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 2014  ottobre 20 Lunedì calendario

DALLA GRAPPA ALLA COCA, IL DOPING COMBATTE L’ORRORE DELLE ARMI

Kareem, guerrigliero dell’Isis, 19 anni: i curdi lo hanno catturato in Siria. Nella prigione di Jazir confessa la sua avventura alla Cnn. Prima di ogni battaglia il comandante distribuiva pillole che aiutavano a combattere: “ Vivrai o morirai senza preoccupazione...”. Polveri chissà di quale miscela. Racconta di aver visto tagliar la testa a non sa quanti prigionieri. “Sgozzate le donne che non portavano il velo...”. Voce senza emozione; gli allucinogeni spengono l’orrore della realtà.
Ogni guerra sgretola il carattere di chi combatte trasformando le abitudini noiose dei giorni qualsiasi nella contabilità degli eroismi che diventano onori e medaglie per chi si libera dalla pietà. Medaglia del soldato Kareem, mille dollari l’anno. La ferocia delle bandiere nere del Califfato non è una sorpresa. Massacrati trasformati in “misure tatticamente necessarie” da aiutare con eccitanti che sciolgono la ritrosia del rischiare la vita.
Una volta era la grappa a far saltare le trincee ai contadini analfabeti della Grande Guerra. Diario di Emilio Lussu, Un anno sull’altipiano. “Tutte le mitraglie stanno aspettando. Ci uccidiamo ogni giorno senza vergogna “. Ma il doping della guerra che non ammette analisi del sangue, comincia nel 1898 quando gli Stati Uniti sbarcano a Cuba e la Spagna perde l’ultima colonia. Nelle borracce di chi dimostra “coraggio inusitato” vino Mariani, Bordeaux mescolato a foglie di coca da un farmacista toscano vagabondo nelle Americhe. La sperimentano i militari Usa per consiglio sussurrato da un generale diventato presidente: Ulysses Grant. Si ammala senza speranza e chiede a un amico di aiutarlo a scrivere l’autobiografia. L’amico è Samuel Clemens, nom de plume Mark Twain il più amato degli scrittori di un secolo fa.
Scopre il vino Mariani quando fa il battelliere sul Mississippi. Il successo dei romanzi l’ avvicina al presidente al quale il gran bevitore consiglia i “prodigi” del vino Mariani. E il presidente non solo lascia il letto, ma informa i suoi generali delle “mirabolanti virtù” della strana medicina. E i generali la sperimentano sugli uomini di prima linea alla conquista dell’Avana.
Se negli anni di Hitler l’eroina sintetizzata dalla Bayer resta nelle tabacchiere dei kapò a guardia dei lager, anni dopo finisce in Vietnam negli zaini dei marines. Lo stress degli agguati vietcong affloscia le truppe e si chiudono gli occhi sulle polveri che rinvigoriscono “amor di patria e spirito di corpo”. Il 20% si affida alla China white, eroina purissima del Triangolo d’Oro: Birmania, Laos, Thailandia.
Aggressività e perdita d’ogni inibizione sono ingredienti ideali per uomini e donne macchine di guerra. Diventano rottami appena scoppia la pace. E Washington deve prendere in carico 350 mila reduci ai quali ogni anno s’aggiunge chi torna dall’Afghanistan dove “l’eroina si compra al bazar”, lettera di un militare all’ amico di San Francisco. Il nome viene da eroe; hashish da assassino. Nella Bekaa libanese i fiori di canapa disinibiscono i kamikaze. Non per caso autobombe e suicidi inaugurano il terribile new look degli attentati nella Beirut anni 70-80: braccio di ferro tra siriani, palestinesi, cristiano maroniti , israeliani. Anche i kamikaze giapponesi si intontivano prima dell’ ultima picchiata. Scioglievano in bocca i cristalli trasparenti dell’Ice, piccoli come chicchi di riso. Effetti devastanti: allucinazioni, aggressività e giù in picchiata. Top gun dei paesi in missioni di pace non rinunciano alle anfetamine per sopportare l’apprensione dei raid pericolosi. Cronaca che accompagnano gli ultimi anni come i traffici di coca delle guerriglie colombiane. Incrociano la polvere col mercato nero delle armi. E non resistono allo sbando nei giorni di tranquillità. Ho accompagnato Ingrid Betancourt nel viaggio in Italia dopo la liberazione. Raccontava: noi prigionieri mai coinvolti per paura della rabbia che avrebbe liberato la nostra aggressività. E poi l’angoscia dei bambini soldato allevati alle rappresaglie nell’Africa delle guerriglie. L’eccitazione della droga li aiuta a sparare sugli animali prima del battesimo del fuoco che distrugge i loro villaggi. Adolescenza difficile se ritrovano la libertà. Doloroso recupero dei sentimenti, parole di una volontaria lombarda in Sierra Leone: “Quando cominciano ad accarezzare cani e gatti è il momento del ritorno alla realtà. Esame di coscienza che spesso non sopportano e si tolgono la vita”.