VARIE 29/12/2014, 29 dicembre 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUL TRAGHETTO NORMAN
ANSA.IT
1. IL GOVERNO GRECO CONFERMA: “QUATTRO CORPI SONO STATI RINVENUTI IN ACQUA”
Ansa.it - Il ministro della Marina mercantile greca, Miltiadis Varvisiotis, ha confermato che quattro corpi sono stati rinvenuti in acqua nelle operazioni di salvataggio del Norman Atlantic. Lo scrive su Twitter Kathimerini.
"Io e mio marito siamo stati più di 4 ore in acqua: ho tentato di salvarlo ma non ci sono riuscita, lui mi diceva ’moriamo, stiamo morendo’": così il racconto di Teodora Douli, di 56 anni, greca, moglie del 62enne morto durante le fasi successive all’incendio divampato a bordo del traghetto, al largo delle coste albanesi.
"Ho visto quattro persone morte, con i miei occhi, sono sicurissimo, erano davanti a me". Lo ha detto ai giornalisti un uomo di nazionalità turca, appena sceso dalla nave mercantile che lo ha portato nel porto di Bari.
La procura di Bari ha aperto un fascicolo per naufragio colposo per l’incendio a bordo del traghetto Norman Atlantic. Il procuratore, Giuseppe Volpe, ha precisato che si tratta di una prima configurazione di reato.
La società armatrice Visemar assicura intanto di aver seguito fin dall’inizio le operazioni di soccorso "fornendo tutta la collaborazione possibile al Comando generale che sta coordinando le operazioni di salvataggio dei passeggeri e dell’equipaggio: sono a disposizione delle autorità, del Comandante e dell’equipaggio". Lo dice all’ANSA l’armatore Carlo Visentini,in relazione all’incendio del Norman Atlantic.
Giuseppe Mancuso, 57 anni, un camionista di Rocca di Caprileone (Me) è tra le persone a bordo della Norman Atlantic. Lo dice il sindaco del comune nebroideo Bernadette Grasso, secondo cui l’ultimo contatto dell’uomo con la famiglia è avvenuto alle cinque di ieri mattina. ’’Siamo disperati. Da 30 ore non abbiamo notizie - dice il figlio dell’uomo, Calogero Mancuso, consigliere comunale a Rocca di Caprileone - Abbiamo chiamato l’unità di crisi e non esiste un elenco delle persone salvate’’.
REPUBBLICA.IT
ROMA - E’ un conto della morte che continua a crescere. Dal traghetto Norman Atlantic "sono state salvate 427 persone, le vittime sono otto", hanno dichiarato I ministri della Difesa, Roberta Pinotti, e delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. Durante la conferenza stampa di fine anno il premier Matteo Renzi e la Marina Militare ne avevano confermati cinque. Poche ore dopo erano stati trovati in mare altri due corpi e il numero era salito a sette. Sei uomini e una donna risultano dunque le vittime accertate finora nell’incendio sul traghetto Norman Atlantic partito dalla Grecia e diretto ad Ancona con 478 persone a bordo (422 passeggeri e 56 membri di equipaggio), e andato in fiamme alle 4.30 di domenica mattina. Un inferno durato oltre 37 ore.
Il problema principale ora riguarda il numero esatto delle persone a bordo: secondo gli inquirenti ci sono ancora 38 dispersi. Ma è prematuro dare un conto preciso, ha aggiunto Lupi: "Sulla Norman Atlantic sono state salvate 427 persone (tra cui 56 membri dell’equipaggio), otto sono i morti, per un totale di 435. Sulla lista d’imbarco i passeggeri erano 478, ma alcuni dei nomi delle persone salvate non figuravano su quella lista. Dunque il "porto d’imbarco dovrà ora verificare la corrispondenza delle liste". "Continueremo a scandagliare il mare", ha detto Pinotti.
L’ultimo a lasciare la nave è stato il comandante Argilio Giacomazzi "che, come fanno i comandanti seri" ha completato le operazioni con quattro persone della Marina militare: "Spetta al comandante dichiarare che non ci sia nessuno. Il lavoro della marina, della protezione civile e di tutti è stato davvero impressionante. Esprimo la mia gratitudine e la vicinanza alle famiglie delle vittime". "Recuperare 427 persone da una nave in fiamme, la maggior parte con elicotteri, mentre c’erano venti anche di 40 nodi, è stata un’impresa storica", ha aggiunto l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina Militare.
