.000 persone sono state uccise soltanto nel 2014, di cui circa la metà civili. A denunciarlo l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo le Nazioni Unite il conflitto, cominciato nel marzo 2011, avrebbe provocato finora quasi 200mila morti.