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 2014  dicembre 27 Sabato calendario

INPS, RENZI SCEGLIE COME PRESIDENTE L’ANTI-RENZIANO BOERI

Tito Boeri non se l’aspettava: era nel mezzo di un anno sabbatico concesso dalla Bocconi, diviso tra l’ateneo parigino di Sciences Po e la London School of Economics. E neppure nel mondo Inps se l’aspettavano: Tiziano Treu sembrava più di un commissario temporaneo, da super-esperto di previdenza si stava muovendo come un capo con pieni poteri e molte manovre discrete avevano lasciato intendere che ci fosse un lavorio per aggirare il vincolo di legge che impediva al 75enne professore universitario, in quanto pensionato, di passare da commissario a presidente. E invece la vigilia di Natale Matteo Renzi ha sorpreso tutti con una nomina uscita dal Consiglio dei ministri che per impatto simbolico equivale a quella del giudice Raffaele Cantone all’Autorità anticorruzione: Tito Boeri sarà il nuovo presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, lo snodo principale del Welfare all’italiana, che si occupa di previdenza (con le pensioni) e di assistenza (con gli assegni di accompagnamento e le pensioni sociali, cioè quelle destinate anche a chi non ha versato contributi).
Tito Michele Boeri, 56 anni, è uno degli economisti italiani più noti: è professore alla Bocconi, dove è anche prorettore per la ricerca. Il suo campo di ricerca non è la previdenza, di cui molto ha scritto ma soltanto come opinionista, bensì l’economia del lavoro: con il collega Pietro Garibaldi è stato il teorico del modello del contratto unico a tutele crescenti nella versione soft (Pietro Ichino, invece, ha sempre avuto idee più drastiche, cioè di togliere protezioni anche a chi già lavora invece che solo ai neoassunti). Ma Boeri è anche il terminale di molte filiere intellettuali che, con la sua nomina a presidente dell’Inps, si troveranno un po’ acefale. Pur non avendo una carica formale di direttore, è da sempre l’animatore del sito lavoce.info: tutti gli articoli che gli economisti (di area bocconiana ma non solo) che escono sul sito vengono vistati da lui. Questa posizione lo ha reso il frontman di un mondo economico che in questi anni ha avuto un forte peso nel dibattito pubblico: gli economisti, liberisti ma non troppo, progressisti ma non proprio di sinistra de lavoce.info sono i più ascoltati. Negli anni del berlusconismo erano l’opposizione intellettuale, oggi sono di governo: Boeri all’Inps, Roberto Perotti e Tommaso Nannicini nella squadra dei consulenti di Palazzo Chigi, Giuseppe Pisauro all’Ufficio parlamentare di bilancio. Dall’intersezione tra lavoce.info e la casa editrice Laterza è nato il festival dell’Economia a Trento, dove Boeri è direttore scientifico (Renzi è stato applaudito ospite nell’ultima edizione). E almeno fino a giugno, per l’edizione del decennale, Boeri conserverà la carica. L’unica a cui non rinuncia perché “l’Inps sarà un impegno a tempo pieno”, dice. Difficile infatti che possa continuare a scrivere su Repubblica, quotidiano di cui è diventato editorialista importante, molto stimato dall’editore, Carlo De Benedetti, che gli ha affidato anche la direzione scientifica della fondazione intitolata al padre Rodolfo. Convegni, dibattiti, ricerche, un think tank di alto livello.
Nel suo cinismo tattico Renzi sa che con Boeri ottiene un doppio risultato: fare una nomina di prestigio, con un nome famoso e incontestabile, ma anche silenziare uno dei critici più fastidiosi del governo, di quelli che poi danno la linea a chi cerca argomenti autorevoli contro l’esecutivo (“Anche Boeri ha scritto..” dicono spesso gli anti-renziani nei talk di prima serata).
Per l’economista bocconiano la sfida è notevole: Boeri ha sempre avuto rapporti con la politica, ma come esperto, mai con mansioni operative. E l’Inps è uno dei pezzi dello Stato più complesso da gestire, un mastodonte che eroga ogni anno assegni per 400 miliardi e ha un deficit annuale di 12-13 miliardi, un patrimonio positivo per 21 miliardi e una lista infinita di problemi. Va riscritta la governance, cioè bisogna decidere chi comanda: negli anni del berlusconismo venne cancellato il consiglio di amministrazione, regnava da solo Antonio Mastrapasqua che si è dimesso in modo traumatico poco prima dell’arrivo di Renzi, perché indagato dalla Procura di Roma. Poi bisogna smaltire il lungo strascico dell’incorporazione nell’Inps di istituti di previdenza dei dipendenti pubblici, dall’Inpdap all’Ipost che, semplificando, avevano buchi da tappare con le risorse Inps. E c’è il patrimonio immobiliare da gestire (e Mastrapasqua è stato molto criticato per le sue scelte, soprattutto con il fondo Idea Fimit di cui l’Inps è azionista di minoranza). E poi ci sono gli esodati, i precari che aspettano la famosa “busta arancione” che dovrebbe fare una stima di come sarà la loro magra pensione e così via.
Per ORA Boeri non si pronuncia, non vuole fare annunci, aspetta. Ma in questi anni di previdenza ha scritto parecchio. E chissà se, ora che passa dalla teoria alla pratica, applicherà le sue idee. Come quella per riportare maggiore equità previdenziale: per le pensioni maturare col sistema retributivo (assegno legato agli ultimi stipendi) un prelievo crescente per la parte non coperta dai contributi versati. Boeri, in un articolo sulla voce.info firmato con Fabrizio e Stefano Patriarca, ipotizza una aliquota del 20 per cento sullo “squilibrio” negli assegni tra 2 e 3mila euro, che sale al 30 per cento tra 3 e 5mila e al 50 sopra il 5 mila. Quanto alla trasparenza, a fine 2013 scriveva Boeri con Luigi Guiso: “L’Inps ha tutti gli strumenti per fornire ai lavoratori italiani una stima precisa della loro futura pensione. Ma ministero e istituto di previdenza mantengono un silenzio colpevole, penalizzando così i cittadini che più hanno bisogno di quelle informazioni”. Ora ha la possibilità di rimediare.
Twitter @stefanofeltri
Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 27/12/2014