Diodato Pirone, Il Messaggero 27/12/2014, 27 dicembre 2014
«HO GIÀ RINUNCIATO A UN ASSEGNO GLI ALTRI DUE MI SPETTANO E LI TENGO»
[Intervista a Mario Capanna] –
ROMA «In quanto ex consigliere regionale farò ricorso contro la legge di Regione Lombardia che riduce i vitalizi perché è scritta con i piedi. Prima del ricorso, però, mi sono dimesso dal mio incarico di presidente del Corecom Umbria, come richiesto dalla legge lombarda, anche se questa richiesta è palesemente anticostituzionale». Mario Capanna storico esponente della sinistra marxista fin dal ’68, quando guidò il Movimento Studentesco, non ha paura di passare per un difensore dei privilegi. Anzi, con Il Messaggero rivendica la coerenza e la correttezza di quello che può sembrare un comportamento contraddittorio.
Andiamo con ordine, onorevole Capanna, lei critica la legge lombarda che ha ridotto il suo vitalizio regionale che ammonta a circa 2.200 euro netti mensili. Perché?
«Innanzitutto perché la legge lombarda stabilisce che sospende il vitalizio a ex consiglieri che hanno un incarico anche fuori Regione. E’ come se la Francia stabilisse di non poter più dare la pensione a un francese perché lavora, chessò, in Germania. E’ assurdo. La Corte Costituzionale farà giustizia. Poi io al Corecom prendevo 39 euro al giorno. Dov’è il privilegio?».
Resta il fatto che è giusto sforbiciare vitalizi dorati.
«Alt. La questione dei vitalizi è stata strumentalizzata. Non è vero che riducendoli si salvano i conti delle Regioni o si riducono le tasse dei cittadini. Tutti insieme i vitalizi regionali costano 170 milioni. Meno di due cacciabomardieri F-35».
Ma non negherà che i vitalizi assicurano privilegi assurdi: c’è una sua collega sarda che a 41 anni ha ricevuto 5.100 euro netti al mese...
«Storture da eliminare. I consiglieri regionali che sfruttano privilegi orrendi dovrebbero restituire quei soldi. Ma il vitalizio in sé è in pratica una pensione, cosa diversa dal privilegio».
Scusi, onorevole, ma in questo modo lei, di sinistra, non finisce per difendere un sistema ingiusto che favorisce politici spesso squalificati?
«Guardi che io combatto la casta fin dalla prima occupazione dell’Università Cattolica nell’autunno del ’67».
Ma oggi lei ha due vitalizi: uno regionale e uno da parlamentare da oltre 3.300 euro netti mensili.
«Vero, ma è altrettanto vero che ho fatto il parlamentare europeo e ho spontaneamente rinunciato al terzo vitalizio».
Come mai?
«Erano tempi durante i quali chi militava in una formazione come Democrazia Proletaria sosteneva il partito in tutti i modi. Così rinunciai a versare i contributi per me e li feci inglobare nello stipendio per finanziare il partito. Ecco perché difendo i vitalizi: giusto eliminarne le regole odiose che garantiscono privilegi ma è sbagliato trattare tutti quelli che fanno o hanno fatto politica come reietti».
D.Pir.