Simone Pieranni, Panorama 30/12/2014, 30 dicembre 2014
CINA: FRENA IL PIL, CRESCE LA CAPACITA’ DI INNOVARE
La speranza è che la crescita arrivi al 7,3 per cento, ma le previsioni della banca centrale cinese stimano che per il 2015 il Pil si fermerà a più 7,1 per cento. Cifra imponente rispetto agli standard occidentali, ma che per il Dragone indicano un notevole ridimensionamento rispetto all’aumento del 14 per cento registrato lino a pochi anni fa. Un rallentamento che la leadership di Pechino considera per certi versi positivo e che segna un cambiamento del paradigma produttivo cinese. La crescita a doppia cifra ha causato disequilibri evidenti ai quali il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang intendono porre rimedio.
La ragione principale della straordinaria corsa degli ultimi anni e stata la possibilità per i cinesi di accedere a prestiti bancari per speculazioni immobiliari con il risultato di creare una bolla e di mettere a rischio i crediti stessi delle banche. Per questo la leadership ha indicato la nuova via per il 2015: crescita più controllata, ma di maggior qualità. L’obiettivo è aumentare il ruolo del mercato interno, spingendo ai consumi la popolazione, grazie a riforme sociali che dovrebbero migliorare la redistribuzione della ricchezza. È al vaglio la riforma dell’hukou, il certificato di residenza, che stabilisce i diritti sociali sulla base del luogo di nascita. Questa usanza, nata negli anni Cinquanta, taglia fuori dal welfare tutti i «migranti» trasferitisi dalle campagne alle città. La riforma di questo strumento dovrebbe permettere ai «nuovi cittadini» (circa 100 milioni nei prossimi anni) di usufruire del welfare cittadino, permettendo di aver più soldi da spendere nei consumi.
Un secondo intervento riguarda le amministrazioni locali. Finora la carriera dei funzionari del Partito comunista dipendeva in gran parte dall’aumento del Pil delle regioni in cui operavano. Questo alimentava corruzione, speculazione e investimenti improduttivi. Xi Jinping da un lato ha attivato una campagna anticorruzione durissima nei confronti di quadri e funzionari del Partito comunista, dall’altro ha stabilito che la carriera degli esponenti del Pcc dipenderà dalla qualità degli atti amministrativi.
I funzionari dovranno prestare più attenzione alla propria condotta morale, al benessere dei cittadini e all’ambiente. Xi Jinping ha imposto una campagna di moralizzazione che obbliga i dirigenti a una vita frugale, senza lussi e sprechi.
Molti hanno già pagato con il carcere questa offensiva antimazzette. Anche il settore manifatturiero cinese ha subito una contrazione: l’indice che misura la fiducia dell’industria tra novembre e dicembre è sceso da 50 a 49,5. Il dato riflette la tendenza in corso: più innovazione, meno produzione a basso costo, confermata dai numeri dell’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Ompi).
Nel 2014 la Cina ha presentato un terzo delle domande di brevetti a livello mondiale. «Il Paese sta passando dal made in China al designed in China, avvicinandosi ai Paesi ad alta intensità di conoscenza» ha spiegato Francis Curry, direttore generale dell’Ompi, al China Daily. Questo passaggio è la chiave del «sogno cinese» di Xi Jinping: trasformare la Cina da fabbrica del mondo a Paese che innova in ogni ambito, dalla tecnologia alla scienza, dalle energie alternative alla moda. L’obiettivo è riconsegnare alla storia la centralità del Dragone.