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 2014  dicembre 26 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL PROBLEMA DEI MIGRANTI


REPUBBLICA.IT
Concluse le operazioni di soccorso a migranti nello Stretto di Sicilia condotte dalla marina militare in quattro diversi salvataggi. Alle operazioni hanno partecipato le navi della Marina Borsini, Driade ed Etna, insieme ai mercantili Cougar e St. Jerneborg. I migranti, tra cui donne e minori, sono poi stati trasbordati su nave Etna per gli screening sanitari e i controlli di sicurezza propedeutici al trasferimento a terra.
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Un sospetto caso di Tbc e malaria è stato posto in bio-isolamento a bordo di nave Etna e quindi trasferito a terra con l’elicottero della nave. E sempre sulla nave Etna, una donna nigeriana ha dato alla luce un bambino, mamma e bimbo stanno bene e sono appena attraccati con la nave al porto di Messina insieme ad altri circa 900 migranti. La Marina militare ha twittato l’immagine del bimbo appena nato. Si chiama Testimony-Salvatore.



E’ continuato senza sosta, nei giorni di Natale, il soccorso ai migranti nel Canale di Sicilia, umanità disperata in fuga da guerre e fame, in balia di trafficanti senza scrupoli, del mare battuto dal vento e dal freddo mordente. Sono oltre mille le persone alle quali è stato prestato soccorso a sud di Lampedusa e che sono state trasbordate sulle navi della Marina militare, impegnate nel dispositivo di vigilanza e sicurezza marittima, che hanno prestato la prima assistenza a uomini, donne, bambini, e li hanno portati a terra. In particolare, in 865 sono arrivati nel porto di Messina, e in 364 in quello di Pozzallo, nel Ragusano. Tra le tante ’odissee’, quella di una giovane nigeriana che ha partorito un bimbo sulla nave Etna. Un altro migrante con sintomi della malaria e della Tbc, è stato messo in isolamento, in attesa di essere trasferito in una struttura sanitaria attrezzata a curarlo non appena la diagnosi sarà certa. In cinque, invece, non sono sopravvissuti alla traversata maledetta. Per loro non c’è stato nulla da fare. Sono stati recuperati già morti e le salme composte a bordo. Una delle vittime, un uomo giovane, in base ai primi accertamenti, sarebbe morto per asfissia provocata da inalazione di idrocarburi. Due uomini sono stati ricoverati per ustioni all’ospedale di Modica. Dall’antivigilia a Santo Stefano, con impegno incessante, sono state impegnate la corvetta Driade che ha recuperato 223 migranti, tutti uomini; Nave Etna che ha raccolto almeno 363 migranti in diversi soccorsi e con il contributo di unità mercantili e delle Capitanerie di Porto; il pattugliatore Orione ha preso a bordo 440 migranti e quattro delle cinque salme. Il neonato venuto alla luce sulla nave Etna è stato battezzato in navigazione col nome di Testimony Salvatore. A fargli da padrino è stato il comandante, davanti a tutto l’equipaggio. Mamma Kate, ha 28 anni, sta bene e ha con lei anche Destiny, la figlia di 15 mesi. "Siamo partiti il 23 dicembre dalla Libia, mentre mio marito e gli altri due figli di dieci e sei anni sono rimasti in Algeria - ha raccontato la donna - Siamo tutti nigeriani. Sono felice della nascita di mio figlio: ho avuto paura ma tutto è andato bene". Kate "ha iniziato il travaglio sulla nave", ha spiegato la ginecologa Maita Sartori della fondazione Rava, "e quando abbiamo capito che aveva le contrazioni, abbiamo avvertito il comandante e l’equipaggio che si sono messi a disposizione. La signora è stata bravissima e ha condotto lei tutto, noi l’abbiamo solo assistita e monitorato il travaglio comunicando in inglese". Il resto del racconto lo fa il tenente di vascello Serena Petriucciolo che spiega "con il sacerdote di bordo, don Paolo, abbiamo battezzato il bambino questa mattina, testimoni oltre a me sono stati l’infermiere, il secondo capo scelto Diego Di Netto Tempesta, e l’infermiera volontaria Teresa Arena, mentre il comandante della nave ha fatto il padrino". Il rito, ha proseguito il tenente, si è svolto "davanti agli altri marinai e ai componenti sanitari della Brigata San Marco: il nome lo ha deciso la mamma insieme alla sorella e alla sua amica Fatima". Durante il parto era presente anche una dottoressa dell’ordine di Malta. "Avevo tra le braccia la mamma che partoriva e non ha mai pianto. Siamo molto felici, è un evento natalizio molto bello per tutti noi", ha sottolineato Petriucciolo.

