Michela Danieli, il Fatto Quotidiano 28/12/2014, 28 dicembre 2014
NUOVO PRESEPE SVEDESE: IMMIGRATI, RAZZISTI E TROPPI IMPOVERITI
L’anno del nuovo governo socialdemocratico salvatosi in zona Cesarini. Del trionfo dell’estrema destra alle urne europee e nazionali. Della crescita esponenziale di richiedenti asilo, accolti. Delle moschee incendiate. Delle panchine bandite ai mendicanti. Questo è il 2014 che la Svezia si appresta a lasciarsi alle spalle.
Scongiurate le elezioni anticipate. Che da settimane il meno votato premier della storia di Svezia, il socialdemocratico Stefan Löfvèn, stesse “segretamente” negoziando con le parti per evitare nuove e costose elezioni, era noto. Così ieri, a conclusione di un sottobosco di trattative, con uno strategico rimpasto delle norme per l’approvazione del Bilancio (nodo sul quale la risicata maggioranza era capitolata) e un rocambolesco “Accordo di dicembre” (come è stato definito dal premier) l’Alleanza di centrodestra all’opposizione, ha salvato il governo. Esclusi solo i veri vincitori delle elezioni di settembre, gli estremisti di destra Democratici di Svezia, che ora promettono una “mozione di sfiducia” contro il premier.
Undici gli attentati subiti quest’anno da una decina di luoghi di culto musulmani, tra Stoccolma e il resto del Paese. Colpita due volte Eskilstuna (100 chilometri a ovest della capitale), l’ultima il giorno di Natale. Messaggio inequivocabile. Così come emblematico è il pellegrinare di svedesi che il giorno seguente l’attentato si sono recati sul luogo, con bambini al seguito, per osservare quel che resta della moschea ricavata dal seminterrato di un condominio. La porticina divelta. I vetri rotti dal lancio di liquido infiammabile e dai fedeli in fuga (20 in tutto, 5 i feriti). Nel loro chiacchiericcio parlano solo di “incendio”. Anche i curiosi che si fermano con l’auto chiedono “È questo il luogo dell’incendio?”. Nessuno osa parlare di attentato. O attacco. Sembra che il fatto che a essere colpita sia stata una moschea sia irrilevante. Qualcuno ha deposto un lumino, un cuore e un cartello di solidarietà contro il razzismo, davanti alle transenne della polizia. I musulmani scattano foto. Gli svedesi stornano lo sguardo.
La crisi economica ha ridefinito lo scenario anche dell’ex ricco Nord, dedito all’export. A farne le spese il vecchio, solido welfare, che oggi permette che i suoi anziani si mescolino ai disperati extracomunitari nelle mense dei poveri. Tra il 2011 e il 2014 il numero di richiedenti asilo in Svezia è passato da 29.648 a 83.000. Si prevede che nel 2015 saranno 95.000. A questi si uniscono innumerevoli mendicanti, provenienti prevalentemente dalla Romania, che negli ultimi mesi hanno letteralmente invaso la Svezia. Tutto il clima sociale risente di questo presepe dei tempi moderni.
Bandite le panchine ai mendicanti. Accade nella stazione ferroviaria di Linköping, dove i gestori del trasporto pubblico hanno affisso un cartello in cui riservano i posti a sedere ai passeggeri paganti. Principio che vale anche per i servizi igienici e le prese elettriche per ricaricare i telefonini dei viaggiatori. Una decisione presa dopo la tempesta di email ricevute da pendolari esasperati dalla visione di panchine-dormitorio, che denunciavano tra l’altro anche l’affollamento di accattoni nelle piattaforme riservate ai non vedenti.