Angela Zoppo, MilanoFinanza 31/12/2014, 31 dicembre 2014
ANCHE SAIPEM È UN PO’ CINESE
Saipem è arrivata all’ultima seduta borsistica dell’anno senza essere riuscita a togliersi di dosso la maglia nera. Rispetto a un anno fa il titolo ha perso quasi il 44% del suo valore. Anche ieri l’azione della società guidata dall’ad Umberto Vergine ha subito l’ennesimo ribasso, finendo a 8,77 e lasciando per strada un altro 2,23%. La causa dello scivolone stavolta è stata individuata nell’uscita della capogruppo Eni dal consorzio per il South Stream, che segue di poche settimane l’interruzione dei contratti assegnati a Saipem per la realizzazione del tratto a mare del gasdotto. Ma evidentemente c’è anche chi considera un affare accaparrarsi il titolo a questi prezzi, scommettendo sulla ripresa della controllata del Cane a sei zampe. People’s Bank of China, infatti, si è portata oltre il 2% nel capitale della controllata di Eni. La partecipazione, detenuta direttamente in portafoglio dalla Banca centrale cinese, ammonta esattamente al 2,027% e risale al 18 dicembre scorso, stando alle comunicazioni Consob. La banca centrale di Pechino detiene già il 2% di Generali, acquistato ad agosto scorso, e ad ottobre si è accaparrata anche il 2% di Mediobanca; nel portafoglio della Pboc ci sono anche Eni, Enel, Telecom, Prysmian e Fiat (si veda tabella in pagina). Complessivamente il portafoglio italiano della Pboc vale ai prezzi di borsa attuali quasi 3,2 miliardi.
Tornando a Saipem questo finale d’anno al ribasso si spiega con numerose ragioni, a cominciare dal calo del prezzo del petrolio, che sta spingendo le oil company a rivedere i loro piani di sviluppo e quindi a ridimensionare le commesse affidate alle società come la controllata Eni. Il colpo di grazia è arrivato però da Gazprom, capofila del consorzio South Stream, che a inizio dicembre aveva annunciato la possibile archiviazione del progetto, mettendo in discussione nel caso di Saipem commesse già assegnate per 2,4 miliardi. La società è tuttora alle prese con la conta delle ricadute e dopo aver ricevuto la notifica ufficiale della sospensione dei lavori lo scorso 10 dicembre ha annunciato che di aver in corso la revisione delle guidance 2015, «che risulterà dall’esito delle analisi che verranno effettuate». Anche ieri Saipem è tornata sulla questione con una nota. «Con riferimento al comunicato del 4 dicembre scorso relativo al progetto South Stream, Saipem informa di aver ricevuto una notifica da parte di South Stream Transport che indica che non ci si aspettano cambiamenti significativi allo stato di sospensione fino al 19 febbraio 2015». I legali della società, nel frattempo, stanno verificando la portata delle clausole di protezione previste nei contratti. Certo, la notizia di questi giorni che Gazprom liquiderà tutti i soci del consorzio South Stream è stata accolta dal mercato come la pietra tombale sul progetto. La capogruppo Eni incasserà circa 400 milioni dal colosso russo per l’uscita dal team del gasdotto, dopo avere stipulato un accordo per la cessione della quota di partecipazione del 20% nella società South Stream Transport B.V. a Gazprom, che ne detiene il 50%. A seguito della transazione, Eni recupererà il capitale investito a oggi nel progetto, calcolato coerentemente con gli accordi esistenti. Oltre al Cane a sei zampe in South Stream Transport B.V. facevano parte Edf e Wintershall, con una quota del 15% ciascuna.
Angela Zoppo, MilanoFinanza 31/12/2014