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 2014  ottobre 22 Mercoledì calendario

PENSAVO FOSSE AMORE

Il fidanzato, che ha sempre negato di essere stato con lei sul lago, è ora accusato del suo omicidio. Lo avrebbero sbugiardato le diatomee, alghe di acqua dolce, trovate nel sangue e nel cervello della ragazza e rintracciate anche nei jeans che lui indossava quella sera e che, ritornato poi a casa, chiese alla madre di lavare urgentemente. Esiti del processo a parte, e con il massimo rispetto per il dolore di chi deve sopportare una perdita così straziante, forse è venuto il tempo in cui i padri la smettano di pensare di «affidare» le figlie ai fidanzati ma sappiano che esse sono affidate a loro stesse, alle loro capacità discernitive e alle loro scelte, e in cui le madri di figli maschi la smettano di far loro da serve perché non gli offrono un servizio d’amore ma un pessimo esempio. Ed è venuto anche il tempo di toglierci dalle scatole la parola «fidanzato» quando si raccontano le uccisioni infinite di giovani donne, visto che il termine prevede un legame d’amore laddove di amore non c’è ombra. O forse no. Mettiamola a caratteri cubitali, anzi, perché è proprio la parola, a questo punto, a fare da spia luminosa in casi del genere. Un po’ come il «maggiordomo» nei gialli di una volta.