Enrico Caporale, 2014 – La Stampa 31/12/2014, 31 dicembre 2014
DAL VOLO MH370 SCOMPARSO A MARZO AL BOEING ABBATTUTO SUI CIELI DELL’UCRAINA FINO ALL’AIRBUS PRECIPITATO DOMENICA: PER LA MALESIA È STATO UN ANNO NERO. TRA COMPLOTTI, MISTERI E TESI TERRORISTICHE ECCO TUTTO QUELLO CHE SAPPIAMO SUI TRE INCIDENTI CHE HANNO SCONVOLTO IL MODO
In un anno tre aerei scomparsi dai radar. Quali?
Ormai non c’è dubbio: il 2014 è l’anno nero dell’aviazione civile malese. Tra marzo e luglio la compagnia nazionale, la Malaysia Airlines, perde due Boeing (uno svanito nel nulla e un altro abbattuto), e a dicembre un Airbus 320/200 della compagnia di bandiera low cost Air Asia precipita mentre sorvola il mar di Giava, forse inghiottito da una tempesta.
Che cos’è successo al primo Boeing?
In realtà, nessuno lo sa. Il Boeing 777 della Malaysia Airlines, partito da Kuala Lumpur l’8 marzo alle 00.40 ora locale e diretto a Pechino con 239 persone a bordo, sparisce dai radar poco prima di entrare nello spazio aereo del Vietnam. Secondo la marina vietnamita, è precipitato nel Golfo della Thailandia, ma pochi giorni dopo l’esercito malese riferisce che «l’ultimo avvistamento è avvenuto sopra l’isola di Pulau Perak», nello Stretto di Malacca: l’aereo, quindi, volava in direzione opposta.
I resti sono stati ritrovati?
Ancora no. In un primo momento le ricerche si concentrano nel Mar Cinese orientale, poi, a fine marzo, i satelliti australiani rilevano oggetti sospetti nell’Oceano Indiano meridionale e tutte le energie vengono indirizzate in quell’area. Purtroppo, senza risultati.
Incidente o attentato?
Anche questo resta un mistero. A metà marzo il premier malese Najib Razar riferisce che «il dirottamento volontario del volo Mh370 è ormai accertato» (l’aereo, infatti, avrebbe volato per 7 ore in direzione opposta lontano dai radar) e i sospetti cadono su uno dei due piloti (in casa aveva un simulatore). Gli Stati Uniti sono d’accordo, e accusano Al Qaeda. «Il velivolo - sostiene l’intelligence Usa - potrebbe essere stato nascosto in Pakistan per essere usato come missile». Intanto, però, anche l’ipotesi dell’incendio a bordo prende piede e l’ultima teoria incolpa proprio gli Stati Uniti: «Il Boeing 777 - dicono alcuni esperti - sarebbe stato abbattuto dai caccia americani che temevano un’azione suicida contro Diego Garcia, l’isola dell’Oceano Indiano che ospita la base anglo-statunitense». Il Pentagono: «Tesi ridicola».
Quando cade il secondo?
A battere la notizia è l’agenzia di stampa russa Interfax alle 16.30 del 17 luglio: un altro Boeing 777 della Malaysia Airlines è caduto in Ucraina (lo schianto a circa 40 chilometri da Donetsk, la città del Donbass da mesi teatro di combattimenti tra filorussi e truppe di Kiev). Il volo Mh17 era partito alle 12.15 ora locale da Amsterdam e doveva atterrare a Kuala Lumpur. A bordo c’erano francesi, olandesi, americani, belgi, malesi (molti i bambini). In totale 298 persone, tutti morti.
Chi è stato ad abbatterlo?
Le cause del disastro sono ancora oggetto di un’accesa disputa diplomatica: Kiev e i governi occidentali accusano i separatisti filorussi di aver colpito il Boeing con un razzo. Diversa la versione di Mosca, secondo cui una foto satellitare dimostrerebbe che ad abbattere il Boeing è stato un aereo dell’aviazione ucraina.
Per il rapporto preliminare, reso noto all’Aja dall’Ufficio di sicurezza olandese, «il volo si è disintegrato in aria come risultato di un danno strutturale causato da un grande numero di oggetti che sono penetrati nella carlinga dall’esterno a grande velocità». Insomma, è stato abbattuto. Ma nessuno dice da chi. Ad accusare apertamente Mosca e i suoi seguaci di Donetsk ci pensa a ottobre il capo dei servizi segreti tedeschi, Gerhard Schindler: «L’aereo - scrive in un rapporto - è stato colpito da un missile lanciato dai separatisti filorussi che hanno messo le mani sul sistema di difesa anti-aerea russo Buk, appartenuto all’esercito ucraino». Ma il Cremlino non conferma.
E l’ultimo disastro?
Sono le 6 e 12 ora indonesiana di domenica 28 dicembre quando il pilota del volo Air Asia Qz8501 diretto da Surabaya a Singapore chiede di cambiare la rotta verso la costa di Giava. Il motivo? Una tempesta che potrebbe mettere a rischio le 162 persone a bordo.
Da allora il silenzio. Le ricerche dell’Airbus si concentrano nel mare di Giava (dopo due giorni vengono trovati corpi e detriti), ma le cause del disastro restano oscure: l’ipotesi più accreditata è quella di una forte turbolenza. O, dicono gli esperti, un errore umano.
Enrico Caporale, 2014 – La Stampa 31/12/2014