Roberto Condio, La Stampa 27/12/2014, 27 dicembre 2014
“IO, NUOVO MODELLO PER I GIOVANI POSSO FARE BENE ALL’ITALIA”
[Intervista a Valentina Diouf] –
Alzi la mano chi, pallavolisti a parte, cento giorni fa conosceva Valentina Diouf. Poi, è arrivato un Mondiale casalingo che ha fatto boom, l’Italia s’è innamorata di una Nazionale di guerriere sorridenti e ha scoperto i 202 centimetri di una 21enne milanese dalla pelle ambrata. Che picchia forte e piace perché è un simbolo che va oltre lo sport. E’ l’immagine rassicurante di un Paese nuovo. Schiacciate e integrazione in copertina. Raffiche di premi, tv che fanno a gara per ospitare il personaggio appena sbocciato.
Che anno è stato il 2014, Valentina?
«Strepitoso, grazie al Mondiale. E dire che ero partita riserva! Peccato per la medaglia sfumata. L’avremmo strameritata».
Lei che cosa ci ha messo?
«Ho solo giocato a pallavolo. E sono stata me stessa. Forse c’era bisogno di un volto nuovo, in uno sport pulito».
Che cosa resta di quell’esperienza?
«Un’onda di entusiasmo e passione. Sento l’affetto della gente. Capita anche in trasferta. Nel calcio non è così, vero?»
No. A proposito: che rapporto ha con il pallone dominante?
«Pessimo. L’ho detto quando mi hanno fatto condurre il tg di Italia 1. Abito accanto a S. Siro e non ho mai visto una partita».
Ma di calcio parlano tutti e il volley è tornato nella nicchia...
«Già: gioco la Champions e non la trasmette nessuno! Bisognerebbe investire sul marketing per avere più visibilità».
Lei adesso ne ha tanta. Quale vetrina le è piaciuta di più?
«Da milanese scelgo l’Ambrogino d’Oro. Mi sentivo fuori luogo. C’era tanta gente importante per quel premio e io, di gran lunga la più giovane, ho fatto foto con chiunque».
Tanti impegni significano stress?
«No, essere riconosciute è bello. Il problema è conciliare tutto. Io quest’anno non ho fatto vacanze».
Finita nel frullatore, è rimasta la stessa?
«Perché sprecare energie cambiando? Sono sempre io. Modaiola amante dello shopping, maniaca delle pulizie. Solo più diplomatica, per stare al mondo. Di nuovo ho lo smalto: da azzurro Italia a rosso Busto. Le unghie devono abbinarsi alla maglia».
Stiamo sui colori. Quello della pelle le ha mai creato problemi?
«No, forse perché la mia tonalità non viene riconosciuta come minaccia. Di ignoranza in materia, però, ne ho incontrata tanta».
Una come lei può aiutare a combatterla.
«Pare sia diventata un modello per i giovani: mi lusinga ma io sono come sono. Se piaccio, perfetto. Forse posso fare bene a questo Paese».
Papà senegalese. Di africano ha altro?
«Ho sempre freddo. In casa, riscaldamento a palla».
E dalla Milano di mamma che cosa ha preso?
«Non sono bauscia né ganassa. Ma un po’ sostenuta sì. Stronzetta, direi. Col tacco 12 nonostante l’altezza: da 30 a 40 centimetri di differenza cambia qualcosa?».
In effetti... Mica facile, però, con i ragazzi.
«Sono una single serena. Un po’ all’antica, sui sentimenti».
Torniamo allo sport. Roma 2024: le piace l’idea?
«Molto, ma non so quanto fattibile. E’ un’occasione per tirare fuori il bello dell’Italia. Ne abbiamo molto».
Rio 2016: ci andrete?
«Sarebbe brutto non esserci dopo un Mondiale così. In più, la prima qualificazione finirà il 9 gennaio 2016. Io compio gli anni il 10 e vorrei farmi un bel regalo».
Buon 2015, intanto. Come se lo immagina?
«Impegnativo. Vivo una fase delicata: non sono più una promessa, non sono ancora una certezza. Devo confermarmi, insomma».
Roberto Condio, La Stampa 27/12/2014