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 2014  dicembre 27 Sabato calendario

NON ABBIATE PAURA: IL MUSEO NON È MAI STATO COSÌ “NERO”

Londra
È uno dei posti più macabri e inaccessibili di tutta Londra. I pochi visitatori che sono riusciti a entrarci lo raccontano come un luogo impressionante. Per tutti rimane il Black Museum di Scotland Yard, anche se il nome ufficiale è stato cambiato in Crime Museum, dopo le proteste di alcuni agenti di colore. È un vero luogo dell’orrore, dove dal 1874 un ispettore di Scotland Yard ha iniziato a raccogliere cimeli dei più famosi crimini e dei più efferati killer che hanno operato a Londra negli ultimi due secoli. Lo scopo era quello di dare ai poliziotti istruzioni pratiche ed esempi su come prevenire i crimini.
Ora il Black Museum potrebbe aprire i battenti al pubblico, con una mostra di oggetti selezionati tra gli oltre 20 mila della lugubre collezione, per racimolare fondi da destinare alla Metropolitan Police, e coprire i buchi dovuti ai tagli della spesa governativi. La decisione è al vaglio e secondo quando rivela il quotidiano britannico The Independent, un team di esperti e curatori è già all’opera per scegliere il materiale da esporre. Sono in corso colloqui tra l’ufficio del sindaco di Londra Boris Johnson (grande sostenitore dell’iniziativa) e i vertici della polizia, che vorrebbero con questo sottolineare l’importanza e il ruolo della più antica forza di polizia del mondo e riabilitarne un po’ l’immagine dopo tutti gli scandali e le connivenze (vedi caso Murdoch e Tabloidgate) in cui è stata coinvolta. L’occasione della mostra sarebbe data dallo spostamento della sede di New Scotland Yard a Whitehall, prevista nel 2015. A leggere la lista dei “cimeli” di cui il Black Museum può vantarsi, c’è da costruire almeno due nuove stagioni di Csi, qualche nuovo numero di Dylan Dog (peraltro assiduo frequentatore delle stanze dove Scotland Yard custodisce i suoi preziosi oggetti del crimine) e almeno una dozzina di crime stories.
Fino ad oggi solo funzionari della polizia e “addetti ai lavori ” potevano entrare nella Stanza 101 a New Scotland Yard, dove ha sede il Black Museum e avere il “privilegio” di curiosare tra cappi usati per le esecuzioni capitali, armi di ogni genere, pugnali travestiti da bastoni da passeggio e fucili mascherati da ombrelli, maschere funerarie dei giustiziati, che esposte in fila su alcuni scaffali sembrano le teste con le maschere nei rifugi di Diabolik. Nella sezione dedicata ai grandi serial killer, gli amanti del genere troveranno il meglio che la piazza possa offrire.
Ci sono le presunte lettere scritte da Jack Lo Squartatore, intitolate “From Hell”, “dall’inferno”. C’è la pentola nella quale Dannis Nilsen ha bollito la carne delle sue 15 giovani vittime. C’è la corda con cui è stata impiccata l’assassina Ruth Ellis, passata alla storia come l’ultima donna giustiziata nel Regno Unito. Nella sezione dedicata ai grandi crimini del XX secolo c’è anche il falso diamante De Beers proveniente dalla rapina al Millennium Dome. Omicidi famosi, Noti avvelenatori, Omicidi di agenti della polizia, Famiglia reale, Rapine in banca, Spionaggio, Assedi, Ostaggi e Dirottamenti sono i titoli di altrettanti armadietti contenuti nella seconda sala, che quando verranno aperti potranno deliziare lo spirito tetro di ogni visitatore.
C’è anche una sezione speciale riservata alla matrici di stampa, banconote false e la porta di cucina abilmente scavata per nasconderle appartenenti a Charles Black, il falsario più prolifico di occidente. Al limite del macabro c’è un set di impronte digitali di un assassino che si suicidò in Germania nel 1950. Alla richiesta di spedire le prove, la polizia tedesca tagliò le braccia all’uomo e le mandò alle autorità di Londra: ora sono esposte, un moncherino fino al gomito.
La mostra dovrebbe aver luogo al Museum of London e la direttrice Sharon Ament si è dichiarata entusiasta: “La lotta al crimine in una città come Londra è un argomento che attirerà l’attenzione di tutto il mondo”. Già nel 1951 il Black Museum fu al centro di un certo clamore internazionale quando fu prodotto una serie radiofonica intitolata proprio “The Black Museum” condotta da Orson Welles, ispirata al catalogo degli oggetti esposti. Ogni settimana andava in onda una puntata incentrata su un oggetto contenuto nel museo con drammatizzazione delle storia ad esso legata. Il format fu poi replicato dalla Nbc, che lo mandò in onda negli Stati Uniti, con il nome Whitehall 1212 (dal numero di telefono di Scotland Yard).
Se tutto va come il sindaco Johnson vuole, la mostra potrebbe aprire proprio nel corso del 2015. Ultimo scoglio: superare il vaglio etico sull’opportunità di esibire alcuni cimeli che potrebbero offendere la sensibilità del pubblico e dei familiari delle vittime.
Caterina Soffici, il Fatto Quotidiano 27/12/2014