Cristina Giuliano, Panorama 27/11/2014, 27 novembre 2014
C’È DAVVERO UN KILLER NELLO SPAZIO?
Misteriosi satelliti russi, aerei segreti statunitensi, oggetti cosmici non meglio definiti, avvistamenti di squarci di luce... Temi di attualità negli anni Sessanta, tornati in questi giorni sulle pagine della stampa internazionale. Pare di essere a bordo della DeLorean di Marty McFly, il protagonista del film Ritorno al futuro, e di fare un salto a ritroso nella nostra storia. Un viaggio nel quale a fatica si distinguono scienza e fantascienza, verità o illusione. In questo strano 2014, che festeggia i 25 anni della caduta del Muro e che nel contempo rispolvera la dialettica della crisi di Cuba, Vladimir Putin parla di «responsabilità speciale» per Washington e Mosca, come John F. Kennedy nel 1963 all’Onu.
Anche se non poca preoccupazione ha destato l’aereo statunitense senza pilota atterrato a metà ottobre in California, i riflettori sono puntati sui satelliti russi. Il caso è scoppiato sul Financial Times: la Russia avrebbe lanciato nello spazio «satelliti assassini», uno dei quali ribattezzato Object 2014-28E o Cosmo-2499. Secondo alcune fonti occidentali, sarebbe un vecchio progetto sovietico, accuratamente rispolverato: «il micidiale Istrebitel Sputnikov» ossia killer di satelliti. «Serve solo per eliminare la spazzatura spaziale: detriti, resti di vettori, corpi inerti che fluttuano nello spazio e rappresentano una seria minaccia per i nostri cosmonauti» getta acqua sul fuoco una fonte di Panorama, che poi però aggiunge: «Questa è la posizione ufficiale della Russia. Poi, certo, se io stessi dall’altra parte della barricata un po’ mi preoccuperei».
Dall’altra parte, a Ovest, c’è l’osservatore britannico Robert Christy: a sentire lui, la Russia starebbe provando un satellite in grado d’inseguire altri oggetti spaziali in orbita. Per riparare una navicella danneggiata, ma anche distruggerla o disattivarla. Christy ha detto alla Bbc che Usa e Cina stanno testando satelliti simili, chiamati Angels e Shijian 15. Altre fonti parlano di minisatelliti militari con capacità di veloce cambio di orbita, in grado di dispiegarsi rapidamente «come uno sciame» stellare e svolgere compiti prestabiliti. Ma la vera notizia viene dalla Fondazione di ricerca avanzata russa, per bocca del suo vicedirettore generale Vitaly Davydov. Su Facebook Davydov ha svelato: «Lo studio di possibilità per realizzare rapidamente uno sciame di piccoli ed economici apparati spaziali è effettivamente in corso». Pur sottolineando che organizzarne la messa in orbita e la loro distruzione o soppressione «non sarà facile». E che «i mezzi antisatellite potrebbero essere molto più costosi dei satelliti stessi».
Ritorno al futuro? Certo è che la Russia ha ereditato dal periodo sovietico un immenso sistema di ricerca e innovazione, con importanti eccellenze nello sviluppo militare e aerospaziale. Non a caso verso la Iss, la stazione orbitante internazionale, si viaggia ancora grazie a tecnologie sovietiche.
In quest’ambito Mosca detta la linea da sempre. A partire dagli anni Venti, per arrivare al 1957, quando diede inizio alla corsa alle stelle. Poi vennero la cagnetta Laika e il primo
uomo nello spazio: Yurij Gagarin, finito prima di Putin sulle magliette della Russia putiniana. Un’icona che ha reso popolare un settore per tradizione top secret. Eppure oggi come ieri non è facile trovare qualcuno che spieghi quanto sta succedendo. «Abbiamo sempre lavorato al programma spaziale, anche negli anni Novanta, dopo lo scioglimento dell’Urss» dice una fonte anonima. «Possono esserci stati rallentamenti, alcuni programmi sono stati chiusi», ma la strada verso le stelle non si è mai interrotta.
Oggi meno che mai. Euroconsult calcola che entro il 2023 la spesa mondiale per la ricerca spaziale toccherà gli 82 miliardi di dollari. E un incremento del 3,7 per cento è previsto per ricerca scientifica ed esplorazione dello spazio, soprattutto grazie agli ambiziosi progetti russi e asiatici.
Tra i programmi spaziali chiave per Mosca c’è lo studio dal cielo dell’Artico, zona sempre più strategica viste le immense risorse energetiche conservate. E ancora Marte e la Luna, della quale gli studiosi russi hanno già indicato la parte più interessante: il Polo Sud, dove ci sarebbero tracce d’acqua. Il prossimo passo sarà la creazione di un razzo capace di portare in orbita tra le 80 e le 120 tonnellate, per ridurre drasticamente i viaggi destinati alla costruzione di stazioni orbitanti. Invece per lanciare i satelliti non si usa più il razzo Zenit. Questa è una delle conseguenze della grave spaccatura tra Mosca e Kiev. «Quel razzo veniva prodotto in Ucraina, ma loro non hanno un cosmodromo» rivela una fonte. Risultato? «Adesso non serve più a nessuno».