I testimoni. "Ho visto quattro persone morte, con i miei occhi, sono sicurissimo, erano davanti a me", ha detto ai giornalisti un uomo di nazionalità turca. "E’ stato spaventoso, sembrava il Titanic". Così i primi sopravvissuti hanno raccontato i momenti a bordo della Norman Atlantic. "Ho visto morire mio marito", ha raccontato Teodora Douli, 56 anni, greca, moglie del 67enne Georgios Douli. Ma il figlio della vittima, Labros Doulis, accompagnato all’obitorio dell’ospedale Perrino, non ha riconosciuto la salma, tra le due arrivate a Brindisi. Per lui si è ora riaccesa la speranza che il padre sia ancora vivo e si trovi tra le persone soccorse. La seconda salma recuperata, ancora non identificata, è arrivata all’ospedale Perrino.
Polemica sulla sicurezza. Una passeggera turca ha detto che sul traghetto c’erano solo tre scialuppe di salvataggio. "Quelli che sono usciti per primi sono saliti sulle scialuppe di salvataggio", ha raccontato, spiegando che gli altri hanno dovuto aspettare. Un camionista greco ha detto che l’allarme anti-incendio è arrivato dopo che la maggior parte dei passeggeri, allertati dal fumo che stava invadendo le loro cabine, erano usciti fuori, e che non ha visto membri dell’equipaggio dare istruzioni ai passeggeri. Il soprano Theodossiou ha dichiarato: "Uomini picchiavano le donne". "La nave era stata ispezionate il 19 dicembre a Patrasso: erano state riscontrate 6 deficienze di cui 2 immediatamente risolte" e comunque "senza rilevanza" nell’incendio. "Per le altre 4 era stata prescritta la soluzione in 14 giorni. La nave era pienamente efficiente, rispondeva a tutti i requisiti", ha detto l’ammiraglio Carlone a P.Chigi. Le "due deficienze" rilevate a Patrasso sulla Norman Atlantic e "immediatamente" risolte, erano una "porta tagliafuoco con chiusura non perfetta, in un’area della nave non interessata dall’incendio. C’era poi una leggera fuoriuscita di acqua che a sua volta non ha avuto rilevanza".
Il bilancio, giallo sui numeri. Per l’intera durata dei soccorsi Guardia costiera e Marina militare non hanno mai dato gli stessi numeri dei passeggeri tratti in salvo. Diverso di ora in ora il numero di quelli rimasti a bordo e delle vittime. Versioni contrastanti anche sui profili Twitter ufficiali.
Pessime previsioni meteo. Nelle prossime ore nella porzione di mare di fronte alle coste pugliesi, dove si trova il traghetto in avaria, le condizioni meteo-marine rimarranno pessime: soffieranno venti con raffiche fino 60-70 km/orari, con il mare agitato e onde alte circa 3-4 metri. Lo riferisce il Centro Epson Meteo.
L’incendio e l’allarme. Il traghetto Norman Atlantic, partito da Patrasso e diretto ad Ancona (dove era atteso alle 17), aveva lasciato il porto di Igoumenitsa, di fronte all’isola di Corfù (FOTO), e navigava 33 miglia nautiche al largo della piccola isola di Othonoi quando ha preso fuoco alle 4.30 del mattino per cause da accertare. Il segnale di soccorso è stato inviato subito. Il capitano, Argilio Giacomazzi, 62 anni ligure, ha ordinato l’evacuazione ma le condizioni meteo - le acque dell’Adriatico molto mosse, con il vento a 50 nodi, mare forza 8 e onde alte 5 metri - hanno reso gli aiuti particolarmente complicati.
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Le difficoltà dei soccorritori. Verso il traghetto in fiamme, che si trovava a 39 miglia da Otranto e 13 da Valona, sono partiti dalla Grecia e dall’Italia motovedette ed elicotteri della Marina Militare, mentre il comandante e le 56 persone di equipaggio tentavano di domare le fiamme divampate nel garage dove erano stipati oltre 200 automezzi, tra camion e auto. Le porte "taglia fuoco" probabilmente non hanno tenuto. I tecnici marittimi avevano segnalato problemi ad alcuni sistemi di sicurezza ma il traghetto sabato era comunque salpato dal porto greco.
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I passeggeri, tra cui 22 italiani (altri 22 fanno parte del personale di bordo), sorpresi nel sonno dal fumo e dalle fiamme, si sono precipitati verso le scialuppe di salvataggio ma solo pochi sono riusciti a salirci, prima che un black-out facesse piombare la nave nel buio e senza possibilità di attivare il meccanismo per calare in mare le imbarcazioni soccorso. Decine le persone che, prese dal panico, si sono gettate in mare. Sono state salvate dalla Marina Militare, cinque alla volta. Tra i primi, due bimbi di due e cinque anni insieme alla loro mamma incinta ricoverati in stato di ipotermia.Un ottimo lavoro di squadra" del personale della Difesa, insieme agli altri soccorritori, ha consentito "di evitare un bilancio ancora più grave in termini di vite umane", ha detto sostenuto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti visitando le sale operative di Marina e Aeronautica.
