Franco Bechis, Libero 22/10/2014, 22 ottobre 2014
«NON È ROMA LA CAPITALE DEI FURTI IN STAZIONE»
[Intervista a Claudio Caroselli] –
L’occasione è venuta dall’articolo di ieri sugli immigrati di Roma e su quel che avviene alla stazione Termini. I numeri citati nell’articolo non tornavano a Claudio Caroselli, direttore della Polizia ferroviaria: «Ma chi le ha detto che ci sono stati 4mila furti?». Nessuno. Infatti ho scritto «4mila denunce in un anno a Roma Termini», e il dato veniva proprio dalla Polizia ferroviaria. A dire il vero non mi ha nemmeno stupito troppo. Lunedì sono entrato negli uffici della Polfer di Roma e davanti a me c’erano sette persone che attendevano il loro turno per presentare denuncia. Se bussassero a quella porta sette all’ora, 4mila all’anno sarebbe una cifra piccola. «Denunce è un’altra cosa - precisa Caroselli, - dentro c’è un po’ di tutto, anche lo smarrimento di oggetti o documenti. A livello di furti solo su Roma Termini viaggiamo in questo 2014 su una media di poco superiore a uno al giorno. Sono stati 280 da gennaio a settembre. E non è il posto dove ne abbiamo registrati di più».
E quale è la stazione che batte Roma Termini?
«Senza dubbio Milano centrale. Lì abbiano avuto più del doppio dei furti registrati a Roma: viaggiamo sui 650 da gennaio a settembre. Cento a Bologna, e 40 a Torino e Firenze...».
E a Napoli?
«A Napoli sono numeri sinceramente irrilevanti».
E chi sono gli arrestati? Stranieri?
«La maggior parte sono rom, poi ci sono altri stranieri, e anche gli italiani fanno la loro parte».
Mi hanno detto che molti rom che stavano a Termini ora fanno i pendolari con Milano centrale.
«In effetti da Roma sono andati prima a Firenze. Adesso si muovono fra Bologna e Milano. E Bologna per noi è un problema, perché è una stazione di transito, più difficile da presidiare».
Perché si spostano?
«In genere perché chiediamo al questore dopo un certo numero di crimini di firmare il foglio di via obbligatorio, perché sono delinquenti abituali o perché sfruttano i minori. Spesso a loro non fa né caldo né freddo neppure quello. Altre volte se ne vanno».
Sono aumentati i rischi con i nuovi flussi migratori?
«La maggior parte di loro è solo in transito. L’unico problema è Milano centrale, che è diventata il punto di ritrovo e sosta di tutti i siriani e gli eritrei. Qualche giorno, poi di solito partono verso altri Paesi europei».
Non vi risolverebbe un po’ di problemi mettere dei tornelli di accesso ai binari?
«È la strada che stiamo seguendo. Abbiamo un partenariato con le Ferrovie dello Stato (comprese Grandi Stazioni, Cento stazioni, Rfi), con Ntv e con le ferrovie locali. Ma c’è il problema delle Belle arti...».
Cioè?
«Roma, Firenze e tante altre stazioni hanno vincoli delle sovrintendenze. Poi mancano i soldi. Il tornello è una soluzione molto dispendiosa: immagini che solo Ferrovie ha 18 tipi di biglietto diversi. Dovrebbe poterli leggere tutti, ed è difficile. Ma stiamo studiando soluzioni alternative, per il momento con barriere di vario tipo (anche transenne) per differenziare viaggiatori da frequentatori delle stazioni. È la principale collaborazione che abbiamo con le società ferroviarie. Ma ce ne sono anche altre...».
Quali?
«Campagne informative per dire ai viaggiatori di stare attenti. Diciamo al cittadino “aiutati che Dio ti aiuta”. Grazie ai nostri partner abbiamo individuato anche le tratte che hanno bisogno di una scorta a bordo».
Quali sono?
«Ci siamo concentrati sulle tratte dei pendolari. Non avrebbe senso per altro mandare agenti su un treno Roma-Milano no stop: se non si fermano, non ha senso la nostra presenza. Lei citava la tratta Roma-Nettuno: quella è una linea che stiamo tenendo molto sotto controllo perché lungo la tratta non ci sono uffici Polfer».
È il treno che prendono i rom dai campi nomadi fuori dalla Capitale.
«Appunto. E noi lo presidiamo durante i viaggi dei pendolari di prima mattina o dopo le 18. Ma anche durante il giorno, perché certi individui non è che si alzano presto la mattina. Non so se mi ha capito...».
Franco Bechis, Libero 22/10/2014