Alessandra Rizzo, La Stampa 28/12/2014, 28 dicembre 2014
ADDIO HIPPY E ARTISTI SOHO SI SCOPRE UN PO’ PIÙ BORGHESE
L’insegna di Madame Jojo’s c’è ancora, ma le porte dello storico night club di Soho sono serrate. Accanto ai poster che promettono spettacoli burlesque con donne seminude e drag queen, un avviso annuncia la confisca del locale. Qualcuno ci ha scarabocchiato sopra: «Non arrendetevi mai» e «Ci mancherete».
CHIUDE MADAME JOJO’S
La chiusura di Madame Jojo’s, per cinquant’anni locale di culto della vita notturna londinese, rappresenta per molti la fine di un’era, il simbolo della trasformazione stessa di Soho: da luogo di trasgressione sessuale a quartiere residenziale ricco e borghese. I vip si sono mobilitati, i difensori della libertà di espressione artistica sono insorti. «Mezzo secolo di storia di Soho finito con il colpo di penna di un burocrate», ha scritto sul «Telegraph» Alex Proud, gallerista e proprietario di night club. «È un altro passo verso la trasformazione di Soho in una Disneyland per adulti».
LA SWINGING LONDON
Groviglio di stradine che si estende a nord di Piccadilly Circus, Soho ha vissuto molte vite in una sovrapposizione continua di mode e tendenze, ma sempre all’avanguardia dei costumi, delle arti e non solo: da zona malfamata nel diciannovesimo secolo a distretto a luci rosse, quartiere gay, centro della cultura bohèmienne e degli hippies, meta della Swinging London, ma anche sede di compagnie di produzione cinematografica e televisiva. Charles Dickens ha messo due personaggi di «A Tale Of Two Cities» ad abitare a Soho Square, deliziosa piazza oggi più nota per ospitare la sede della federcalcio inglese (e un tempo l’ufficio di Fabio Capello) che per i riferimenti letterari. I Rolling Stones e gli Spandau Ballet a inizio carriera si esibivano nei locali del quartiere; i Beatles, David Bowie ed Elton John registravano nei Trident Studios.
Oggi è diverso. La «gentrification», la ripulitura borghese già in atto da anni, rischia di far perdere al quartiere la sua unicità. Basta fare un giro in zona, a cominciare da Carnaby Street. La strada che negli Anni 60 era una mecca della moda alternativa, tappa obbligata per chiunque volesse una mini gonna o una giacca militare, oggi è un’isola pedonale pulita, addobbata e piena di catene di negozi che si trovano in qualunque «high street» londinese. Piacevole o meno a seconda dei gusti, ma di certo non all’avanguardia.
IL SALOTTO DELLA CITTÀ
In altre strade di Soho, accanto ai locali a luci rosse, ai sexy shop, ai bar per gay sono spuntati ristoranti costosi, brasserie francesi che offrono frutti di mare, bar dove si possono bere succhi di frutta organici e cappuccini al latte di mandorle. Le «clip joint», dove turisti poco accorti venivano truffati con la promessa di spettacoli hard e poi costretti a pagare per drink annacquati, sono quasi del tutto sparite. «Stanno ripulendo tutta la zona, soprattutto i locali dell’industria del sesso stanno scomparendo», racconta il gestore di una libreria a luci rosse che, segno dei tempi, ha di fronte un negozio di frozen yogurt. «Gli affitti aumentano e molti non se li possono più permettere». Si trovano ancora negozi alternativi o vintage, e qualche bar e vicoletto dall’aria sordida. Ma quanto sono, e saranno, autentici i luoghi all’apparenza trasgressivi? «Soho si avvia a diventare un posto che giusto i turisti americani 50enni troveranno interessante o provocatorio» dice Proud.
LA RABBIA DEGLI INTELLETTUALI
La chiusura di Madame Jojo’s (luogo talmente suggestivo, con i suoi velluti rossi, da indurre Stanley Kubrick a girarvi una scena di «Eyes Wide Shut»), ha scatenato proteste. Artisti, drag queen e residenti hanno inscenato un finto funerale in memoria del club; Vip tra cui Benedict Cumberbatch, Idris Elba (forse il prossimo James Bond), Daltrey e Townshend degli Who hanno firmato la petizione Save Soho. La licenza è stata revocata il mese scorso in seguito ad una lite tra buttafuori e un cliente, che ha provocato l’intervento della polizia. Ma per alcuni è solo una scusa: i locali che ospitano il night club sono di proprietà di un gruppo immobiliare che vuole costruire appartamenti residenziali. Il gruppo, Soho Estates, assicura che rispetterà «la ricchezza storica e la creatività» del quartiere e ha detto di avere già ottenuto la licenza per due club, uno potrebbe essere un nuovo Madame Jojo’s. Ma i residenti non si fidano. Stephen Fry, attore e scrittore che ha firmato la petizione, ha detto: «Londra non sarebbe Londra senza Soho».
Alessandra Rizzo, La Stampa 28/12/2014