"Siamo bruciando". E mentre in mare aperto proseguivano le operazioni di salvataggio sferzate da un temporale, dal ponte della nave partivano gli appelli disperati degli oltre 300 passeggeri, di diverse nazionalità, rimasti a bordo e che tentavano di sottrarsi al fumo e alle fiamme, ma anche al freddo. "Stiamo bruciando e affondando. Per favore non lasciateci qui" ha detto alla tv greca Nikos Paptheodosiou dal suo telefonino. Solo alle 18 il rimorchiatore Marietta Barretta partito da Brindisi, dopo vari tentativi, ha agganciato la prua della Norman Atlantic. Il comandante è riuscito a girare il traghetto, portando la prua verso l’Albania, viaggiando a favore di vento. Una manovra, condotta in condizioni complicatissime, ma che ha consentito di sgomberare la poppa sulla quale si erano radunati i passeggeri per sfuggire al fumo.
Via a azioni risarcitorie. La procura di Bari deve indagare le autorità portuali italiane e il Rina, il registro navale italiano, per concorso nel naufragio della Norman Atlantic. Lo chiede il Codacons, che sta preparando una apposita istanza ai magistrati pugliesi che hanno aperto una inchiesta sull’incidente. Dopo Bari e Lecce anche la procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta sul disastro. Il procuratore Marco Dinapoli, ha precisato che si tratta di un atto dovuto e che in in un secondo momento si valuterà la competenza territoriale che dovrebbe essere comunque italiana visto che la nave batteva bandiera italiana. Il sostituto procuratore di turno Valeria Farina Valaori disporrà l’autopsia sul corpo dell’uomo, vittima del disastro, trasportato ieri nell’obitorio di Brindisi. Il procuratore del capoluogo salentino, Marco Di Napoli, ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo a carico di ignoti, necessario per l’autopsia.
L’accusa degli autisti di camion. Una volta stabilizzato il traghetto, alle 19.20 due piloti dell’Aeronautica militare sono riusciti a calarsi dall’elicottero sopra uno dei ponti. In tarda serata il cavo di traino si è spezzato ma è stato sostituito tra mille difficoltà. Le operazioni di soccorso sono andate avanti tutta la notte, per salvare gli altri 300 passeggeri rimasti al gelo con la nave che ha cominciato a inclinarsi. E ieri i camionisti naufraghi del traghetto hanno puntato il dito sul sovraccarico: "La parte alta dei camion faceva attrito col soffitto del garage, i tir erano carichi di olio e schiacciati come sardine. Facile che le scintille siano partite da lì".
Il documento. Controlli sulla Norman Atlantic: carenze sulla sicurezza
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La difesa dell’armatore. L’armatore Carlo Visentini, presidente del consiglio d’amministrazione della ’Visemar di Navigazione’, si è detto "estremamente addolorato per la morte del passeggero greco". "La società confida nel lavoro delle autorità investigative - ha aggiunto - che dovranno trovare le esatte cause dell’incidente, ma è certa della piena efficienza della nave, una nave di recente costruzione, con tutte le certificazioni necessarie ad operare".
L’attesa dei parenti. "Stiamo aspettando di sapere dove stanno i nostri cari. Dopo 36 ore ne abbiamo diritto". Il titolare napoletano di una ditta che aveva a bordo della Norman Atlantic tre camion con altrettanti autisti lo ha detto entrando nella sede della Capitaneria di Porto di Bari. Con lui i parenti di una delle persone che era a bordo: "Non abbiamo notizie dalle 5 di ieri". All’interno degli uffici della Capitaneria gli investigatori stanno ancora ascoltando alcuni dei 49 naufraghi sbarcati a Bari questa mattina per ricostruire la dinamica dei fatti.
