Massimo Sideri, Corriere della Sera 30/12/2014, 30 dicembre 2014
IL LEGAME (DEBOLE) TRA STIPENDI DEI TOP MANAGER E RISULTATI AZIENDALI
C’è una debole correlazione tra gli stipendi e i bonus dei top manager e i risultati delle aziende che amministrano: lo rivela una ricerca della Lancaster Business School che, in collaborazione con la Cfa Uk, ha messo in relazione diversi indicatori delle 30 principali società dell’indice inglese Ftse 100 nell’arco di dieci anni (2003-2013). Una decade in cui, peraltro, la busta paga media di un chief executive officer è passata da 2,4 milioni del 2003 a 4 milioni del 2012. Dunque: non è più una chiacchiera da bar o l’invidia di chi queste cifre le vede al limite in tutto l’arco della vita professionale. Il tema di come creare una dipendenza tra perfomance e reddito dei top manager non è nuovo: negli anni Ottanta, quelli roboanti alla «Wall Street» di Oliver Stone, andavano di gran moda le stock option, prima che anche lì i risultati dimostrassero che una cosa è massimizzare le opzioni che intasca l’amministratore, un’altra è costruire un valore che vada oltre il semestre. Lo stesso rapporto sottolinea che l’utile per azione, spesso usato come strumento per misurare i bonus, può essere «dopato» con operazione di M&A che non incidono sulla profittabilità. Resta la curiosità di sapere quale possa essere la correlazione in altri Paesi, come l’Italia.