Fulmini 22/10/2014, 22 ottobre 2014
ECCESSO
«Preferisco un presuntuoso di grande personalità perché sbaglia per eccesso. Quando si sbaglia per pigrizia, si sbaglia per difetto» (l’allenatore dell’Empoli Maurizio Sarri).
IL MIGLIORE «Io non sono mai stato un calciatore forte. Ma ce l’ho sempre messa tutta: il mio compito era correre e faticare , poi altra gente era deputata a vincere le gare con una giocata. È il concetto di squadra: non devi sentirti sminuito se il tuo compito è più faticoso e meno appariscente, semplicemente devi cercare di essere il migliore a farlo» (l’ex difensore Gabriel Heinze).
UCCELLI «Devo lavorare sulla flessibilità, non per il tennis, perché io danzo. Può essere utile, come colpire due uccelli con un sasso solo» (Serena Williams).
SCATTI «Voi dovete capire che Fabio sta male, malissimo dopo i suoi... scatti. Davvero. E vi sfugge una cosa. Che la sua è stata una stagione da dio, e i risultati sono lì a dirlo» (Flavia Pennetta parlando del compagno Fognini).
BREVE «Non sciupare questo momento della tua vita. La carriera di un calciatore è breve. I treni giusti passano. Una, due, tre volte. Non mille. Poi ti ritrovi all’improvviso vecchio e dimenticato» (i consiglio di Tapattoni a Balotelli).
PASSATO «È cambiato il fatto che sono in pace con me stesso. Il passato è alle spalle, tutto dimenticato» (Mike Tyson).
RICORDI «A Roma ho giocato solo mezzo anno, già non correvo più. La testa andava ancora veloce, ma Fabio (Capello, ndr) chiedeva tanta gamba e le mie non giravano. Però ho un bellissimo ricordo della gente, della città, di come abbiamo vissuto io e la mia famiglia» (Pep Guardiola).
BASTARDO «Quel “bastardo” è anche più giovane di me, ma è forte, anche se non so quanto siano diverse le fatiche del tennis e della moto. Sfidarlo? Ci sto: io secondo nel Mondiale MotoGP, lui primo nell’Atp di fine anno. Vediamo chi vince e ci giochiamo qualcosa» (Valentino Rossi e la scommessa con Roger Federer).
ADDIO «Oggi mi capita più spesso di pensare al giorno dell’addio. Ci sono momenti in cui rivedo quel giro di campo infinito allo Juventus Stadium. Quell’applauso spontaneo, profondo, quelle lacrime mi rendono felice e orgoglioso. Non sono ancora riuscito a descrivere a parole quello che ho provato» (Alessandro Del Piero).