LE TESTIMONIANZE - Drammatiche le testimonianze dei sopravvissuti. "Ho visto quattro persone morte, con i miei occhi, sono sicurissimo, erano davanti a me", ha detto ai giornalisti un uomo di nazionalità turca, appena sceso dalla nave. "Sulla lancia - ha spiegato - avevamo quattro morti, due uomini e due donne, credo, perché al buio non si vedeva bene". "Molta gente - ha continuato l’uomo - è caduta in mare purtroppo. Ho visto anche una decina di persone che erano a bordo di una lancia che poi sono finite in mare e non so proprio che fine abbiano fatto". "Sentivamo urlare ’fire’, ’fire’, fuoco fuoco e in cinque minuti, tutta la nave era a fuoco. Era buio e c’era molto fumo. C’è stato poco da fare: molta gente è svenuta, siamo rimasti isolati". L’uomo sarebbe dovuto andare a Roma dove avrebbe trascorso il Capodanno insieme con amici.
"Quando ho visto il fuoco ero vicino al ristorante. Sono sceso al piano inferiore e sono rimasto intrappolato dalle fiamme", ha raccontato invece Leonida Costantiniris, un autotrasportatore greco con ustioni al volto e alle piante dei piedi. Costantiniris è stato tra i primi naufraghi che è stato fatto scendere dal mercantile che lo ha portato a Bari e trasferito in ospedale. Le sue condizioni non sono gravi, ha spiegato il coordinatore della sala operativa del 118 di Bari, Alexandros Charitos. Le ustioni più gravi sono quelle alle piante dei piedi perché quando l’uomo è rimasto intrappolato nella nave, le scarpe, al contatto con il pavimento incandescente, si sono liquefatte. Insieme a lui è stata portata in ospedale una giovane donna georgiana incinta.
Nel porto di Bari è stata attivata la procedura di ’maxi-emergenza’. Le operazioni sono state coordinate dalla Prefettura di Bari e dalla Protezione civile. Ad attendere i naufraghi, gli uomini delle forze dell’ordine, della protezione civile e gli operatori del 118. Sulla nave mercantile, tra i naufraghi, sono sbarcati quattro bambini, tre greci e un georgiano. A bordo, anche due clandestini afghani. Non si conoscono ancora le circostanze della loro presenza sul mercantile. Lo ha riferito però il prefetto di Bari, Antonio Nunziante, anche lui sul posto.
I passeggeri dopo che un medico è salito a bordo della nave per controllare le condizioni dei naufraghi sono stati fatti scendere e accompagnati nel terminal crociere per essere rifocillati e assistiti. Qui è stata allestita una struttura per la primissima accoglienza. Alcuni dei naufraghi arrivati hanno fatto vedere le riprese fatte durante la notte coi telefonini sul Norman Atlantic, nei filmati si notano le fiamme alte che il buio rende ancora più impressionanti. Diversi hanno raccontato i momenti di panico seguiti all’incendio ed all’avvio dell’evacuazione del taghetto.
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Hanno pianto e abbracciato i soccorritori. "Grazie di averci salvato la vita". Sono arrivati nel porto di Bari i 49 naufraghi della nave Norman Atlantic, giunti questa mattina a bordo del mercantile Spirit of Piraeus battente bandiera Singapore. La nave è arrivata nel porto del capoluogo pugliese dopo che intorno alle tre di questa notte era giunta a Brindisi. Per via del mare grosso e delle difficoltà in porto si è deciso però di dirottare l’imbarcazione verso Bari: un pilota nel tentativo di salire a bordo per dirigere le operazioni di attracco ha riportato una frattura a un braccio e un secondo pilota a causa delle onde non è riuscito ad accedere al mercantile. La nave ha fatto così rotta verso Bari, dove si è messa in moto dalla notte la macchina dei soccorsi.
LEGGI - I SOCCORRITORI: "MORSI E PANICO, CI OFFRIVANO ANCHE ORO"
Disastro Norman, naufraghi interrogati a Bari
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INDAGANO LE PROCURE DI BARI, LECCE E BRINDISI - La procura di Bari ha aperto un’inchiesta per disastro colposo. Il procuratore della Repubblica Giuseppe Volpe, accompagnato dal sostituto Ettore Cardinali, ha interrogato i superstiti e ascoltando i responsabili del porto e dei soccorsi. Volpe ha precisato che "si stanno acquisendo i primi dati tecnici" e poi si valuterà con la procura di Lecce "la configurazione definitiva dell’ipotesi di reato e la competenza territoriale". Anche la procura di Brindisi, dove è stata condotta ieri la prima vittima del disastro, ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Il procuratore, Marco Dinapoli, ha precisato che l’avvio di una inchiesta a Brindisi è un atto dovuto e che in seguito si valuterà la competenza territoriale e ci si raccorderà con gli altri magistrati (delle procure di Bari e di Lecce) che stanno lavorando sul caso del traghetto. A quanto emerso, la competenza territoriale sarebbe comunque italiana, poiché la nave, battente bandiera italiana, è da considerarsi territorio italiano. Il sostituto procuratore di turno Valeria Farina Valaori disporrà l’autopsia sul corpo dell’uomo. A Lecce, il procuratore di Lecce, Cataldo Motta, ha delegato personale della Capitaneria di porto di Gallipoli ad ascoltare due marittimi naufragati sul traghetto ricoverati nell’ospedale di Galatina.
