Cinzia Romani, Il Giornale 27/12/2014, 27 dicembre 2014
«IN ITALIA FATICO A GIRATE, ME NE TORNO ALL’ESTERO»
Nel cortile del Policlinico Gemelli, Giuseppe Tornatore fa una pausa: gira, a titolo gratuito, lo spot di «Medicinema», associazione che porterà le sale cinematografiche dentro i centri ospedalieri. «Ci sono centri ospedalieri dove vivono migliaia di persone. Le attese sono lunghe, tra ricoveri e accertamenti. Sapere che c’è un luogo dove si possono vedere i film del momento, all’interno della stessa struttura, è bello», spiega il regista bagherese. Premio Oscar per Nuovo Cinema Paradiso (1989), 4 David di Donatello e vari riconoscimenti in patria e all’estero, Tornatore, 58 anni e 10 film, non ha bisogno d’essere presentato perché è un brand dell’eccellenza. E come il maestro Muti, il maestro Tornatore da tempo ha preso la via dell’estero: a marzo aprirà il set di The Correspondence, da lui scritto. È il suo terzo film anglofono, dopo La leggenda del pianista sull’Oceano (1998) e La migliore offerta (2013). Squadra che vince non si cambia e pure stavolta avrà al suo fianco Ennio Morricone. «Finora su questo film hanno scritto sciocchezze», commenta il regista quanto alla presenza di Jeremy Irons e della «gossip girl» Blake Lively nel cast de La corrispondenza. Le riprese di questo dramma romantico, con al centro una storia d’amore tra il professore d’astrofisica Ed e la sua giovane collaboratrice Amy, si svolgeranno nella brumosa Edimburgo e poi in Piemonte.
Un altro film internazionale, per la scena globale?
«Sono un regista che lavora dove è possibile. Ci sono certe storie che non riesco a fare, in italiano. La leggenda del pianista sull’Oceano non me l’avrebbero mai fatto fare, qui, per ragioni puramente produttive. Un film in italiano non ha le stesse vendite di un film internazionale. Avessi girato Baarìa in inglese, sarei stato un pazzo. Avessi girato in siciliano La leggenda del pianista sull’Oceano, sarei stato un pazzo. Scelgo la linea in base al progetto. Una pura formalità lo girai in francese».
Jeremy Irons ha confermato che reciterà con lei.
«Gli attori potrebbero cambiare: bisogna ridefinire il cast, qualcuno non è più disponibile. Basta che una Film Commission veda un tuo agente con una rivista in mano, per stabilire che l’attore sarà questo o quell’altro. Certe volte neanche ti chiedono conferma e fanno subito i comunicati stampa. Ho cominciato The Correspondence due anni fa e, per problemi produttivi, ho interrotto le riprese. Le riprenderò da dove le ho lasciate. Il mio film narra una storia d’amore, ambientata ai nostri tempi. Una storia d’amore, diciamo tecnologica. Il Corriere ha titolato: “L’amore ai tempi di Internet” e tutti hanno copiato. È la comunicazione ai tempi di Internet...».
Tra molte cose non vere che circolano, è vero che i fans la scambiano con il suo collega Gabriele Salvatores?
«Sì: purtroppo ci scambiano, né ho mai capito la ragione di ciò. Mi fermano, per dirmi: “Ho visto Mediterraneo...”. Ho un bellissimo rapporto d’amicizia con Salvatores, che stimo. I primi tempi ci seccava, poi abbiamo deciso di non deludere nessuno. Così ci telefoniamo, per dirci: “Ho firmato tre autografi a tuo nome” e ridiamo».
Con quale spirito s’appresta a girare il suo nuovo film?
«Con spirito d’entusiasmo: è sempre un’esperienza che dà grande vitalità e slancio. Ti fa tornare giovane e ricominciare da capo. Mi sento pischello».
Eppure, la chiamano «Maestro».
«M’imbarazza che mi chiamino così. Ma io non ho niente da insegnare. M’hanno detto che è una risposta snob. Invece, mi sento in piena corsa».
Ha appena avuto omaggi e retrospettive ad Assisi, al Filmmuseum di Francoforte, a Los Angeles. Come la mettiamo?
«L’idea di sentirmi commemorato, mi dà fastidio. Ringrazio tutti per l’entusiasmo, comunque. E ricambio l’affetto impegnandomi di più nel mio lavoro, sempre di più».