Caustico il commento di Maurizio Gasparri, senatore di FI che critica la politica del governo sull’immigrazione. "Altri mille clandestini sbarcati in Sicilia. Mare Nostrum continua più di prima, confermando che abbiamo dei bugiardi al governo, che preparano i banchetti
per i successori di Buzzi, Odevaine e compagni, arricchitisi grazie alle politiche governative che hanno moltiplicato il numero dei clandestini", ha dichiarato il senatore azzurro. Per Gasparri, "siamo alla resa perenne, alla vergogna totale. Hanno mentito e continuano a farlo. Non c’è l’Europa, Triton è un nome senza senso. Mare nostrum forever. Siamo per colpa di Renzi e c. il paradiso dei clandestini, delle coop del malaffare e l’inferno degli italiani".

L’OPERAZIONE TRITON
Triton L’operazione Triton, varata dall’Europa, che da oggi (1° novembre 2014) sostituirà Mare Nostrum: 25 mezzi navali e 9 aerei con una spesa mensile di 2 milioni e 900mila euro per pattugliare le acque a 30 miglia dalle coste italiane. L’accoglienza dei migranti, comunque, è tutta a carico dell’Italia. L’operazione divide gli interventi di controllo da quelli di salvataggio che spetta alla Guardia Costiera. Triton ha come obiettivo il contrasto dell’immigrazione illegale e dunque si parteciperà all’attività di soccorso soltanto in casi di massima gravità. I mezzi messi a disposizione dagli Stati membri (Finlandia, un aereo; Francia, un aereo; Islanda, una nave; Lettonia, un elicottero; Malta un aereo, una motovedetta grande e una piccola; Olanda una motovedetta piccola; Portogallo una nave; Spagna, una nave) saranno guidati dall’equipaggio straniero, ma a bordo dovranno sempre avere un ufficiale italiano. I 2 milioni e 900mila euro mensili a disposizione di Triton copriranno il 100% delle spese sostenute dagli Stati stranieri e il 38% di quelle dell’Italia che sosterrà i costi del controllo delle propri frontiere (Sarzanini, CdS).
ex Frammenti Fior da Fiore

DIFFERENZE TRA L’OPERAZIONE MARE NOSTRUM E L’OPERAZIONE TRITON
A partire da oggi (1° novembre 2014), il Mediterraneo non sarà più “nostrum”. A sostituire l’operazione italiana, dopo un anno dalla sua inaugurazione, ci sarà Triton. Una nuova missione decisamente più contenuta in termini di costi e mezzi impiegati, ma che sarà finanziata dall’Unione europea con 2,9 milioni di euro al mese per tutto il 2014: parliamo di circa due terzi in meno rispetto ai fondi destinati a Mare Nostrum, che ammontavano a 9,5 milioni. Eppure la confusione è ancora tanta, sia tra l’opinione pubblica che tra gli addetti ai lavori. Basti pensare che agli infermieri volontari della Croce rossa, secondo l’ispettrice nazionale Monica Dialuce Gambino, non sono ancora state comunicate le regole di ingaggio né ulteriori dettagli organizzativi e non mancano le polemiche. Ma vediamo le differenze tra le due missioni.

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Foto: Marina Militare

MARE NOSTRUM – Sul sito della Marina Militare italiana è descritta come una “operazione militare e umanitaria iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all’eccezionale afflusso di migranti”. L’obiettivo era duplice: “garantire la salvaguardia della vita in mare“, da una parte, e dall’altra “assicurare alla giustizia tutti coloro i quali lucrano sul traffico illegale di migranti”. Fortemente voluta dal governo Letta, la decisione fu presa soltanto a seguito del naufragio lampedusano del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita più di 350 persone.

