Corrado Zunin, la Repubblica 27/12/2014, 27 dicembre 2014
IL RILANCIO DI MALAGÒ “LA MIA ROMA 2024 PULITA E FATTA IN CASA MI SCUSO PER L’USCITA SUL CASO KOSTNER”
[Intervista] –
ROMA
Il presidente del Coni Giovanni Malagò lavora la vigilia di Natale. Quattro segretarie, alcuni funzionari intorno. L’ultima stanza a sinistra, la sua, ora è un museo del cimelio e del gadget sportivo italiano. Espone anche un sonetto di Giulia Conti, velista dei Castelli romani. Dice: “’Sta medaja da Rio te la porto, preside’”.
Presidente Malagò, Roma è la prima candidata alle Olimpiadi del 2024. Ci proviamo dopo la sconfitta con Rutelli-Prodi per il 2004 e il ritiro imposto da Monti ad Alemanno per il 2020.
«La prima volta l’euforia era superiore al numero dei voti che avevamo in tasca, la seconda vicenda sta dentro la crisi economica del paese. Due candidature che non vincono non sono un dramma. Istanbul si è candidata sei volte, Madrid cinque».
Oggi quella crisi finanziaria è entrata nelle ossa degli italiani.
«La situazione è peggiorata e in queste fasi ci sono due scuole di pensiero: chi crede che si debba continuare a fare passi indietro e chi, tra questi io e il premier, pensa che una candidatura olimpica sia uno dei primi passi per uscire dalla crisi».
I nove miliardi spesi per i Giochi del 2004 e la forte corruzione hanno spinto la Grecia ai margini dell’Europa. Anche l’Italia è un paese corrotto: con i costi olimpici rischiamo la stessa fine?
«La nostra candidatura costerà tra i 5 e i 10 milioni, il 10% rispetto al passato recente. Gran parte sarà a carico di aziende private. E l’eventuale Roma 2024 peserà per sei-sette miliardi. Due miliardi saranno sostenuti dal Comitato olimpico internazionale».
Un’olimpiade a basso costo?
«Sarà il tratto di Roma 2024. Giochi low cost, a impatto ambientale contenuto e con procedure anticorruzione presenti fin dalla candidatura che porteremo al Cio».
Dettagliamo.
«Il comitato promotore sarà in house. Due figure esterne, presidente e direttore generale, guideranno un dipartimento olimpico tutto del Coni: nostri gli uffici e nostro il personale. Dieci giovani multilingue, ben laureati. Non sprecheremo soldi pubblici e fermeremo l’onda delle autocandidature».
Il presidente sarà Luca Montezemolo?
«Non posso dirlo, ma ho scoperto di avere la stessa idea degli altri due azionisti: Matteo Renzi e Ignazio Marino. Il progetto Paralimpiadi vorrei affidarlo a Luca Pancalli, già assessore allo Sport del Comune di Roma».
Andiamo avanti. Dice: Olimpiadi ecocompatibili.
«Aree da recuperare, edifici da risanare, poche costruzioni nuove, uso di materiali non inquinanti. Piste ciclabili e abbattimento delle barriere architettoniche. Abbiamo già incontrato Legambiente».
La corruzione. Non c’è stato grande evento in Italia senza appalti corrotti.
«Per tutta la fase preparatoria ci affiancherà Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Con lui costruiremo modelli di appalto che porteremo subito a Losanna. Le nuove regole Cio aiutano: per avere una candidatura forte non saremo obbligati a costruire autostrade».
Roma, la capitale, con 12 miliardi di debito e la recente associazione alla mafia non è la vera zavorra del progetto olimpico?
«E’ indubbio che corriamo una maratona con molti chili sulla schiena, ma mi rivolgo a tutti coloro che vogliono ribellarsi ai pochi che hanno degradato un nome bellissimo: Roma. Non possiamo far pagare alle nuove generazioni gli errori del passato. Un’Olimpiade fa lavorare 170 mila persone e muove l’uno e mezzo per cento del prodotto interno lordo».
I Giochi diffusi. Renzi vuole coinvolgere Firenze e Napoli.