IL PONTE AEREO DALL’AEROPORTO DI BARI VERSO LA GRECIA - Un primo ponte aereo tra Italia e Grecia per riportare a casa i greci superstiti è stato predisposto per le 16 dall’aeroporto di Bari. Lo ha reso noto un funzionario del consolato greco, Nikos Tzoitis, giunto in Puglia. "Stiamo recuperando i cittadini greci che stanno rendendo testimonianza alla Procura della Repubblica - ha aggiunto - da Lecce, Brindisi e Bari sono circa 60 i greci che oggi torneranno a casa in aereo".
L’arrivo della Spirit of Piraeus: i volti dei naufraghi
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LE TESTIMONIANZE - Drammatiche le testimonianze dei sopravvissuti. "Ho visto quattro persone morte, con i miei occhi, sono sicurissimo, erano davanti a me", ha detto ai giornalisti un uomo di nazionalità turca, appena sceso dalla nave. "Sulla lancia - ha spiegato - avevamo quattro morti, due uomini e due donne, credo, perché al buio non si vedeva bene". "Molta gente - ha continuato l’uomo - è caduta in mare purtroppo. Ho visto anche una decina di persone che erano a bordo di una lancia che poi sono finite in mare e non so proprio che fine abbiano fatto". "Sentivamo urlare ’fire’, ’fire’, fuoco fuoco e in cinque minuti, tutta la nave era a fuoco. Era buio e c’era molto fumo. C’è stato poco da fare: molta gente è svenuta, siamo rimasti isolati". L’uomo sarebbe dovuto andare a Roma dove avrebbe trascorso il Capodanno insieme con amici.
"Quando ho visto il fuoco ero vicino al ristorante. Sono sceso al piano inferiore e sono rimasto intrappolato dalle fiamme", ha raccontato invece Leonida Costantiniris, un autotrasportatore greco con ustioni al volto e alle piante dei piedi. Costantiniris è stato tra i primi naufraghi che è stato fatto scendere dal mercantile che lo ha portato a Bari e trasferito in ospedale. Le sue condizioni non sono gravi, ha spiegato il coordinatore della sala operativa del 118 di Bari, Alexandros Charitos. Le ustioni più gravi sono quelle alle piante dei piedi perché quando l’uomo è rimasto intrappolato nella nave, le scarpe, al contatto con il pavimento incandescente, si sono liquefatte. Insieme a lui è stata portata in ospedale una giovane donna georgiana incinta.
LA MACCHINA DEI SOCCORSI - "La città di Bari ha ancora una volta dimostrato di essere una città ospitale. Il protocollo di emergenza ha funzionato bene e sono già predisposti due alberghi cittadini pronti per l’eventuale accoglienza dei 49 naufraghi". Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, sulla banchina del porto, ha supervisionato il completamento delle operazioni di soccorso dei naufraghi della Norman Atlantic. "La Puglia - ha detto il sindaco - ha sempre dato il meglio di sé in queste condizioni di emergenza, tutto ha funzionato bene, il protocollo di emergenza a Bari è partito alle 4 di stanotte e tutto in città è pronto per l’accoglienza e l’assistenza medica dei naufraghi".
L’arrivo della Spirit of Piraeus nel porto di Bari
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Nel porto di Bari è stata attivata la procedura di ’maxi-emergenza’. Le operazioni sono state coordinate dalla Prefettura di Bari e dalla Protezione civile. Ad attendere i naufraghi, gli uomini delle forze dell’ordine, della protezione civile e gli operatori del 118. Sulla nave mercantile, tra i naufraghi, sono sbarcati quattro bambini, tre greci e un georgiano. A bordo, anche due clandestini afghani. Non si conoscono ancora le circostanze della loro presenza sul mercantile. Lo ha riferito però il prefetto di Bari, Antonio Nunziante, anche lui sul posto.
I passeggeri dopo che un medico è salito a bordo della nave per controllare le condizioni dei naufraghi sono stati fatti scendere e accompagnati nel terminal crociere per essere rifocillati e assistiti. Qui è stata allestita una struttura per la primissima accoglienza. Alcuni dei naufraghi arrivati hanno fatto vedere le riprese fatte durante la notte coi telefonini sul Norman Atlantic, nei filmati si notano le fiamme alte che il buio rende ancora più impressionanti. Diversi hanno raccontato i momenti di panico seguiti all’incendio ed all’avvio dell’evacuazione del taghetto.
