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 2014  ottobre 19 Domenica calendario

BOLDRINI: SUI GAY IL SINDACO HA FATTO BENE, LA REALTÀ CAMBIA

[Intervista] –
«Ha fatto bene, è stata brava». Poco prima di sedersi a parlare, Laura Boldrini, presidente della Camera, elogia Francesca Pascale, che s’è spesa molto per una conversione di Silvio Berlusconi alla battaglia per i diritti dei gay. Boldrini è a Torino per inaugurare il processo di revisione della Carta Sociale Europea, il trattato del Consiglio d’Europa che tutela i diritti economici e sociali. È il suo mondo, la sua vita, anche prima della politica. Diritti che oggi da una parte vanno rinnovati (per esempio pensando alla sfera digitale), dall’altra paiono messi assai in discussione.
È il caso della polemica sui diritti dei gay. Il sindaco Marino ha aperto un registro con 16 coppie che hanno celebrato un’unione omosessuale all’estero, e è bastato questo per far ribellare Alfano, che lo attacca. Lei come valuta questa vicenda?
«Marino ha preso atto di un cambiamento profondo della società. I sindaci sono i più esposti, con la società, e lui non fa altro che registrare che questo cambiamento c’è già nei fatti. Spesso la politica è in grande ritardo. Ci sono ancora veti, ideologie, che non hanno più ragione di esistere. Sta accadendo con le unioni gay ciò che accadeva con la fecondazione eterologa: che si deve andare all’estero per veder riconosciuto un diritto. Io spero che il Parlamento reagisca su questo punto, e in tempo utile. Registro un certo ritardo».
Al di là del ruolo istituzionale, lei resta una donna di sinistra: non teme - pensando all’ultima apertura di Berlusconi alle adozioni gay - che il centrodestra si dimostri più aperto del centrosinistra?
«Berlusconi ha fatto bene a prendere atto della necessità di dare un segnale chiaro su questa materia. Vediamo cosa faranno gli altri adesso».
Mentre parliamo le suona il telefono: Giorgio Napolitano la avvisa della nomina dei due giudici della Consulta. La presidente si apparta, poi le chiediamo: e ora il Parlamento finalmente si sbloccherà?
«Adesso tocca al Parlamento fare il suo dovere. C’è chi mi rimprovera di non aver convocato la seduta a oltranza per eleggere i due giudici costituzionali. Ma cosa avrei ottenuto, se non c’era un’intesa solida tra i gruppi? Solo protagonismo; e avrei, questa volta davvero, bloccato inutilmente tutti gli altri lavori».
In questi giorni l’Italia è alla guida di questa iniziativa per la carta dei diritti in Internet, che ha avuto accoglienza non negativa anche dai blogger - sull’anonimato, sulla net neutrality. Ma non c’è il rischio di regolamentare troppo?
«Noi non vogliamo assolutamente normare. Vogliamo creare un framework di principi e diritti all’interno dei quali muoversi. Internet deve restare un grande spazio di libertà, ma il rischio principale è che il più forte, il più potente, sia lui a dettare la linea, e a ottenerne i vantaggi economici. Perciò abbiamo creato questa commissione, dieci deputati, uno per gruppo, e 13 esperti guidati da Stefano Rodotà. Abbiamo prodotto i 14 punti che sono sul sito della Camera, e li proponiamo ai 27 paesi, ma sono punti aperti a un’ampia consultazione pubblica».
Contro le manifestazioni di violenza sul web cosa proponete?
«Internet non può essere lasciato ai più violenti. Questo incrinerebbe la partecipazione di soggetti più deboli: minoranze, disabili, le stesse donne. Ma questa convinzione non deve ledere il diritto all’anonimato, o la privacy. Abbiamo assistito alla vicenda Snowden, al caso dei dati personali usati dalla Nsa... Ecco, io vorrei che l’Italia guidasse la sfida per stabilire i nuovi diritti della sfera digitale. Senza però divieti. Consapevoli che il mondo è sempre più connesso. Anche nella realtà fisica».
Ecco, pensiamo alle connessioni là fuori: ora che cessa l’operazione Mare Nostrum non c’è il rischio che la situazione dei migranti peggiori?
«Innanzitutto va fissato che i migranti in gran parte sono rifugiati: da Eritrea, Siria, Iraq, Palestina.. I flussi degli anni 90 sono diventati principalmente richiesta di protezione da guerra, violenza, persecuzione politica. Con Mare Nostrum ci sono stati tremila morti, senza, sarebbe stata un’ecatombe. Il mio invito è che ora Frontex metta in campo sufficienti risorse e abbia il mandato di esercitare anche il salvataggio in mare. Sapendo che, finché non si risolveranno i conflitti, i civili continueranno ad arrivare, quindi è lì che va risolto alla radice il problema».
Arriva la foto di Salvini alla manifestazione anti-clandestini di Milano, vestito da tranviere. Che effetto le fa, presidente Boldrini?
«Si hanno facili consensi, così; la paura genera il consenso. Ma si altera il senso della realtà. Se pensate che il Libano, un paese di 4 milioni di abitanti, accoglie un milione e 200 mila rifugiati, in Italia ne arrivano 130 mila, e solo pochi restano qui, vi rendete conto che non è vero affatto che c’è un’invasione, anche perché oltre l’85% dei rifugiati resta nel sud povero del mondo. Naturalmente tutti i paesi europei devono fare la loro parte, nel salvare vite umane nel Mediterraneo, che è frontiera comune europea».
E su diritti come il lavoro, o le troppe fiducie e decreti del governo Renzi, che indeboliscono i diritti del Parlamento, non vede dei seri rischi?
«Io ho scritto personalmente a Renzi chiedendo di riportare equilibrio tra governo e Parlamento. Avverto questa necessità. Mi arrivano molte lamentele, dalle opposizioni ma anche da presidenti di commissione, si lavora male a stare sempre sui tempi dei decreti. Anche per questo stiamo riformando il regolamento, per riportare al centro le commissioni, fermo restando che l’aula deve anche decidere».
Jacopo Iacoboni, La Stampa 19/10/2014