Flavio Pompetti, Il Messaggero 20/12/2014, 20 dicembre 2014
DA UN FINTO ALBERGO DI LUSSO IN CINA I GENI DEL COMPUTER INFETTANO IL MONDO
LO SCENARIO
NEW YORK «La questione non è se, ma quando ci troveremo di fronte al primo attacco cibernetico di proporzioni catastrofiche». Le parole pronunciate appena una settimana fa dal neo presidente della National Security Agency americana, vice ammiraglio Michael Mc Rogers, non avrebbero potuto essere più profetiche. L’assalto alla Sony, che l’Fbi ora imputa ufficialmente alla Corea del Nord, non avrà avuto conseguenze devastanti, ma per la prima volta ha mostrato al mondo che è possibile mettere in ginocchio e ricattare un’azienda, un intero settore commerciale e persino l’immagine di un paese, tramite l’uso di un computer.
Le implicazioni che questa scoperta comporta sono sconvolgenti, ma la notizia di per se non è una novità. Pirateria e attacchi alla diligenza dell’Internet sono nati insieme alla rete. I primi virus viaggiavano già alla fine degli anni ’80 dissimulati come giochi elettronici da scaricare. Non c’è voluto molto prima che queste tecniche si estendessero ai reparti di spionaggio statali. Nel 1986 uno scrupoloso amministratore di sistema americano alla ricerca di 75 centesimi di dollaro mancanti in un conto, finì per scoprire la cellula tedesca che aveva disseminato il Cuckoo’s egg, un ariete che aveva penetrato gli schedari del ministero della Difesa e sottratto materiale da vendere al Kgb. I russi vennero alla ribalta con l’attacco cibernetico contro l’Estonia nel 2007, e l’anno dopo riuscirono a paralizzare l’intero sistema di comunicazione del governo georgiano, mentre l’esercito moscovita occupava l’Ossezia.
LA FAMIGERATA UNIT
Le tecniche sono molteplici. Si parte dalla penetrazione e il boicottaggio dei server che smistano la posta elettronica, come è appena accaduto con la Sony, e si arriva ai virus più sofisticati che aprono un accesso nel sistema operativo di un’azienda o di un ministero, entrano nelle stanze segrete e rubano informazioni, e poi richiudono la porta senza lasciare traccia.
Gli artefici degli attacchi sono giovani esperti dell’I-tech. Molti rubano informazioni per interesse privato, e poi le rivendono nel florido mercato delle “dark web forum”. È qui che le agenzie di spionaggio governative reclutano in continuazione personale da assegnare alle loro operazioni. La Cina, che negli ultimi anni è arrivata all’avanguardia, è sede della famigerata Unit 61398, che due anni fa ha colpito centinaia di aziende pubbliche e private negli Usa. Ed è sempre in Cina, stando al tam tam che si è diffuso nei giorni scorsi sul web, che opera la coreana Unit 121, una squadra segreta dei 3.000 migliori tecnici di computer del paese, ospitati nel finto albergo di lusso Chilbosan di Shenyang. In seno a questa unità speciale si troverebbero i Guardiani della Pace che hanno attaccato la Sony.