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 2014  dicembre 27 Sabato calendario

MARIO SCARICATO DA TUTTI


«non è adatto al nostro gioco».Poche parole. Dirette. Che non lasciano spazio ad interpretazioni. È stato un Natale amaro per Mario Balotelli, scaricato in diretta dal proprio allenatore alla vigilia della gara di ieri. Lo ha messo alla porta Brendan Rodgers, che in estate fu tra gli sponsor del suo acquisto: «Cercavamo un attaccante e Mario qui potrà fare benissimo. I problemi fuori dal campo? A volte bisogna correre dei rischi. Abbiamo un codice di comportamento per tutti i professionisti che lavorano in questo club, senza eccezioni. E niente riuscirà a rovinare l’ambiente fantastico che c’è qui». Se ne sarà accordo anche Mario, che in pochi mesi è passato dalla folla di fan ad accoglierlo al coro di «Mario è fantastico, Mario è magnifico...», fino ai fischi e alle critiche degli ultimi mesi, con i tifosi del Liverpool che a più riprese ne hanno chiesto la cessione. La seconda avventura di Balotelli Oltremanica rischia di chiudersi ancor peggio della prima. Perché in sua difesa si era speso anche un monumento di Liverpool come Steven Gerrard dopo il gol in Champions al Ludogorets: «Bisogna dare a Mario massima fiducia. Molti dubitano del suo contributo senza palla e in termini di volontà, ma avete visto tutti cosa sa fare. Merita credito. Il lavoro paga sempre e a quelli come lui basta una chance per fare gol». Credito esaurito. Almeno per Rodgers: «Mario dovrà abituarsi a fare la riserva. Pressare e difendere non fa proprio parte delle sue caratteristiche».
«nerO» azzurro Nel bene o nel male, Balotelli ha sempre fatto parlare di sé. E nessuno è mai riuscito a sottrarsi al tiro al bersaglio. Dopo un Europeo da protagonista (2012), Mario in estate era l’uomo più atteso della spedizione azzurra al Mondiale in Brasile. Da re a primo imputato in appena due settimane. «In campo si vede chi c’è. E chi non c’è non c’è», disse a caldo Gigi Buffon dopo l’eliminazione contro l’Uruguay, con Balotelli assente ingiustificato e sostituito all’intervallo da Prandelli, aggiungendo poi: «A tirare la carretta siamo sempre noi vecchi». Così appena arrivato alla guida della Nazionale, Antonio Conte ha subito fatto fuori la punta del Liverpool, optando per attaccanti preposti al sacrificio come Immobile, Zaza e Pellé. Salvo poi aprirgli una porta a metà novembre, per la super sfida contro la Croazia, subendo anche attacchi per un possibile condizionamento dovuto allo sponsor: «Balotelli è un patrimonio del calcio italiano: è sciocco pensare che sia qui in Nazionale per lo sponsor» si difese Conte, che passò subito la patata bollente nelle mani di super Mario. «Non vive il suo momento migliore, forse è meglio così. Non mi piace il sentito dire, è giusto testare e valutare un giocatore. Su ogni situazione si cerca di ingigantire, io valuto Balotelli per quello che farà. Conoscete le mie regole e come sono fermo, su questo non transigo. Mario ha esperienza con la Nazionale, avendo fatto un Mondiale e un Europeo. È importante ma non basta, dovrà riempire il mio occhio, se si adatterà a un tipo di calcio. Altri me lo hanno già dimostrato, lui deve farlo». Ma l’esame Conte per Balo fu un fiasco completo. Tornò a casa prima della sfida con la Croazia per un presunto problema fisico, senza lasciare troppo il segno se non per un fotomontaggio pubblicato dal fratello Enock su Twitter: «il Mario Conte» era una fusione di Balo e il c.t. che in pochi hanno gradito. Chiellini, a domanda, liquidò così l’argomento: «Il c.t. non deve rendere conto a nessuno delle sue scelte. Con Mario non c’è niente da ricucire. Certo, mio fratello non si permetterebbe mai di fare certi tweet...».
liquidato Anche Totti, stuzzicato sulla questione, è parso rassegnato: «Consigli a Mario? Non servono. Glieli hanno dati tutti ma non ascolta nessuno», disse in Gazzetta al premio Facchetti. E mentre i tabloid inglesi continuavano il linciaggio mediatico, definendolo da «Peggior attaccante delle Premier», a «Grande flop», per via del super ingaggio, l’arrivo di Mancini all’Inter ha riacceso il tormentone. Moratti, dieci giorni fa da New York, ha glissato: «è appena arrivato al Liverpool. Questa è una squadra di grande esperienza ed è necessario per lui riuscire a fare bene». Speranza disattesa dai risultati. A San Siro sono già partiti i cori dei detrattori, eppure Mario scalpita per il grande ritorno. Non una mission impossible, ma nemmeno la più piacevole delle passeggiate.