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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

IL PATRIMONIO DEI RIFIUTI

«La raccolta differenziata deve essere un mezzo e non un fine». Su questo punto Walter Facciotto (nel tondo), Direttore Generale di Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi), non transige: «Non è infatti sufficiente semplicemente “raccogliere”, ma è fondamentale “riciclare”, con l’obiettivo di ridurre il ricorso alle materie prime negli imballaggi e di diffondere la valorizzazione dei rifiuti in quanto risorse».
Sono queste le linee portanti che guidano l’azione di Conai e i traguardi raggiunti nei quindici anni di vita del Consorzio – che conta 1.100.000 aziende iscritte – testimoniano del successo di un impegno da sempre rivolto a favorire la diffusione verso imprese e cittadini di una cultura di sostenibilità ambientale. «Sul fronte della raccolta domestica siamo passati da circa 900mila tonnellate di rifiuti da imballaggio nel 1998 a oltre 3,5 milioni nel 2013», riprende Facciotto, «senza peraltro intaccare le quote di mercato libero degli operatori indipendenti. Oggi, a livello nazionale, Conai garantisce il recupero del 77,5% dei rifiuti di imballaggio immessi al consumo; il che vuol dire che circa 3 imballaggi su 4 vengono tolti dalla discarica e diventano una risorsa, reintrodotti nel ciclo produttivo come “materia prima seconda” (costituita appunto da scarti di lavorazione delle materie prime oppure da materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti, ndr)».
Elementi tutti che emergono con estrema chiarezza dal primo “Rapporto di Sostenibilità Conai” che raccoglie e sintetizza i risultati ottenuti negli oltre 15 anni di attività, in virtù della quale il Sistema Consortile afferma che dal 1997 a oggi si è evitata la costruzione di un centinaio di discariche, il consumo di 350 miliardi di chilowattora e l’emissione in atmosfera di 125 milioni di tonnellate di CO2. Solo nel 2012 sono stati re-introdotti nel ciclo produttivo 7,5 milioni di tonnellate di materie prime derivanti da rifiuti di imballaggio e le previsioni per il 2015 stimano un tasso medio di crescita annua di circa l’1,5%, con l’obiettivo di avviare a riciclo 7,7 milioni di tonnellate (raggiungendo un tasso del 67,4%).
Situazione eterogenea. In Italia le aziende coinvolte nella filiera del riciclo sono oggi circa 1.400 (per un totale di quasi 150.000 addetti) e presentano un fatturato di 9,5 miliardi di euro; in tale ambito, il Consorzio ha generato un indotto economico di 6,3 miliardi di euro, grazie anche al maggior livello di occupazione generata per le attività di raccolta differenziata, logistica, selezione e riciclo degli imballaggi. Un recente studio, realizzato da Conai in collaborazione con Althesys, mette in luce quali ricadute occupazionali ed economiche per il nostro Paese si possano conseguire con il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che fissano al 50% il riciclo dei rifiuti urbani. Attualmente, la situazione italiana è ancora eterogenea; in media circa un terzo dei rifiuti urbani è avviato a riciclo e il ricorso alla discarica supera di poco il 40% (al Nord si attesta intorno al 22% dei rifiuti a fronte del 60% delle regioni del Sud).
Proprio a tale riguardo, con il rinnovo dell’accordo quadro con Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) Conai si impegna a rinnovare per i prossimi cinque anni gli impegni portanti già concordati in precedenza, garantendo il versamento di 400 milioni di euro di corrispettivi e la realizzazione di nuove iniziative che ribadiscono la priorità della raccolta differenziata di qualità quale condizione indispensabile per il successivo avvio a riciclo.
«Si tratta di uno strumento volontario per i Comuni», conferma Facciotto, «che possono scegliere se aderire e conferire i propri rifiuti di imballaggio ai Consorzi di filiera, oppure destinarli altrove. Noi d’altra parte assicuriamo il cosiddetto “ritiro universale” sull’intero territorio nazionale, dalle Alpi a Lampedusa, ma non solo. Ci siamo presi l’impegno di supportare soprattutto le aree in ritardo, con contributi di tipo economico, seguendole nella fase di start-up e di acquisto dei principali strumenti di raccolta, ma anche in sede di formazione professionale degli operatori e di comunicazione ai cittadini».

Il Sud virtuoso. Finanziamenti che in passato hanno portato a risultati sorprendenti, come quelli che riguardano il Comune di Cosenza che, dopo aver introdotto un nuovo servizio di raccolta differenziata, in un solo anno è arrivato a separare correttamente più del 62% dei rifiuti urbani, superando sia la media del Mezzogiorno (28,9%) che quella nazionale (42,3%); o ancora il caso di Salerno che in due anni da meno del 15% ha superato il 65%, a conferma del fatto che, Napoli a parte, tra le regioni del Sud la Campania sia tra le più avanzate. «Il problema non è evidentemente culturale, ma unicamente organizzativo», conclude Facciotto, «ed è dettato dalle agende delle amministrazioni pubbliche locali; perché dove c’è proposta, il cittadino risponde».