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 2014  dicembre 28 Domenica calendario

UN ANNO DI PAROLE

Ci siamo fatti riconoscere. La Cambridge University Press, casa editrice di riconosciuta nobiltà, ha letto i giornali di mezzo mondo per stabilire quali siano state le tre parole più usate per descrivere ciascuna delle 32 finaliste del Mondiale. I tedeschi fanno sempre bella figura: in testa alla classifica «potenti», «concentrati» e «impegnati». Per l’Italia hanno vinto «lenta», «vulnerabile» e «pessimismo».
A fine dicembre, la domanda torna: quali termini raccontano il 2014? Google ha rivelato le parole più cercate in Italia. In generale, «Mondiali 2014» è stata l’espressione con più margine di crescita dal 2013. La Snai non lo quotava: troppo facile. Per il calcio, invece, Balotelli primo e James Rodriguez oro per incremento su base annua. Qui però non si cercano nomi, si cercano espressioni entrate nel linguaggio. La citazione dotta è di Moreno Morani, professore di glottologia e linguistica, autore di studi sul linguaggio del calcio: «Giacomo Devoto, il linguista del Devoto-Oli, ha scritto che la lingua del calcio ricorda quella omerica. Nelle cronache sportive, come in Iliade e Odissea, ci sono formule che si ripetono». Allora, via col dizionario.

CASETTA MANAUS Sostantivo femminile, nel dizionario tra «casermone» e «caseus». Edificio ligneo installato per spostare Coverciano in Amazzonia. Segni particolari: gran caldo.
Prandelli per il ritiro pre-Mondiale ha fatto costruire questa simil-sauna che riproduceva le condizioni di Manaus, sede di Inghilterra-Italia: 32-33 gradi, umidità al 70%. Se ne è parlato tantissimo a giugno, quando gli azzurri hanno controllato il possesso palla contro l’Inghilterra: quel giorno è stata una «TikItalia», altro neologismo. E la casetta? Criticata e trasferita, ma è stata l’unica italiana imbattuta: a Manaus, 2-1 per noi.

DéCIMA Sostantivo femminile, nel dizionario tra «decifrazione» e «decimare». Coppa vinta da allenatore italiano in terra spagnola, meglio se con gol al 93’ contro squadra non gemellata.
Lisbona, 24 maggio. Il Real batte l’Atletico e vince ai supplementari la decima Coppa Campioni della storia. Marca titola «Décima», con l’accento alla spagnola: sarà ricordata così, per sempre.

#MAZZARRIVATTENE Nome composto, invariabile, nel dizionario tra «mazzaranga» e «mazzata». Slogan da social network ideato per manifestare leggera ostilità nei confronti di un allenatore poco autocritico.
Non è una parola, ma è come se. #mazzarrivattene è stato lo slogan simbolo della crociata anti-Mazzarri dei tifosi interisti. Sparito con l’esonero, resta in tweet nostalgici: «Almeno con #mazzarrivattene sapevamo sempre chi insultare. Adesso è un caos». P.s.: tra gli hashtag menzione d’onore per #fiuuu, sinonimo di sospiro di sollievo, bella invenzione di Allegri riutilizzata dai tifosi.

MINEIRAZO Sostantivo maschile, nel dizionario tra «mindshare» e «minerale». Disfatta calcistica maturata nell’impianto di Belo Horizonte. Cfr. «maracanazo».
Semifinale Mondiale, 8 luglio 2014: Brasile-Germania finisce 1-7 e già durante la partita si parla apertamente di «mineirazo», la tragedia dello stadio Mineirao. Vale il «maracanazo» del 1950, il Mondiale perso al Maracanã contro l’Uruguay. Tra le parole di questa pagina, è una delle due-tre con possibilità di diventare di uso comune. Esempio: «Com’è andato il compito in classe?» «Papà, lascia stare: un mineirazo».

MORSO Sostantivo maschile, nel dizionario tra «morsicchiare» e «morsura». L’atto dell’affondare i denti per mordere un difensore italiano, meglio se mancino e della Juve.
Oltre Adamo ed Eva, oltre Tyson contro Holyfield, ci sono Suarez e Chiellini.

OPTì POBA Sostantivo maschile, nel dizionario tra «optional» e «optometria». Calciatore che mangiava le banane e ora gioca titolare nella Lazio. Estensivamente, bidone straniero comprato da squadre italiane.
Chiaramente il personaggio dell’anno. Dalla peggiore frase 2014 di Carlo Tavecchio, non ancora presidente: «Noi diciamo che Optì Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio». È diventato una squadra (di rifugiati) e un videogioco. Assimilabile ai «cosi» di Lotito: «Tavecchio è una persona che ha costruito due ospedali nel Togo, che ha adottato dei cosi». Erano tre bambini.

SPRAY Sostantivo maschile, nel dizionario tra «sprangata» e «sprazzo». Di contenitore che, mediante un’apposita apertura a valvola, eroga liquidi a spruzzo, nebulizzati o a schiuma per tenere al loro posto le barriere.
Vedere «morso»: altro termine che ha mutato contesto. Lo spray è sempre stato uno strumento da ribelli contro la municipale, graffitari in fuga dai vigili. La rivoluzione è di Blatter: ha dotato gli arbitri di una bomboletta per segnare la distanza della barriera e lo spray è diventato un utensile di governo, da guardie e non da ladri.

Questi sono i termini principali, non gli unici. Il 2014 è stato anche l’anno della «goal line technology», il sistema elettronico per il gol-non gol, e di «antivirus», definizione che Seedorf si è dato quando è diventato allenatore («Diciamo che il Milan ha un virus ma l’antivirus sta arrivando»). Della «crisi» e di «Ciro», le pagine da dimenticare. Del «cholismo», culto pagano del Cholo Simeone, e di «filippino», pessima definizione di Thohir data dal presidente Ferrero. Soprattutto, di una località meritatamente riportata al centro del turismo. Ancora Ferrero, in collegamento a Sky: «Volevo salutare la D’Amico, le volevo dire che c’ho l’anello al dito, c’ho er Mosquito e la vorrei portare a Ostia Lido».