Sergio Romano, Corriere della Sera 28/12/2014, 28 dicembre 2014
Il prestito del British Museum di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo non viola l’embargo fra i Paesi dell’Unione Europea e la Russia? Come giudica quel gesto della Gran Bretagna? Massimiliano Corti Genova Caro Corti , P iù che di embargo converrebbe parlare, nel caso russo, delle sanzioni «mirate» che ho cercato di descrivere sul Corriere del 20 dicembre
Il prestito del British Museum di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo non viola l’embargo fra i Paesi dell’Unione Europea e la Russia? Come giudica quel gesto della Gran Bretagna? Massimiliano Corti Genova Caro Corti , P iù che di embargo converrebbe parlare, nel caso russo, delle sanzioni «mirate» che ho cercato di descrivere sul Corriere del 20 dicembre. Il congelamento delle relazioni culturali e la proibizioni dei prestiti da un museo all’altro sarebbero misure estreme, molto vicine alla rottura dei rapporti diplomatici. Se venissero proposte da qualche Paese della Nato o dell’Unione Europea, i primi a insorgere, scandalizzati, sarebbero i conservatori dei musei, tutti egualmente impegnati, oggi più che mai, a impedire che gli scambi vengano ridotti o addirittura bloccati. Questo bisogno di collaborazione internazionale è dovuto in buona parte alle nuove caratteristiche che il «museo delle belle arti» ha assunto nel corso degli ultimi decenni. Dopo essere stato soprattutto custode dell’arte per la gioia dei visitatori e la formazione educativa di giovani talenti, il museo è diventato una via di mezzo fra sala di spettacoli e istituti di studi superiori. Le prime mostre erano eventi più o meno occasionali, dedicati a singoli maestri o a scuole nazionali. Oggi le esposizioni fanno parte di un cartellone artistico che i maggiori musei annunciano con largo anticipo e hanno enormemente allargato il ventaglio dei temi a cui sono dedicate . A Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma, si è aperta recentemente una mostra intitolata «I bassifondi del Barocco. La Roma del vizio e della miseria». Curata da Francesca Cappelletti e Annik Lemoine, è una saggio storico per immagini dedicato alla pittura ribalda e trasgressiva, ai riti segreti e iniziatici degli artisti, soprattutto stranieri, che hanno lavorato a Roma, sotto l’influenza di Caravaggio, fra il 1592 e il 1630. A Vicenza, nella Basilica Palladiana e in altri luoghi della città, si è aperta invece una grande mostra curata da Marco Goldin, dedicata al buio e alla notte con il titolo «Tutankhamon, Caravaggio, Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento». Sono mostre in cui il punto di vista estetico incrocia quello storico, politico e sociologico. Nessuna di queste mostre sarebbe stata possibile se il curatore non avesse potuto contare su opere necessarie per arricchire il quadro delle sue ricerche, ma depositate in musei di altri Paesi. Quanto più cresce il numero delle mostre e si allarga l’orizzonte delle ricerche, tanto più cresce contemporaneamente il numero dei prestiti. Il museo che chiede e ottiene il prestito di un’opera paga le spese di trasporto, la polizza d’assicurazione ed eventuali restauri, ma deve soprattutto impegnarsi a ricambiare il favore. In questo mercato globale degli scambi, Ermitage e British Museum sono grandi potenze, legate l’una all’altra da rapporti di reciproca convenienza. È semplicemente questa la ragione per cui Neil MacGregor, direttore del British Museum, ha soddisfatto la richiesta di Michail Piotrovskij, direttore dell’Ermitage .