«Aggiungo la vela in Costa Smeralda, il rugby nel Veneto, altri sport di squadra nella Milano post-Expo e nella Torino dei Giochi invernali. L’alta velocità ci aiuterà, ma non si può snaturare l’identità dei Giochi, finiremmo fuori ».
Per Roma vuole sfruttare il fascino del 1960? La maratona sull’Appia antica, la lotta nella Basilica di Massenzio, la ginnastica a Caracalla?
«La rinuncia al gigantismo servirà a prendere in considerazione questi luoghi sacri. Penso, però, anche alle periferie della capitale. Un nuovo velodromo e un nuovo centro remiero, l’utilizzo della Fiera di Roma, la ripresa dei lavori a Tor Vergata. Poi ci sono le periferie del paese. A Napoli dobbiamo recuperare la piscina Scandone e il centro sportivo Collana».
La popolarità di Roma 2024 è, nel paese, al 30 per cento.
«Da oggi lavoreremo per convincere gli scettici. Se nell’autunno 2016 un sondaggio certificato ci dirà che la maggioranza dei romani è contraria, rinunceremo».
L’ultimo evento sportivo, Mondiali di nuoto Roma 2009, ha regalato piscine non finite e lavoro per la procura. Lei era il presidente del comitato organizzatore.
«Con il cambio del sindaco, da Veltroni ad Alemanno, sono cambiati gli equilibri in cda. Avrei dovuto dimettermi».
In quell’occasione è esplosa la conflittualità con il presidente della Federnuoto Paolo Barelli.
«Abbiamo profondi contrasti. Quel che è grave è che Barelli non accetta i ruoli, tanto più il mio. Ci sta facendo perdere tempo ed energie, ma noi non ci fermiamo».
Qualcuno era convinto che la precedente gestione del Coni avesse lasciato diversi scheletri negli armadi. Non ci sono o non li avete tirati fuori?
«Non so se ci sono, ma il mio mestiere non è quello di fare l’investigatore».
Febbraio 2013, elezione a sorpresa: è presidente. Venti mesi dopo?
«Dopo tanti anni di impresa privata, l’ingresso nel pubblico è stato scioccante. Il livello di burocrazia è inimmaginabile. Il governo ha appena approvato la possibilità di immettere nei parametri Istat i dati delle federazioni sportive, ma c’è voluto un anno di lavoro. È così su tutto. Ogni immobile del Coni ha altre quattro proprietà».
Due consigli a Carlo Tavecchio, presidente Figc.
«Portare a 18 i club in serie A e diminuire gli stranieri. Un terzo, ricordarsi che i contributi pubblici potranno anche scendere».
Può il presidente del Coni suggerire ai suoi atleti di dire una bugia? Su un tema delicato come il doping?
«Sulla falsa testimonianza di Carolina Kostner a proposito di Schwazer, ho reso dieci dichiarazioni identiche: le richieste della procura sportiva sono in linea con il reato contestato a Carolina. Una volta ho detto: “Anch’io avrei mentito per il mio fidanzato”. In quell’unica occasione ha vinto la mia amicizia con un’atleta. Ho sbagliato, chiedo scusa».
Il suo avvocato è anche vicepresidente del Tribunale nazionale antidoping.
«Con dispiacere oggi chiederò a Carlo Longari di dimettersi per evitare ogni equivoco».
A Repubblica abbiamo ricevuto le fotocopie di atti che dicono che in primo grado lei è stato condannato a un anno e 10 mesi per aver comprato tre esami universitari di Economia e commercio negli anni ’80 a Roma, pena poi condonata per indulto mentre il reato è stato considerato prescritto in Appello.
«Quel processo, che coinvolse duecento persone, fu subito prescritto perché arrivato dodici anni dopo le contestazioni. I tre esami restarono sub judice e così nel 2005 ho deciso di ridarli all’Università di Siena: 110 e lode con le mie figlie presenti. Sono orgoglioso di aver fatto quello sforzo suppletivo».
Prescrizione o no, lei ha corrotto due bidelli e falsificato il libretto universitario?
«Certo che no, e la prescrizione mi ha impedito di provarlo. Io non ho scheletri nell’armadio».
Corrado Zunin, la Repubblica 27/12/2014