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 2014  novembre 26 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - RENZI, NAPOLITANO E IL PERCORSO DELLE RIFORME


REPUBBLICA.IT
IL COMITATO DI PRESIDENZA DI FORZA ITALIA
ROMA - Raffaele Fitto non arretra. Al comitato di presidenza di Forza Italia, riconvocato dopo la riunione di ieri alla quale l’europarlamentare azzurro non aveva potuto prender parte perché impegnato a Strasburgo per la visita del Papa, elenca tutti i capi di accusa nei confronti del partito, già anticipati lunedì scorso dopo la debacle alle elezioni regionali in Emilia e Calabria. E sconfessa Silvio Berlusconi, che ieri aveva prospettato uno schema con lui nelle vesti di regista e Salvini in quelle di centravanti.
Alle parole di Fitto l’ex premier corregge il tiro: "Le mie frasi su Salvini sono state strumentalizzate, non ho mai detto che lui è il futuro leader, ho solo detto che è uno dei potenziali leader". E non è escluso che domani Berlusconi possa incontrare a pranzo l’europarlamentare. Un nuovo momento di confronto per cercare di smorzare la tensione dentro Forza Italia.
L’affondo di Fitto. La sconfitta, sottolinea l’ex governatore pugliese, poteva essere immaginabile, ma la sua dimensione è "enorme", deriva da errori fatti nella costruzione delle alleanze e nella scelta delle candidature. "In Emilia - sostiene Fitto - siamo stati delle comparse, regalando la candidatura alla Lega di Matteo Salvini, senza averne discusso prima all’interno del partito".
E proprio a proposito dei rapporti sia con il Carroccio che con il governo, l’eurodeputato ribadisce le critiche ripetute nelle ultime settimane: "Né forza Renzi, né forza Salvini - attacca Fitto - Non possiamo essere sempre gregari". Serve allora uno choc organizzativo: "Bisogna rimettere tutto in mano agli elettori per avere la partecipazione, altrimenti saranno i nostri alleati a trascinarci alle primarie - continua l’eurodeputato pugliese - Noi dobbiamo anticiparli, per questo ho posto da mesi il tema delle primarie". E conclude sull’argomento: "Se c’è qualcuno più bravo di me, posso anche farmi da parte, ma in ogni caso il centrodestra deve poter scegliere il suo leader con le primarie".
Nel mirino di Fitto la linea politica di Forza Italia dell’ultimo anno: "O schiacciati sul governo o troppo aggressivi, così confondiamo i nostri elettori. E’ indispensabile invece rilanciare sui temi e i contenuti, a partire dall’economia. C’è troppa ’renzologia’ e troppa ’salvinologia’ in giro. Commentiamo l’attività degli altri, anzichè essere protagonisti", avrebbe lamentato poi Fitto, ribadendo che il modello organizzativo del partito è un problema grandissimo.
L’ex ministro degli Affari Regionali non boccia anzi dà il suo placet al patto del Nazareno sulle riforme. "Purché -torna a sottolineare l’europarlamentare - Forza Italia mantenga la schiena dritta". E, uscendo da Palazzo Grazioli a riunione ormai conclusa, Fitto ripete quanto già affermato all’indomani delle regionali: "Ritengo sia doveroso un azzeramento delle cariche per mettere in campo un sistema di elezione della nostra classe dirigente che sia un sistema dal basso. Le nostre proposte e le nostre valutazioni restano sul tavolo - continua l’ex governatore pugliese - inclusa quella della "necessità che questo governo sia un’opposizione netta, seria, credibile e alternativa". Il comitato di presidenza sarà aggiornato la prossima settimana. "Vedremo i passi che faremo - conclude Fitto - ma la nostra posizione sono convinto sia condivisa da tantissimi colleghi".
A sostegno di Fitto interviene Daniele Capezzone: "I risultati in Emilia Romagna e in
Calabria sono l’anticamera della sparizione - afferma il deputato - Siamo vicini a quella che è stata definita la ’quota Martinazzoli’, ovvero un 11% che portò un partito come la Dc alla sparizione". Mentre per Giovanni Rotondi, che ieri ha definito "un mestieraccio" fare "i berlusconiani senza Berlusconi, bisogna andare avanti con le riforme: "Dobbiamo giocarci tutto e dire sì al premio di lista. L’elettorato premia chi rischia, non chi gioca in difesa".
La diffidenza di Salvini. Il capo del Carroccio, intanto, ha incassato l’endorsement del leader di Forza Italia con compiacimento. Ma, sull’offerta di guidare l’attacco del centrodestra, ha preferito andarci cauto: "Fanno piacere i complimenti di Berlusconi - ha spiegato il segretario della Lega - ma, rimanendo in campo calcistico, se non ci sono squadra e schemi, anche se hai Maradona, non vai da nessuna parte".
