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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

Parlando con lei si avverte il peso della storia del cinema. Ma non se ne rimane schiacciati, perché Claudia Cardinale, classe 1938, ha ancora la leggerezza di una ragazza che vive tutto quello che di straordinario le capita come qualcosa di naturale

Parlando con lei si avverte il peso della storia del cinema. Ma non se ne rimane schiacciati, perché Claudia Cardinale, classe 1938, ha ancora la leggerezza di una ragazza che vive tutto quello che di straordinario le capita come qualcosa di naturale. È stato così fin dagli inizi di una carriera e di una vita dimostratesi subito fuori dal comune, quasi che il destino (che in arabo si dice «maktoub», e in questo modo piace chiamarlo a Claudia, nata a Tunisi da genitori siciliani) ne avesse stabilito ogni tappa con estrema precisione. Da brava predestinata, la Cardinale non sembra concepire l’autoelogio: poiché tutto le è dovuto, non c’è niente di cui vantarsi. C’è, semmai, da seguitare a fare cinema, possibilmente divertendosi, cosa che sembra stia accadendo con Tutte le strade portano a Roma, una commedia della regista svedese Ella Lemhagen in cui Claudia interpreta il ruolo della madre di Raoul Bova, coinvolto in una storia con una single newyorchese impersonata da Sarah Jessica Parker. In questi giorni poi, a Castellaneta, paese natale di Rodolfo Valentino, sono iniziate le riprese di un film sul divo del muto in cui la Cardinale recita con Alessandro Haber. Si dice che lei non avesse intenzione di fare l’attrice. claudia cardinale 3 claudia cardinale 3 «È vero. Quando avevo 16 anni si presentarono alla mia scuola di Tunisi due registi francesi, René Vautier e Jacques Baratier. Qualcuno gli aveva parlato di me e volevano vedermi. Ma io ero un maschiaccio, facevo a pugni coi ragazzini, e sono scappata via». Poi? «I due andarono dalla direttrice dell’istituto, la quale fece chiamare mio padre. Papà si lasciò convincere e così presi parte alle mie prime due pellicole: un documentario di Vautier, Gli anelli d’oro, in cui ero un’araba velata, e un film di Baratier, I giorni dell’amore». claudia cardinale 2 claudia cardinale 2 Perché non voleva fare cinema? «Non mi vedevo molto avvenente e poi c’era una mia sorella, Blanche, che voleva farlo. Nella mia testa, il cinema era affare suo». Il suo primo film in Italia è stato I soliti ignoti di Monicelli, anno 1958. «Parlavo ancora molto male l’italiano e non capivo granché di quello che mi accadeva intorno. Vedevo tutti gesticolare e pensavo litigassero, poi ho compreso che è un modo di fare di noi italiani». È nata a Tunisi e vive in Francia, ma ha sempre mantenuto la cittadinanza italiana. «Mio padre sarebbe stato contento così. E io mi sento italiana». Cosa le ha fatto preferire Parigi a Roma? «La maggior attenzione per la cultura, l’arte, la musica. Poi ci sono meno paparazzi. Io giro sempre da sola e in Italia sarebbe stato un problema». Debuttò presto anche a Hollywood. «Il mio primo film americano è stato Il circo e la sua grande avventura di Henry Hathaway, del 1964: dovevo fare delle acrobazie incredibili e rifiutai la controfigura. In tutta la mia carriera non l’ho usata mai. Una volta, mentre giravo a Miami con Rock Hudson, ho abbracciato un alligatore: lui praticamente è svenuto. Aveva bisogno di far credere che non fosse gay e allora fingevamo di stare insieme». MARLON BRANDO MARLON BRANDO In Europa l’omosessualità era più tollerata che negli Usa. «Sì. Visconti o Bolognini, per esempio, non hanno mai fatto mistero di essere omosessuali». Con Bolognini, tra il 1960 e il 1961, ha girato due grandi film: Il bell’Antonio e La viaccia. «Bolognini è uno dei registi italiani più sottovalutati. Ne Il bell’Antonio, tratto dal romanzo di Brancati, Mastroianni è un uomo talmente innamorato della moglie da non riuscire a possederla sessualmente. In Sicilia la presero malissimo: un siciliano impotente? Ma stiamo scherzando?». E Visconti? «Non amava le donne ma ci frequentavamo sempre. MARLON BRANDO MARLON BRANDO Siccome ne Il gattopardo c’erano tante scene di baci tra me e Delon, mi diceva all’orecchio: “Voglio vedere la lingua!”. Ma non è mai successo. Alain ancora oggi mi dice: “Avremmo potuto avere una storia e invece…”. Sul set de Il gattopardo volevano andare tutti a letto con lui». Tutti? «Donne e uomini». In 8 e mezzo ha interpretato se stessa. «Con Fellini era un’improvvisazione continua, agli attori non protagonisti si limitava a far dire dei numeri e poi li doppiava. La prima domanda che mi ha fatto quando mi ha vista è stata: “Ma tu di chi sei innamorata?”. E poi: “Tu mi ispiri perché vieni dall’Africa, appartieni alla terra…”. Alain Delon e Marine Lorphellin a Cannes Alain Delon e Marine Lorphellin a Cannes Il suo modo di dirigere era pura magia». Che rapporti ha avuto con Mastroianni? «Era molto simpatico. Mi ha fatto la corte per un sacco di tempo ma io ho sempre detto di no. Una volta, in Francia, durante una trasmissione a lui dedicata a cui ero presente anche io, si è alzato in piedi e mi ha detto: “Io ero innamorato di te e tu non mi hai mai filato!”. Catherine Deneuve non mi ha parlato per un sacco di tempo…». Altri spasimanti eccellenti? «Marlon Brando. Ero appena arrivata a Hollywood e vivevo in una casa che mi aveva affittato Paul Newman. Siccome avevo detto che il mio attore preferito era Brando, lui ha fatto di tutto per sedurmi. ANGELO RIZZOLI FELLINI E MASTROIANNI ANGELO RIZZOLI FELLINI E MASTROIANNI Quando ha capito che non c’era niente da fare mi ha detto: “Sei dell’ariete come me, sei una che non ci casca”. Mentre gli richiudevo la porta alle spalle, tra me e me mormoravo: “Claudia, tu sei proprio una stronza…”». È vera la rivalità tra lei e Brigitte Bardot? «È un’invenzione giornalistica: BB contro CC. Dopo aver girato nel 1971 il film Le pistolere siamo rimaste molto legate. Quando nel 2008 Sarkozy mi ha consegnato la Legion d’Onore, Brigitte mi ha scritto un biglietto che conservo: “Alla mia pistolera, che amo tanto”». Qual è stato l’uomo della sua vita? «Pasquale Squitieri, l’unico che abbia amato veramente. Io vivo a Parigi e lui sta a Roma, ma siamo ancora in ottimi rapporti».