Terminal crociere, il punto di raccolta per l’assistenza ai naufraghi
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I NAUFRAGHI NEGLI OSPEDALI - Ma non è solo Bari a essere impegnata in prima linea. Già da ieri, i primi naufraghi soccorsi sono stati accompagnati nelle strutture ospedaliere del Salento. Sono 50 quelli ricoverati negli ospedali del Leccese. Gli ultimi, un gruppo di sette uomini di nazionalità greca, trasportati alle prime luci dell’alba da un elicottero della Marina militare all’aeroporto militare Cesari di Galatina e da qui trasferiti da personale del 118 negli ospedali di Lecce, Tricase e Scorrano. Poco prima al porto di Otranto era arrivato un gruppo di quattro italiani, tutti ricoverati all’ospedale di Casarano. Sono militari della Capitaneria di porto intossicati dal fumo durante le operazioni di soccorso al traghetto Norman Atlantic. Il più grave è un uomo con insufficienza respiratoria. A Brindisi sono giunti invece in tutto 16 feriti, 9 dei quali sono stati dimessi. Due adolescenti greche, anch’esse sole in Italia per ricevere soccorso, sono state temporaneamente affidate a una famiglia brindisina in attesa che siano localizzati i parenti. A Galatina invece sono ricoverati 11 naufraghi, 7 nel reparto di emergenza e 4 negli altri reparti.
A bordo del traghetto in fiamme c’era anche il soprano greco Dimitra Theodossiou, attesa in Italia per una tournée con tappe in Emilia e in Toscana. E’ stata portata all’ospedale di Lecce, per un principio di ipotermia e poi dimessa questa mattina. A salvarla ci ha pensato un elicottero dell’esercito italiano. Questo è il suo racconto: "Due ore prima ci avevano detto che c’era troppo fumo e che non sarebbero più venuti a prenderci per po’ di tempo, dovevamo resistere così, nel freddo, bagnati, sul ponte del traghetto, un incubo. Quando nella notte ho sentito l’elicottero ho raccolto tutte le mie forze..."
Così è salita sul verricello calato dall’elicottero?
"Sì ma è stato un inferno, ho visto delle scene spaventose. C’erano degli uomini, iracheni, turchi, pachistani che erano sulla nave e che erano stati messi in basso per permettere ai soccorsi di dare la precedenza ai bambini, agli anziani e alle donne, ma loro si sono arrampicati e picchiavano, strattonavano, ti tiravano via, si facevano largo per mettersi in salvo. Anche io sono stata picchiata, ma ho reagito per arrivare all’elicottero, mi è venuta dentro una grande rabbia, ho pensato: ora o mai più. E’ stato bruttissimo, non lo dimenticherò mai..."
Come vi siete accorti dell’incendio? E’ scattato qualche allarme?
"No, nessun allarme. Niente di niente. Io avevo una cuccetta in prima classe, stavo dormendo e mi ha svegliato l’odore di bruciato e il fumo che aveva già invaso la cabina. Mi sono alzata, ho messo un maglione e ho preso i soldi e la carta di identità e sono corsa fuori. Ho bussato a tutte le altre cabine che ho incontrato per dire alla gente: uscite, uscite c’è un incendio".
E’ salita verso il ponte più alto?
"No, in un primo momento siamo scesi in basso perchè ci dicevano che erano lì i salvagenti e le scialuppe. Ma alcune scialuppe sono state messe in mare, altre no e non so perché".
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Audio: "Non c’è stato nessun allarme"
Cosa ha visto dopo?
"Di tutto, dalla solidarietà alla rabbia. Davanti alla paura si reagisce in modi molto diversi. Ho visto uomini che picchiavano le donne e trascinavano via quelle che stavano davanti a loro pur di mettersi in salvo, ma ho visto anche scene di solidarietà. Ho visto prendere per mano gente che era sola e dire, "dài siamo insieme, ce la faremo". Dopo siamo saliti sul ponte in alto del traghetto perché il pavimento di sotto esplodeva per il calore del fuoco. Faceva molto freddo, un freddo terribile, per ore e ore fino a perdere la cognizione del tempo,. Da navi vicine di buttavano acqua con gli idranti ed eravamo completamente bagnati, dovevamo tenerci ai supporti con le mani altrimenti scivolavamo via. Io non sentivo più i piedi".
Lei si è ferita?