Il leader del Carroccio ha risposto anche al segretario di Ncd Angelino Alfano - l’ex pupillo di Berlusconi, ora nuovamente corteggiato dal capo disposto a "perdonargli" la scissione - che ieri ha ribadito fermamente il suo no a un’alleanza con Salvini: "Alfano, per me, può stare soltanto in panchina - ha continuato Salvini- ma non perché lo dico io: si è messo in panchina da solo. Io costruisco un’alternativa a Renzi, non posso farlo con chi fa parte del governo Renzi".
Fitto prima del vertice di FI. Fitto in mattinata aveva già chiarito di non avere nessuna intenzione di uscire da Forza Italia: "Ho rinnovato la tessera del partito - ha detto in un’intervista a Radio 24 - le battaglie vanno fatte dall’interno, escludo una rottura, ma chiedo rispetto". E ha proposto, come poi ha ribadito nel corso del comitato di presidenza, "primarie per tutti", anche per Berlusconi, in risposta alle sue aperture verso Salvini e Alfano. Primarie di partito dunque. Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, ha rilanciato a sua volta con primarie di tutto il centrodestra: "E’ probabile che le vinca Salvini, ma potrebbe anche vincerle Fitto. Chi ottiene più consenso è il migliore e il più rappresentativo".

REPUBBLICA.IT
RENZI SALE AL QUIRINALE
ROMA - Gran consulto questa mattina al Quirinale: da Giorgio Napolitano salgono il premier Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, ministro delle riforme. Dopo un’ora circa di colloquio, un breve ma eloquente comunicato del Colle dà la versione ufficiale della conversazione. I tre hanno parlato delle riforme, da far ripartire e da seguire con attenzione, metodo e cura di qui ai prossimi mesi. Anche con un certo ordine.
La nota del Quirinale. Questo il testo del decumento: "E’ stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quello che riguarda l’iter parlamentare dei due provvedimenti fondamentali già a uno stato avanzato di esame". In altre parole: il premier ha spiegato come intenda muoversi riguardo la riforma del Senato (approvata in prima lettura da Palazzo Madama e ora a Montecitorio) e la legge elettorale (a sua volta al Senato, dopo essere stata approvata dalla Camera mesi fa).
"Un percorso - conclude la nota - che tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali". Come dire: sono state date assicurazioni sul metodo, che dovrà vedere il massimo coinvolgimento del maggior numero possibile di forze politiche. Ma anche sul fatto che dovrà trattarsi di una riforma equilibrata, fatta in modo organico per portare ad un nuovo sistema costituzionale omogeneo in ogni sua parte. Il percorso, pare di capire, dovrà essere il più rapido possibile, e condiviso. Questo è un aspetto della questione che, da sempre, sta a cuore al Quirinale, perchè le riforme fatte per strappi non hanno vita lunga.
Renzi al Tg1. E in serata il premier ritorna, in un’intervista al Tg1, sul percorso delle riforme. "Siamo a un passo sulla chiusura: se riusciremo a farle, se il Parlamento lavorerà, arriveremo alla fine della legislatura". E dopo un rigranziamento all’operato del Presidente della Repubblica, il premier blinda ancora una volta il Patto del Nazareno con Forza Italia: "Con noi hanno fatto un accordo sulle regole del gioco: in casa loro scelgono chi vogliono come leader", dice Renzi rispondendo alla domanda sul nuovo asse Berlusconi-Salvini.
I tempi delle riforme. "Chiuderemo tra dicembre e gennaio", dice il presidente del Consiglio sul Tg1. Ma sui tempi è stato braccio di ferro in capigruppo sulla data dell’approdo in aula delle riforme costituzionali. Il Pd aveva chiesto il 10 dicembre e le opposizioni gennaio. La presidente Laura Boldrini ha deciso come mediazione la data del 16 dicembre. M5s fa sapere che FI non si è espressa.
Minoranze in fibrillazione. La cronaca della giornata, però, vede anche una certa fibrillazione all’interno del Pd e di FI. E’ ancora il fall out delle elezioni in Emilia Romagna e Calabria, innestato sulle polemiche per come si è arrivati all’approvazione del Jobs Act. Nel Pd l’opposizione si sente offesa per gli apprezzamenti del presidente Matteo Orfini, che ha definito i suoi esponenti delle "prime donne". Risponde Cuperlo, controribatte Orfini. Intanto Pier Luigi Bersani lancia un avvertimento: "La nostra gente non vuole scissioni, ma Renzi non faccia finta di nulla". Questo mentre Raffaele Fitto, sul versante di Forza Italia, si rivolge a Silvio Berlusconi con toni non esattamente da figliol prodigo: "Non esco dal partito, ma chiedo rispetto, le battaglie si fanno dall’interno". E propone "primarie per tutti", anche per l’ex premier. Il quadro all’interno dei due partiti è tutto men che statico.