Roberto Giardina, ItaliaOggi 25/11/2014, 25 novembre 2014
GROSSA COALIZIONE PIÙ FRAGILE
da Berlino
S’incrina in Germania la Grosse Koalition (la grande coalizione fra popolari e socialisti) a causa dell’Ucraina. Da una parte, la Merkel furiosa con Putin che non l’ascolta, dall’altra il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier che insiste sul dialogo con Mosca a tutti i costi. E gran parte dell’opinione pubblica è dalla sua parte.
Sarà lui il prossimo cancelliere, nel 2017? L’ultimo numero dello Spiegel presenta in copertina Frau Angela e Putin muso contro muso, e il titolo «Kalte Krieger», guerrieri della guerra fredda, e un lungo sottotitolo: «Storia di una prova di forza, come Merkel e Putin hanno condotto l’Europa al limite dell’abisso».
All’interno, in una breve intervista, Steinmeier si sforza di negare che ci sia divergenza d’opinione tra lui e la cancelliera, ma è costretto a ripeterlo troppe volte, per non confermare invece i dubbi. La Merkel, di solito fredda e pragmatica, sembra aver ceduto al risentimento personale, da ex suddita del regime comunista nella scomparsa Ddr (la Germania orientale, comunista). Nessun leader occidentale ha parlato più a lungo e più spesso con Putin, e il presidente russo ha sempre ribadito di fidarsi solo di lei. Ma, al vertice di Brisbane, nei giorni scorsi, dopo un incontro notturno in una camera all’hotel Hilton a quattr’occhi, si sono lasciati freddamente. Frau Angela non ha accettato che l’interlocutore non cedesse ai suoi moniti, ma lei poneva condizioni inaccettabili per la controparte. Ora chiede che si aumenti la pressione sul Cremlino.
Steinmeier invece ammonisce: l’Ucraina non deve assolutamente entrare nella Nato, è inutile, ed è una provocazione immotivata contro la Russia. È la risposta alla richiesta avanzata nei giorni scorsi da Kiev. Il ministro degli esteri non lo dice apertamente, ma la conseguenza è implicita: l’Ucraina non deve entrare nemmeno nell’Unione europea. La Ue è anche un’alleanza difensiva, e corrisponde alla Nato, a parte la Turchia e il Canada, e la Francia. L’ingresso nella Ue dei paesi dell’Est è stato seguito o preceduto di pochi giorni da quello nella Nato. Steinmeier ha con sé i suoi compagni di partito più autorevoli, dal vicecancelliere e ministro all’economia, Sigmar Gabriel, a Mathias Platzek, ex premier del Brandeburgo, che a sua volta riconosce: «Bisogna accettare che l’annessione della Crimea è irreversibile».
Steinmaier è appena andato a Kiev, e ha proseguito per Mosca dove ha incontrato il collega Sergej Lavrov. Putin ha invitato a sorpresa l’«amico Frank», per un colloquio al Cremlino, che non era previsto: un onore raro, i russi stanno attenti all’etichetta, da sempre, e il presidente parla con i suoi pari non con i ministri. Steinmaier ripete: nessun paese occidentale è disposto a sacrificare un solo soldato per Kiev, allora di che stiamo a cianciare? Non possiamo interrompere il dialogo. Gli ucraini stanno cercando di provocare, costi quel che costi, la Russia, per giungere a un conflitto, e costringere la Nato all’intervento.
La crisi rischia di allargarsi: diversi paesi dell’Est, dall’Ungheria alla Serbia, delusi dall’Occidente, sono sempre più attratti da Mosca, mentre diventa sempre più saldo il legame tra Russia e Cina. Stanno facendo incetta di oro sui mercati mondiali per mettere in crisi il dollaro, e hanno appena annunciato manovre navali congiunte nel Mediterraneo.
La Germania è sempre più insofferente verso la linea presa da Obama nei confronti di Putin. Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato dallo «Spiegel», oltre un tedesco su quattro, il 27%, vorrebbe abolire le sanzioni contro la Russia, il 44 ritiene che vada bene come sono e non vanno inasprite, solo il 20% è per una linea ancora più dura.
Steinmeier, 59 anni a gennaio, si profila come il candidato alla sfida per la cancelleria nel 2017, con buone speranze di vittoria se Frau Merkel, come lascia capire, non vorrà presentarsi per la quarta volta. Dodici anni le sembrano abbastanza. Avvocato come Schröder, e come l’ex cancelliere nato nella contea di Lippe in Nord Renania Westfalia, Steinmeier ha una lunghissima esperienza internazionale alle spalle, con qualche inevitabile errore. Ma è stato lui a far togliere nel 2008 le sanzioni contro l’Uzbekistan, ed era sottosegretario con Schröder quando nel 2003 la Germania rispose con secco «nein», insieme con la Francia di Chirac, alla guerra di Bush contro Saddam.
Darebbe nuova energia alla Germania sul piano internazionale, ma sarebbe sbagliato farsi illusioni su un cambiamento di linea nella Ue: in economia la pensa quasi esattamente come la Merkel. La stabilità è indispensabile per la giustizia sociale.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 25/11/2014