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 2014  novembre 26 Mercoledì calendario

UN GIURAMENTO DI ETICA BANCARIA

La coscienza dei dipendenti di banca è sotto la lente di ingrandimento di quanti si preoccupano della perdita di prestigio del settore. L’università di Zurigo ne ha fatto uno studio comportamentale con risvolti sociologici, il governo olandese imporrà dall’anno prossimo un giuramento ai bancari sul modello di quello di Ippocrate per i medici, e in Inghilterra è sceso in campo addirittura l’arcivescovo di Canterbury, che ha lanciato un corso di etica rivolto ai bancari, «scomodo, esigente, rigoroso e stancante».
Dopo gli scandali a ripetizione che in questi anni hanno scosso il mondo della finanza, dal Libor alla manipolazione dei mercati valutari, le banche hanno dovuto sborsare indennizzi per miliardi di euro.
Nel 2014 il solo ministero della giustizia Usa ha raccolto multe per la cifra record di 20 miliardi di euro, la cui parte più cospicua è costituita dagli esborsi multimiliardari della Jp Morgan Chase e di Citigroup. Sul fronte europeo si segnalano, per dimensioni, le centinaia di milioni di euro in multe pagate da Ubs e dal gruppo Royal Bank of Scotland. Tutto questo e altro, però, agli occhi degli investitori non basta a ripristinare il prestigio del settore: la City di Londra per la prima volta non è più al primo posto nell’Indice dei centri finanziari globali, scivolata da maggio alle spalle di New York.
Per questo fioccano suggerimenti e ricerche sul modo di ricreare la fiducia nelle banche e nel mondo della finanza. Sono di questi giorni gli esiti della ricerca dell’università di Zurigo, che sostiene che la «cultura affaristica» nell’industria bancaria indebolisce la volontà stessa di essere onesti. Pubblicata dalla rivista Nature, la ricerca ha preso in esame il comportamento di oltre 200 dipendenti di banche e prestatori vari, sottoposti a una prova di onestà legata a un lancio di monetine non monitorato. I dipendenti introdotti alla prova, dopo avere risposto a domande sulla loro vita privata, si sono dimostrati più onesti di coloro che l’hanno sostenuta dopo avere risposto a domande sulla loro attività lavorativa.
Mentre in Svizzera studiano la psicologia dell’onestà, altrove stanno pensando all’opportunità di imporre un giuramento di tipo etico sulla falsariga di quello di Ippocrate pronunciato dai medici fin dal V secolo. Secondo un rapporto del giugno scorso, scritto da componenti del Gruppo di stakeholders in ambito bancario, interno alla European Banking Authority (Eba) di Basilea, un giuramento genererebbe fra i bancari degli standard di responsabilità più alti.
Nel tempio dell’alta finanza, Londra, non tutti sono convinti che un giuramento cambierebbe qualcosa, in quanto la maggior parte degli scandali non è dovuta al dolo dei dipendenti ma alla mancanza di regole. L’Olanda, al contrario, è già passata all’azione, inserendo un giuramento nei codici di comportamento per i 90 mila bancari del paese, i quali, a partire dall’anno prossimo, saranno tenuti a promettere solennemente (per chi vuole, «davanti a Dio») che attueranno i loro compiti con integrità.
In questa scia si è mosso in ottobre anche il Fondo monetario internazionale, che nella sua riunione annuale in gennaio aveva inserito un seminario sull’etica bancaria, dando la parola a Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, per annunciare il varo di un corso diretto ai giovani impiegati di banca.
Il corso riguarderà l’etica, la filosofia e l’incontro con i poveri, e «sarà scomodo, esigente, rigoroso e stancante», ha detto il reverendo Welby, parlando fianco a fianco con volti noti quali quello del capo del Fmi, Christine Lagarde, e del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney.
Alessandra Nucci, ItaliaOggi 26/11/2014