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 2015  gennaio 02 Venerdì calendario

NEI CASINI DELLE LILITE DI COLONIA

Il Teenyland si trova al numero 336 do Rösrather Strasse, periferia della città, vicino all’autosalone Cuffaro. La via scorre tra alberi che spandono sui marciapiedi foglie morte, graziose casette, qualche palazzina popolare ben tenuta e coi tavoli di ping pong di pietra del giardino, bici che sfrecciano scampanellando ai pedoni, prati ancora verdi. In un negozio si vende Billy Boy, bevanda energetica a base di taurina, con fumetto fallico che promette di migliorare le prestazioni.
Non dà sulla strada come le altre case, il bordello dedicato alle teenager, la categoria più ricercata dell’immaginario erotico di un’era terrorizzata dalla vecchiaia. Solo due paletti luminosi col numero civico rivelano dove si trova. In Germania la prostituzione è legale, ma la discrezione è gradita. Anche dal vicinato. Sulla cassetta delle lettere si legge il nome del locale. Nel parcheggio ci sono un paio di Mercedes. Suono e vengo accolto dalla direttrice che mi fa entrare in un villino rosa e accomodare in una stanza. Un’aula scolastica, col banco di legno, lavagna, una specie di abecedario Kamasutra, un vecchio volume: Der Darwinismus. Mi dice che le ragazze entreranno una per volta. Tipo casting di Non è la Rai?
Saranno davvero giovani come nelle foto sul sito? O, come per certi siti, dietro all’annuncio Bimba monella si cela una mondana da ultimi fasti di via Mazza a Voghera?
Per capire se il Teenyland è veramente il Teenyland sono venuto fin qui, sul Reno solcato da lunghe chiatte, nella regione della Ruhr, tutt’altro che turistica. Eppure quasi ogni giorno da Bergamo decolla un 737 Ryanair. Atterra a Weeze, non lontano dalla frontiera olandese. Come apprendo spulciando i forum di gnoccatravels.com - sito che non ha bisogno di presentazioni -, c’è chi noleggia la macchina in aeroporto, digita l’indirizzo sul navigatore e ancora prima di lasciare la valigia in hotel fa tappa nel più vicino fkk, (Freikörperkultur, cultura del corpo libero) un incrocio tra bordello e spa. Internet ha globalizzato l’offerta di sesso, permette di organizzarsi viaggi di piacere con la precisione di un drone del desiderio.
Il Teenyland non è un fkk, ha orari da negozio. Risponde alla dilagante ricerca di pelle elastica e fresca. Non che negli fkk vadano le attempate, ma qui l’offerta è specifica. Del resto se prendiamo un portale come YouPorn o Tube8, il video più del giorno e dell’anno ha quasi sempre per protagonista una teenager, parola magica che indica ragazze di 18 e 19 anni, sia pure con qualche margine di approssimazione.
Sento bussare alla porta. Entra una bassina, capelli rossi e mossi, dice di essere greca. Poi una stangona bionda, tedesca, brufolosa. Dichiarano 19 anni. Quindi un’orientale che sembra un’adolescente. Spiega di essere filippina, di avere 18 anni. Vuole mettere via i soldi per la patente. È nata in Germania, non immigrata. Arrivano altre ragazze, alcune si fanno giusto vedere, senza quasi neanche entrare. Nessuna ha vestiti in tono con l’arredo: niente scaldamuscoli, All Star… In realtà nessuna ha su molti vestiti. Scarpe col tacco e poco altro.
La direttrice rientra. Mi dice che ci sono altre ragazze, ma stanno lavorando. Spiega che per mezz’ora sono 70 euro. Un rapporto, più preliminari, senza preservativo. Ma se si vogliono cose più complicate ce ne vogliono altri 30 o 50, a seconda dei gusti. Si continua con le tariffe: 100 euro, 45 minuti due rapporti. Per un’ora 140 euro, quante volte si vuole. È come comprare la pizza, si possono aggiungere diversi ingredienti. Spermaschluchen Faustfick? Goethe non c’entra. Si ha persino la clausola soddisfatti o rimborsati. Ma non per la filippina. Lavora solo da ieri. E non tutte fanno tutto. Sono autonome, come prescrive la legge. E il tariffario allora? Sarebbe «concordato tra loro» specifica il sito. Dietro c’è un organizzazione, un contesto strutturato, condizioni standard. Quasi cococò, la cocotte.
Difficile districarsi nell’annosa polemica, scandagliare il confine tra libera e non libera scelta. Dalla legalizzazione del 2001, nel mercato del sesso più grande d’Europa (14,5 miliardi di fatturato) non manca chi invoca un modello alla svedese in cui si proibisce, si criminalizza il cliente. Sostenendo che le ragazze, soprattutto le esteuropee, subiscono pressioni e ricatti, lavorano in condizioni bestiali. Soprattutto nei locali di massa, di livello basso. L’opposto del Teenyland. Ci sono fkk dove si può pagare un tariffa forfettaria e farlo tutte le volte che si vuole, il corrispondente dei ri.storanti al! you con eat cinesi. In altri si fanno orge senza preservativo. Come una porno star si viene sottoposti a un esame dell’aids. Dopo un paio d’ore c’è l’esito e cominciano le danze. In alcune città come Monaco si organizzano tour in autobus con tappe. Il Viagra aiuta a sfruttare al meglio l’investimento.
