A. P., Corriere della Sera 28/12/2014, 28 dicembre 2014
IL LINGUISTA: NEL 2015? TRAMONTERÀ IL «MONDO DI MEZZO»
[Intervista a Luca Serianni] –
Scommette più su neologismi come «ludopatia», «diritto all’oblio», «bomba d’acqua», «drone» che su «mondo di mezzo» o «Ebola». Questione di durata del fenomeno al quale le parole sono indissolubilmente legate.
Luca Serianni, storico della lingua italiana e docente a «La Sapienza» di Roma, prova dunque a individuare quali espressioni linguistiche potrebbero imporsi nel 2015 e più in là nel tempo. «Credo che “bomba d’acqua” abbia una buona capacità di resistere perché indica, definendolo con più precisione, un evento meteorologico che è sotto gli occhi di tutti e che modifica leggermente le nostre abitudini linguistiche sull’argomento, come “pioggia”, “acquazzone”, “rovescio” — spiega —. Mentre il recentissimo “mondo di mezzo” potrebbe avere una vitalità limitata perché nasce da un fatto di cronaca circoscritto, l’inchiesta giudiziaria sulla corruzione a Roma, che mi auguro non vada molto lontano».
Qualche speranza in più ha «ludopatia», l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o di fare scommesse. «Questo fenomeno è più diffuso di quanto sembri e dunque il termine gode di una stabilità, di una radice». Una forza che invece sembra non abbiano «Ebola» e «califfo»: «Il primo è destinato a declinare con l’epidemia, come auspicabile; il secondo, di origini antichissime, oggi viene usato come sinonimo di capo di uno Stato islamico sanguinario, l’Isis. In questa seconda accezione “califfo” ha meno possibilità di imporsi perché si tratta di una realtà in via di assestamento».
Fin qui, i neologismi scaturiti prevalentemente da fatti di cronaca. Poi ci sono i figli della tecnologia. È il caso di «drone», i velivoli radiocomandati con pilota remoto che hanno conosciuto nel 2014 un autentico boom. «Il termine ci rimanda soprattutto a un tipo di guerra molto diversa da quella tradizionale e a riprese video e fotografiche prima sconosciute che caratterizzeranno il futuro di questo settore. Mi sembra destinato a rimanere». La culla del «diritto all’oblio» è invece la Rete e per questa ragione ha natura virale. «È un nuovo diritto che si fa largo fra quelli classici. Oblio è una parola letteraria, un po’ arcaica, che nessuno userebbe correntemente se non in termini scherzosi. Ora torna in gioco in questo nuovo contesto e diventa neutra. Un esempio di come la partita non sia mai chiusa, in fatto di lingua. E questa potrebbe durare a lungo». Infine, l’anglofono «jobs act» partorito dalla contingenza politica. «Un’efficacia legata alla novità. Rimarranno forse alcune parole che indicano le norme introdotte, ma sono scettico sul futuro dell’espressione».