"No, io ero sfinita come tanti altri, c’era una persona che mi schiaffeggiava per impedire che mi addormentassi: mi diceva, "non devi dormire, se dormi poi muori". Così mi ha tenuto sveglia fino a che non ho sentito arrivare l’elicottero italiano e sono salita sulla scala con la corda, ma il 28 dicembre sarà un giorno che non dimenticherò mai più nella vita, dopo una vicenda di questo genere cambiano i valori, le cose che pensi".
DAL CORRIETE DI STAMATTINA
VIRGINIA PICCOLILLO
ROMA «In vent’anni di volo non avevo mai visto una cosa simile. La nave era avvolta dalle fiamme. Ce n’erano quasi ovunque, tranne che nella piccola parte del ponte dove c’erano i naufraghi. Le onde che la scuotevano. Il fumo che saliva».
Antonio Laneve, 44 anni, pilota del 36° stormo dell’Aeronautica, ieri ha portato in salvo dal traghetto in fiamme trenta passeggeri. Inclusi tre bambini e un cagnolino. E non dimenticherà mai questa missione.
Cosa l’ha più toccata?
«Una mamma, che è arrivata con il bimbo piccolo in braccio, ci ha accarezzato e ci ha scongiurato di continuare. “Ci sono ancora i miei due figli a bordo. Sono piccoli anche loro. Vi prego. Tornate a prenderli. Vi scongiuro: salvate i miei figli”. Ma l’elicottero ha dei limiti. Non potevamo caricarlo di più. Comunque tutti stanno dando il massimo per salvarli tutti».
Come l’avevate tirata su?
«Con il verricello, come gli altri, le condizioni del mare non consentivano altri metodi. Li abbiamo fatti salire nel cesto per maggiore sicurezza. Ma arrivavano spaventati, lo sguardo nel vuoto, i bambini piangevano. Ce n’era uno ferito».
Come hanno reagito quando siete arrivati?
«Abbiamo dovuto vincere la paura che avevano di salire. C’era vento, il cesto ondeggiava, erano un po’ sotto choc, non si fidavano e anziché avvicinarsi si allontanavano. Almeno all’inizio».
Poi?
«Poi c’è stata la reazione opposta quando è cominciato a scendere il buio. Allora tutti si accalcavano, cercavano di farsi largo per passare prima. Ma l’equipaggio mi pare facesse un buon lavoro, facendo salire prima mamme e ragazzi».
Cosa ha pensato quando era sopra la nave?
«Non avevo mai visto niente di simile. Mancava una zona libera dalle fiamme, dove compiere i soccorsi. Tranne la prua dove erano stati raccolti i passeggeri. Poi ho visto i ragazzi, i bambini, e, da padre, ho subito pensato a loro. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Ma le macchine pongono dei limiti. Altrimenti saremmo andati avanti a oltranza».
Qual è stato il momento più critico?
«Nella seconda missione. Quando iniziava a diventare buio. La nave aveva già un’inclinazione di 5 gradi. Le fiamme erano state in gran parte spente ma il fumo iniziava a risalire e noi ce lo siamo ritrovato tutto all’interno dell’elicottero. Come se avesse preso fuoco. Si soffocava, ma non avevamo tempo per indossare le maschere. La nostra preoccupazione era solo vedere attraverso quella coltre per recuperare le persone».
Quanto vi ha ostacolato il vento?
«Moltissimo. Fino a che la nave non è stata agganciata dal rimorchiatore e fermata con la prua nella direzione delle raffiche. Non è bello, c’è sempre il pericolo di finire in acqua e trovarsi intrappolati in una gabbia. Ma non pensi a quello nel momento dei soccorsi. Solo al fatto che è più difficile il recupero. Anche se siamo addestrati alle emergenze».
A questo tipo di emergenze?
«Beh, di interventi ne facciamo tanti. Ma sono per lo più con navi in avaria, persone colpite da ictus o comunque da trasportare in fretta in ospedale, interventi notturni con i visori sul casco. Poi ci sono le simulazioni, magari di un aereo caduto in mare con i passeggeri da soccorrere e con altre forze con cui coordinarci. Ma una situazione così catastrofica era difficile anche da immaginare. Vorresti fare tanto, non vorresti più smettere, e quando ti fanno tornare per il cambio ti resta la sensazione amara che avresti dovuto salvarne di più».
Virginia Piccolillo
MAURO FAVALE SU REPUBBLICA
MAURO FAVALE
DAL NOSTRO INVIATO
BRINDISI .
