Paolo Brusorio, 2014 – La Stampa 31/12/2014, 31 dicembre 2014
TECNICA, ORGANIZZAZIONE E CARATTERE: LA GERMANIA VINCE IL SUO QUARTO TITOLO. MA LA 20A EDIZIONE DEL TORNEO PASSERÀ ALLA STORIA PER L’INCREDIBILE SCONFITTA DEL BRASILE BATTUTO IN SEMIFINALE 7-1 DAI TEDESCHI DAVANTI AI TIFOSI IN LACRIME. L’ITALIA? UN’ALTRA FIGURACCIA
Dovremmo raccontare e raccontarci che anno è stato per il pallone. Gramo per il calcio italiano, ma non stiamo a spaccare il capello (con la C minuscola) almeno all’inizio della nostra chiacchierata. Meglio dare un occhio in giro e visto che il 2014 è targato Mondiale, il giochino è presto fatto: quanto e che cosa ci rimane di una lunga estate calda (insomma, calda...). Gigi, guarda nello specchietto retrovisore: che cosa vedi?
Garanzini: Oggi direi Germania-Brasile, Olanda-Spagna e le due sconfitte dell’Italia. Più la finale, e la sensazione complessiva di un mondiale di buon livello, in particolare nella prima fase e grazie in particolare alle sudamericane di seconda fascia. Tra dieci, cento, mille anni il massacro subito dal Brasile più ridicolo della storia contro la Germania in semifinale.
Brusorio: Quando c’è di mezzo una sconfitta del Brasile succede sempre la stessa cosa. Ci si ricorda più di quella partita che della finale: fu così anche per l’Italia nell’82, sarà così per la Germania 2014. A proposito, la nazionale di Loew è così forte da segnare un’epoca e da aprire un ciclo?
Gar: Questo non credo, come direbbe il senatore Razzi. Oggi è certamente il movimento calcistico all’avanguardia, ma dal punto di vista tecnico mi sembrava più autorevole il ciclo precedente, della Spagna. Ha fatto anche fatica, con il Ghana, l’Algeria, la Francia, e in finale ha concesso all’Argentina tre-quattro match-point e quello di Palacio ancora grida vendetta.
Brus: Questi tedeschi sembrano senza limiti, vedremo se hai ragione. Resta il fatto che dal 4-0 al Portogallo nella partita d’esordio avremmo dovuto capire come sarebbe andata a finire. E, dopo la finale, anche quello che avrebbe poi combinato Palacio con l’Inter. Certi segnali vanno colti: Spagna-Olanda 1-5 fu l’inizio della fine. Per i campioni di tutto e per quel maledetto/benedetto tiki-taka. Ora ci vorrà un’altra infornata di fenomeni per rivederli vincere.
Gar: L’ora è fuggita, cantava Cavaradossi, anche se tra i giovani c’è gente di valore. Ma il ciclo della Roja è stato quello del grande Barça, ormai al tramonto. Poi è vero che pagherei di tasca mia per vedere Messi nella Spagna, visto che nell’Argentina non ha funzionato nemmeno stavolta.
Brus: Ti costerebbe tutta la tua collezione di vini... Devi fartene una ragione: la Pulce con la maglia albiceleste si normalizza, la finale di Rio resterà la smunta copertina della sua avventura mondiale. Pensa che qualcuno lo vorrebbe ancora Pallone d’oro, davanti a Ronaldo e a Neuer, ma quest’anno non c’è storia. È la volta buona per un portiere, gli spetta quasi di diritto.
Gar: Io il biglietto continuerei a pagarlo per Leo, o per Roger nel senso di Federer, e pazienza se poi vincono gli altri. Di sicuro Neuer è il più forte di una grande generazione di portieri, che comprende oltre a lui Courtois, De Gea e Buffon. Formidabile tra i pali ma anche fuori area: contro gli algerini se l’è giocata in tre-quattro occasioni come il miglior Beckenbauer.
Brus: Già, ma ora smettiamo di girare intorno all’argomento Italia e all’indimenticabile figuraccia brasiliana…
Gar: Se costruisci una squadra su Balotelli non ti puoi stupire se ti si sgretola tra le mani. In campo e fuori. Poi è vero che non saremmo comunque andati lontano, ma almeno oltre la Costarica e quel povero Uruguay che stava tirando gli ultimi.
Brus: A casa la Nazionale, a casa in tutti sensi Prandelli. Da lui a Conte, da un labrador a un mastino.
Gar: L’uomo giusto al posto sbagliato. Ma giusto poi sino ad un certo punto, perché un ct non può pretendere di allenare, se non nelle vigilie di Europei e Mondiali. È sempre stato così, lo era anche con il campionato a 16 o a 18, figurarsi adesso che nel calendario non passa uno spillo.
Brus: Dice Tavecchio che sosterrà Conte con tutte le sue forze... e con quelle della Puma. Dimentica per un attimo (fosse possibile) Opti Pobà, ti convince la nuova gestione federale?
Gar: Perché, c’è una nuova gestione federale?
Brus: Meno male che in Spagna c’è qualcuno che tiene alto il nostro nome. Ancelotti sembra nato per allenare il Real Madrid: con la Decima è nella storia, se bissa gli danno un posto alla Zarzuela.
Gar: Il maiale che non può allenare secondo gli insigni curvaioli bianconeri. Al Real ha cancellato Mourinho sia dal punto di vista tecnico che ambientale. Così come Capello aveva cancellato Sacchi al Milan, e come sta provando a fare Allegri alla Juve. Carletto è il numero uno anche perché pur lavorando serissimamente si prende sul serio sino ad un certo punto. Mentre quegli altri tre, Sacchi, Mourinho e Conte, hanno sempre la mano infilata nel panciotto alla maniera di Napoleone.
Brus: Sento aria di casa. Distratti dalle beghe di cortile, non ci siamo accorti che oltre il cancello stavano costruendo palazzi più belli e funzionali dei nostri. Ma qui rischiamo di dire sempre le stesse cose. Un po’ come il campionato…
Gar: Già. La solita Juve che quasi certamente vincerà anche quest’anno. Poi una Roma che va a strappi anche perché al centro del villaggio Garcia ha tolto la chiesa per piazzare il bar-sport. Il Napoli che strapazza le grandi, comprese Juve e Roma, e si fa strapazzare dalle piccole. Mentre Milano al momento sta guardando dal basso in alto addirittura Genova. Segno che continua a essere da bere, ma per dimenticare.
Brus: E se invece con Cerci e Podolski cominciasse a rialzare la testa? Va bene, ho capito che ti vien già da ridere. Tocca chiudere con un segnale di speranza per il nostro calcio: basta cori razzisti negli stadi (anzi basta ovunque) e se poi strada facendo inciampassimo anche nei nuovi Buffon-Maldini- Pirlo e Totti o in qualcuno che gli somigli non sarebbe male.
Gar: Benedetti ragazzi. È bello che continuiate a crederci, come avete fatto votando in massa Nibali sportivo dell’anno. Uno scettico blu non se lo può più permettere, a malincuore, nemmeno avendo sotto gli occhi gli esami del sangue. Su nuovi talenti calcistici possiamo sperare, forse anche scommettere. Ma sul sistema calcio non ci dobbiamo illudere, perché è messo peggio del sistema paese. Pensa che il disastro dell’Inps ha suggerito un nome del calibro di Boeri. Quello del pallone ha aperto la strada a Tavecchio.
Paolo Brusorio, 2014 – La Stampa 31/12/2014