Paolo Siepi, ItaliaOggi 27/11/2014, 27 novembre 2014
PERISCOPIO
Voleva essere il re d’Italia. Finirà per fare il vice di Salvini. Jena. La Stampa.
Salve, sono l’Italiano Medio. Non mi sento particolarmente né di destra né di sinistra: le ho viste all’opera tutt’e due e non mi sono parse un granché. Il centro, poi, non ho mai capito che roba sia, sebbene abbia letto per anni il Corriere della Sera, o forse proprio per questo. Marco Travaglio. Il Fatto.
Non salvo nemmeno Prodi. Aveva solo delle buone intenzioni. Ma non si governa mettendo insieme Ciampi e Bertinotti, Padoa-Schioppa e Ferrero. Carlo De Benedetti. Corsera.
Da «ce l’abbiamo duro» a «barra diritta», quantomeno si è perso qualcosa in sex appeal. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Domenica 16 novembre Matteo Renzi abbraccia un koala e scocca una freccia: «È finito il tempo in cui bastava una manifestazione per mettere in crisi un governo». Zac. Niente da fare, la freccia s’infrange sulla corazza dell’Italia degli onesti, testuggine infrangibile di una «sinistra che non è un ferrovecchio», dice Livia Turco in lacrime di fronte alle telecamere di L’aria che tira su La7 (lunedì 17 novembre). Perbacco, eppure Renzi l’aveva detto dall’Australia: «Basta con il piagnisteo». Non c’è niente da fare, se non comandano, quelli dell’Italia degli onesti, borbottano, strillano, piangono, sfilano e scioperano, rigorosamente sotto il ponte. Le parole sono pietre, ma se le tirano loro, sono piume incipriate. Mario Sechi. Il Foglio.
Sin dall’inizio del caso ho detto che le eventuali responsabilità della morte di Stefano Cucchi dovevano essere accertate nel processo, nel quale più di 40 periti e consulenti della pubblica accusa e dei giudici (che a loro volta hanno voluto nominare altri consulenti) hanno concluso non esserci relazione fra le lesioni e la morte: in primo grado e in appello pertanto magistrati e giuria popolare (cittadini estratti a sorte) hanno assolto da ogni addebito gli agenti. Consulenti, periti, giudici, giurati popolari, pubblici ministeri del processo sono tutti dunque collusi? Carlo Giovanardi. Il Foglio.
Sono favorevole al Patto del Nazareno perché le regole si scrivono assieme, altrimenti è la fine della democrazia. Poi, nella gestione di governo, c’è una maggioranza e un’opposizione. Piero Fassino. Corsera.
Monica Guerzoni del Corsera, nell’intervistare Laura Boldrini, omaggia il presidente definendola di «controcorrente» che, come ognun sa, è la certificazione della morte di ogni pensiero per eccesso di conformismo. Poi le pennella sul viso la preoccupazione per «il vento dell’antipolitica». Forse dimenticando che se la Boldrini è oggi la terza carica dello Stato, lo si deve unicamente all’antipolitica. Il Foglio.
Una cittadina italiana va all’estero, temporaneamente, per ragioni di studio. Torna e trova la sua villetta occupata abusivamente da una famiglia di romeni. Si rivolge alla polizia e la vicenda finisce davanti a un giudice. Che assolve i romeni «perché bisognosi». Dunque. Con una sentenza, un magistrato populista — che, probabilmente, si ritiene depositario di una giustizia (sociale?) superiore a quella che dovrebbe amministrare — ha cancellato alcuni principi a fondamento dello Stato moderno e della convivenza civile: nessuno, neppure nell’indigenza più nera, ha diritto di farsi giustizia da sé; compito dello Stato è tutelare libertà e diritti dei cittadini, compresi quelli che attengono alla proprietà privata. Piero Ostellino. Corsera.
Dopo avere sentito tanti professori di austerità portarci a esempio la Spagna di Mariano Rajoy e le sue dure riforme, quello che colpisce non è tanto che nei sondaggi il partito di Rajoy sia stato superato dai grillinos di Podemos, quanto la loro percentuale: 27%. Colpisce perché somiglia molto al 25 raggiunto dai Cinquestelle dopo un anno e mezzo di governo Monti, almeno quanto il 26% del Psoe e il 20 del Pp somigliano ai risultati di Pd e Pdl nel 2013 (rispettivamente: 25 e 21). Si sarebbe tentati di trarne una formula matematica sugli effetti politici dell’austerità. Per quelli economici e sociali, basta dire che al 25% è arrivato anche il tasso di disoccupazione. Francesco Cundari. Il Foglio.
La Rai, dall’inizio del Terzo millennio, è una spa le cui azioni sono possedute per il 99,6% dal ministero dell’Economia e per lo 0,4 dalla Siae. I quattro decimali sono importanti e tengono viva la querelle sulla natura di «società partecipata» della spa. Finezze giuridiche, paraventi legali. Una cosa è evidente: con una struttura proprietaria del genere, un consiglio di amministrazione non è indispensabile, aziendalmente parlando sono nove, cospicui, stipendi di troppo. Basterebbe un amministratore delegato. Solo che il criterio affermatosi dalla nascita del cda è che se la proprietà è governativa, il controllo su di essa è parlamentare, dunque i partiti, secondo le maggioranze, devono essere rappresentati in azienda attraverso i loro fiduciari nel cda. Il fatto che il controllo sia affidato a un comitato parlamentare e che dunque il cda sia un costoso doppione dove vengono piazzati pensionati e parlamentari trombati è unaninamente riconosciuto ma tenuto in nessun conto. Massimo Bordin. Il Foglio.
Il secolo spezzato analizzato nel mio ultimo libro è ovviamente il Novecento, che è stato anche nell’arte un secolo breve, anzi, brevissimo. Aveva ragione Hobsbawm: I suoi confini sono due illuminazioni in cielo. Quella della Tour Eiffel nel 1889 e il fungo atomico su Hiroshima nel 1945. Da lì, parte un’altra storia. Philippe Daverio. Critico d’arte. La Stampa.
Manzoni è stato il primo a riflettere sul carattere degli italiani. E il suo romanzo I promessi sposi, oltre a rappresentare il passaggio della lingua italiana dall’uso letterario all’uso comune, doveva raccontare le origini di una nazione che era sempre esistita, tra le Alpi e la Sicilia, ma che sarebbe nata ufficialmente soltanto nel 1861, con il raggiungimento dell’unità politica. Sebastiano Vassalli, La chimera. Rizzoli.
Mi sento in quell’età in cui pagherei per fermare il tempo. Sapeste quanto me rompe invecchià. Sei più maturo, più consapevole e più esperto. Tutto vero, ma alla fine, che ti importa di essere più consapevole? Sapete cosa mi manca? La febbre di fine anni 50, la spensieratezza gioiosa dei ’60, non avete idea di quanto tutto fosse più bello. Mio marito lo conobbi proprio allora. Virna Lisi, attrice. Il Fatto.
Se una donna non ci sta, non ci sto neanch’io. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 27/11/2014