Il Norman Atlantic non si lascia domare facilmente. Accerchiato da otto mercantili e due motovedette, una della Capitaneria di porto italiana e una della Capitaneria albanese, sorvegliato dall’alto da due Atr, lambito da 9 elicotteri, guardato a vista a un miglio di distanza dalla nave San Giorgio, alle 21.30 continua a «scarrocciare » a 13 miglia dalle coste dell’Albania. Diciassette ore dopo le prime fiamme, dopo quella sirena risuonata per avvertire i 422 passeggeri alle 4.30 del mattino, il traghetto partito da Patrasso e diretto ad Ancona è ancora in balia delle onde. Giù, in acqua, con un mare forza 8 e un vento a 40 nodi, da un’intera giornata vanno avanti le operazioni di soccorso, ennesimo tentativo di agganciare la nave, stabilizzarla, fermarne il continuo dondolio.
È questa la fotografia di «una delle operazioni di salvataggio più complesse degli ultimi anni», come l’ha definita il governo greco, partita ufficialmente alle 4.47 del mattino, con un dispaccio diramato dal centro di coordinamento ricerche marittime di Roma, e terminata soltanto all’alba di oggi con una polemica sull’attracco del Norman che le autorità elleniche avrebbero preferito a Valona anziché a Brindisi. Opinione condivisa dal sindaco del capoluogo pugliese, Mimmo Consales: «Se la priorità è il salvataggio dei passeggeri, perchè non trainare il Norman in Albania? Sulla nave si rischia l’ipotermia ». Già, perchè a notte fonda il trasbordo verso i mercantili si blocca. Troppo buio, troppo fumo, troppo vento e troppa pioggia. E così gli oltre 200 passeggeri rimasti sul ponte numero 9 del traghetto non si possono muovere. La loro destinazione è quella della nave che dovrebbe arrivare a Brindisi soltanto stamattina. Salvo non si cambi in corsa, a seconda delle condizioni meteo. Alle 23 le sorti dei 422 passeggeri e dei 56 membri dell’equipaggio si dividono: a quell’ora in 200 erano riusciti ad abbandonare il Norman, ormai bollente, per essere trasportarti su un più stabile mercantile, lo Spirit of Pireus o l’ Mn Aby Jeannette , pronti, uno alla volta, a rientrare a Brindisi. Gli altri restano lì, ad aspettare da ore l’occasione giusta che tarda ad arrivare. E dire che soltanto un’ora prima, alle 22 il rimorchiatore Asmara dei brindisini fratelli Barretta era riuscito ad agganciare la nave con un cavo d’acciaio e uno di nylon. Due ore prima, l’altra fune aveva retto solo mezz’ora, letteralmente fusa per il calore delle fiamme sprigionate dal Norman. «Il problema — spiega da terra il comandante Giannuzzi — è che ci dev’essere qualcuno che arrivi a prua a lanciare in acqua un pezzo di cavo». E per arrivare a prua bisogna farsi trasportare da un elicottero da una parte all’altra del Norman per superare fumo e fiamme. «Fare prima era impossibile», assicura Giannuzzi. Colpa del mare e colpa del vento che ieri sul canale d’Otranto tirava fortissimo, anche a 50 nodi, 100 km all’ora. Lo dice anche l’ex generale dell’aeronautica Vincenzo Camporini: «Sorvolare così le fiamme non è una cosa che si fa con tranquillità. In più — prosegue — c’è un notevole numero di istituzioni che devono coordinarsi tra loro e questo complica le cose». Quando a un miglio dal Norman, dopo 4 ore di navigazione, arriva la San Giorgio, la nave della Marina militare, è lei a prendere il comando. Nel frattempo, il governo italiano resta in costante contatto con quello greco. Matteo Renzi, da palazzo Chigi, sente per telefono il premier ellenico Antonis Samaras. «Dobbiamo salvare tutti, non possiamo abbandonare nessuno», dice il presidente del Consiglio. Poi, in serata, su Twitter, ringrazia «chi lavora da ore, tra Ravenna (luogo di un’altra collisione tra due mercantili, ieri, ndr) e Norman. L’Italia è orgogliosa della vostra tenacia! Sarà una lunga notte. Intanto grazie!». Nessun accenno al conflitto sollevato dalle autorità greche sul luogo di attracco della nave in fiamme, di proprietà della Visemar. Il ministro della Marina greca, Miltiadis Varvitsiodis, polemizza: «Avevamo consigliato gli italiani di attraccare a Valona, la scelta più logica per la vicinanza». Di diverso avviso, l’armatore Carlo Visentini e la Marina. Si tenterà Brindisi. Ma alla fine la sorte della nave che non si fa domare si deciderà a seconda del tempo.