Il personale e i mezzi navali e aerei coinvolti sono stati esclusivamente italiani, più precisamente della Marina Militare (la maggior parte), dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto. Sulle navi erano presenti anche uno staff per l’identificazione dei migranti e un gruppo di medici e infermieri per gli interventi sanitari. I numeri sono tuttora incerti, ma secondo la maggior parte delle fonti nel giro di un anno circa avrebbe salvato 140.000 persone.

Il ministro Alfano, poi riconfermato anche nella successiva legislatura, si è più volte lamentato del fatto che l’intera missione fosse sostenuta interamente dall’Italia. Ora a pagare sarà l’Ue, ma Mare Nostrum non era certo la sola iniziativa attiva nel Mar Mediterraneo. Ad affiancarla c’erano anche le operazioni Hermes e Aeneas e l’agenzia europea Frontex, tutte attive nel contrasto dell’immigrazione irregolare proveniente soprattutto da Tunisia, Libia e Algeria.

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http://dailystorm.it/2014/11/01/immigrazione-cosa-cambia-da-mare-nostrum-a-triton/
TRITON – La nuova missione sostituirà tutte le operazioni attive nel Mediterraneo, controllerà le frontiere europee e sarà gestita da Frontex. Parteciperanno 29 Paesi, anche se le notizie a riguardo non sono molte: per ora si sa solo che a pagare sarà l’Ue e che Paesi come l’Islanda e la Finlandia metteranno in dotazione rispettivamente una nave e un aereo. Triton schiererà in totale ogni mese due navi d’altura, due di pattuglia costiera, due motovedette, due aerei e un elicottero. L’Italia contribuirà con quasi la metà dei mezzi, e il centro di coordinamento internazionale sarà ancora una volta nel nostro territorio, più precisamente a Pratica di Mare (vicino Roma).

Fatta eccezione per le fonti di finanziamento e per la gestione (entrambe europee), si potrebbe pensare che nulla sia cambiato. Ma c’è una novità fondamentale, che è poi il principale motivo dei dissensi: i mezzi non arriveranno più a ridosso delle coste libiche per soccorrere i migranti, ma pattuglieranno esclusivamente il canale di Sicilia e il mare davanti alle coste calabresi, fino a trenta miglia dal litorale italiano. In caso di non meglio definiti “interventi di ricerca e soccorso”, noti con l’acronimo Sar, potranno comunque spingersi leggermente oltre. L’operazione assicura la tutela delle coste europee, ma non opera sulle coste da cui i migranti partono: si interessa dell’arrivo, ma non della partenza. Rendendo così il viaggio ancora più rischioso.

Sulle operazioni di ricerca e salvataggio in mare le incertezze aumentano ancora. Gil Arias Fernandez, direttore esecutivo di Frontex, pochi giorni fa ha specificato che l’operazione Triton ha come scopo principale il controllo della frontiera e non la «ricerca e il soccorso»: quelle resteranno al centro dell’operazione italiana. E questa linea è stata ribadita anche dalla portavoce di Frontex, Isabella Cooper, recentemente ospite al programma della BBC Radio4Today.

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POLEMICHE – La lista è lunga: da Unhcr e Medici senza frontiere all’appello di Amnesty International, passando per Save the Children e Caritas. Tutti concordano nel ritenere la fine di Mare Nostrum un rischio per la vita dei migranti e ritengono la questione dei salvataggi in mare primaria rispetto alla “difesa” delle frontiere.

Ma c’è pure chi non è d’accordo per motivi diametralmente opposti. A far discutere è la posizione del Regno Unito, che attraverso la voce del suo sottosegretario agli Esteri Joyce Anelay ha preso l’irremovibile decisione di non sostenere Triton. Questo perché, secondo il governo Cameron, l’operazione favorisce le partenze dal Nord Africa, le tragedie in mare e gli arrivi nel continente europeo: in poche parole, invoglia le persone a partire. Non è chiaro il perché, dal momento che Frontex ha più volte ribadito che non si tratta di un’operazione di soccorso. Inoltre, non essendo più prevista la parte del pattugliamento sulle coste libiche, verrebbe da pensare a rigor di logica che il viaggio da intraprendere sia potenzialmente ancora più pericoloso.