A Colonia non si può non andare a vedere il Pacha, che fa parte di una catena, con tanto di merchandising, magliette e bottiglie di vodka con il logo. Viene dipinto come uno scannatoio. Anche qui arrivo con Google Map e i mezzi pubblici. Mentre mi preparo a vedere «il bordello più grande d’Europa», noto che di fronte ce n’è un altro, sempre di sette piani. Do un’occhiata. Sembra molto disadorno. Pago 5 euro ed entro al Pacha. L’unico palazzo dove gli italiani fanno volentieri le scale. Su ogni piano si aprono due corridoi, ciascuno con due file di stanze. Alcune sono chiuse. In altre, davanti alla porta aperta, c’è una ragazza in piedi o appollaiata sullo sgabello. Ti invita a entrare: 20 minuti, 50 euro. Ci sono un paio di bar. In uno di questi, un gruppo di ragazzi tedeschi guarda la Bundesliga su Sky.
Le prostitute del Pacha sono cordiali. Alcune giovani come al Teenyland, la maggior parte hanno qualche anno in più ma non molti. Sono tutte rumene, l’etnia più rappresentata nella prostituzione in Germania. Finalmente ne vedo una che non è rumena: parla italiano, mi chiama... Invece è rumena anche lei, almeno di madre. 27 anni, cresciuta a Milano. Capelli neri, occhi bellissimi verdi. Presi dal padre, italiano. L’ultimo piano dovrebbe essere dedicato ai transessuali. Ma c’è solo una porta aperta. Appena entro nel suo campo visivo, un transessuale si alza dal letto e mi viene incontro. Facciamo due chiacchiere. Con mia grande sorpresa è rumeno pure lui. Sostiene di chiamarsi Monna Lisa. E che la Gioconda era ermafrodita. Nonostante la presenza di una regione chiamata Transilvania non sospettavo dell’esistenza di trans rumeni. In questo outlet della prostituzione romena, questo palazzo di Ceausescu a luci rosse, l’atmosfera è quasi allegra, non si avverte disagio, costrizione, pressione, ritmi da catena di montaggio.
•Alla fenomenologia del meretricio nel Paese della Merkel, non poteva mancare un sopralluogo in un fkk. Dopo le baby squillo e il bordello di sette piani, vado al Dolce Vita di Dusseldorf. Si trova in Briederstrasse, periferia sud. Si arriva dalla Hauptbahnhof, la stazione principale, in pochi minuti di treno. Anche qui è zona residenziale, con casette ben tenute, Tuareg Volkswagen davanti alla porta, biciclette, parchi, concessionarie. Per aprire un bordello, a maggior ragione un fkfc, ci vuole spazio e comunque meglio lontano dal centro. Dove difficilmente i sindaci concederebbero il permesso, sapendo di scatenare proteste come succede a Bellinzona per l’Eros.
Pago 45 euro di ingresso e ho diritto di mangiare al buffet, bere analcolici, birra e caffè. Anche la sauna è libera. Per andarci bisogna uscire all’aperto. Nella piscinetta galleggiano foglie gialle. Piove. Per le ragazze ci vogliono 50 euro per mezz’ora. Da consegnare direttamente a loro. Mi danno un accappatoio col marchio del locale. Scendo nello spogliatoio e grazie a un braccialetto con sensore apro un armadietto numerato. Mi cambio, salgo e mi ritrovo in quello che potrebbe sembrare un loungebar. I clienti sono soprattutto tedeschi, più qualche cinese. Chi dimostra 60 anni, chi la metà. Nessuno somiglia a Mastroianni, ma non credo che non riescano a trovare una donna normale. Non certo una di 20 anni e di questo livello. Si devono accontentare di quello che passa il convento e l’anagrafe. O pagare. Solo il 50enne Don Chisciotte rifiuta le avances di una ragazzina per restare fedele a Dulcinea.
La musica fa da colonna sonora ai film porno che scorrono su diversi schermi senza audio. Il sesso trasformato in un ballo house, tipo Gnam gnam style. Al bancone languiscono quattro cinque ragazze. Anche queste rumene e una kenyota. A turno mi vengono a cercare. Sono giovani a parte una bionda sui 30, procace, l’unica tedesca. Un ragazzo napoletano commenta: «È ’na mollacchiona». Poi, con straordinaria volgarità, le ingiunge: «Facci vedere ’a pucciacchia». Non si sa come ma capisce, esegue svogliatamente, se ne va. Arriva un’altra romena. Racconta che ha lavorato come escort, in un appartamento di piazza Loreto a Milano, mettendo annunci su bachecaincontrii.com. Dice che si trova meglio qui, tutto è regolare e girano i soldi. Internet ormai ha reso sfuggente l’idea di lotta alla prostituzione. Con pochi click di iPhone, sei sul mercato. Come le baby-squillo dei Parioli. Su bachecaincontrii.com diverse dichiarano di avere 18,19 anni.
Qualcuna si abbassa l’età, comunque è il segno di una domanda. Abbondano le sedicenti studentesse: «Cerco uomo over 40. No stranieri». Una vuole trovare un «Berlusconi» (usato come aggettivo) che la mantenga. O è meglio mettersi sotto la protezione di frau Merkel e pagare le tasse, farsi la pensione? A un certo punto le ragazze del Dolce Vita urlano in romeno «Buuuuna». Corrono al buffet. Arriva la pizza. Un crostone bianco con gruviera, mais e würstel. In questo meglio l’Italia, ma a 20 anni non si va per il sottile.