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 2014  ottobre 22 Mercoledì calendario

LA CINA PUNTA SU MEDIOBANCA

La banca centrale cinese, la People’s Bank of China, detiene il 2,001% di Mediobanca. È quanto emerso ieri dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti. Il superamento della soglia del 2% è avvenuto lo scorso 14 ottobre, giorno dell’incontro tra il primo ministro cinese, Li Keqiang, e il presidente del consiglio, Matteo Renzi. L’incontro tenutosi a Roma, alla vigilia del vertice Asem di Milano, aveva fruttato all’Italia 13 accordi con la Cina per 8 miliardi di euro, che vanno ad aggiungersi agli investimenti già effettuati dalla banca centrale (sempre con quote di poco superiori al 2%) in alcune blue chip di Piazza Affari come Eni, Enel, Telecom Italia, Prysmian, Fca e Generali. In Mediobanca, a parte l’accordo di sindacato dove spiccano Unicredit con l’8,697% e Vincent Bolloré con il 7,5%, tra i soci fuori patto figurano le fondazioni, in primis Carisbo al 2,556%, e Groupama, che nella fotografia Consob detiene ancora una quota del 4,9%. La notizia dello sbarco dei cinesi in Mediobanca è stata accolta positivamente dal mercato. In una giornata complessivamente positiva per i titoli del comparto bancario, le azioni dell’istituto guidato da Alberto Nagel hanno guadagnato il 4,33% chiudendo la seduta a 6,63 euro. A dare sostegno al titolo della banca d’affari hanno contribuito anche i report positivi pubblicati a conclusione del roadshow di Nagel nelle principali piazze finanziarie, dove sono emersi segnali di apprezzamento degli investitori per la nuova governance. In particolare gli analisti di Citi, che confermano il giudizio buy con prezzo obiettivo a 8 euro, sottolineano che il rafforzamento del capitale resta uno dei focus della banca, che punta a mantenere un Core Tier 1 di circa l’11% (era all’11,1% a fine giugno, secondo la metodologia di Basilea 3 phased-in). «Crediamo che il recente sell-off sul titolo non sia stato causato da fattori specifici ma dai timori sulla crescita economica globale e dai risultati sull’Aqr e sugli stress test che a breve saranno comunicati al mercato», hanno spiegano gli esperti che restano quindi positivi su Mediobanca giudicandola un’interessante storia di lungo termine che presenta un potenziale di ristrutturazione. Il prossimo 28 ottobre Mediobanca, oltre a chiamare a raccolta i soci per l’assemblea che dovrà approvare il bilancio al 30 giugno e a rinnovare cda e collegio sindacale, pubblicherà i conti del primo trimestre dell’esercizio 2014/15. Gli analisti di Kepler Cheuvreux si attendono un utile netto di 127 milioni di euro, in calo del 25,7% anno su anno e in rialzo dell’82,9% trimestre su trimestre, con limitate voci una tantum: solo 5 milioni di proventi straordinari invece degli 80 milioni del primo trimestre 2014. «Tutto sommato ci aspettiamo un trend operativo positivo nel primo trimestre, ad eccezione del net interest income, visto in flessione dello 0,9% su base annua e del 3,5% su base trimestrale e destinato a rimanere debole visto il lieve recupero dei prestiti trimestre su trimestre (ancora in calo su base annua, ndr) e il rimborso di circa 30 milioni di euro delle obbligazioni subordinate da 1,2 miliardi di euro di FonSai/UnipolSai». L’utile pre-accantonamenti dovrebbe aumentare dell’11% su base annua a 282 milioni, dopo un incremento dell’11,6% su base annua dei ricavi a 471 milioni di euro (commissioni +56% su base annua, ma net interest income -0,9%) e un aumento del 12,1%, sempre su base annua, dei costi. Anche il risultato operativo netto è atteso in crescita quasi del 29% su base annua a 159 milioni di euro, dopo accantonamenti in calo del 5,3% su base annua a 123 milioni. In attesa dei conti, Kepler Cheuvreux ha ribadito il rating hold e il target price a 7,50 euro sul titolo Mediobanca.
Andrea Di Biase, MilanoFinanza 22/10/2014